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L’Italia corre verso la mobilità elettrica. Ma attenti al fisco

Se cambia il mondo, deve per forza cambiare anche l’auto. Ed è proprio così, anche in Italia. La mobilità è la grande sfida del futuro: meno auto tradizionali, più veicoli elettrici o a idrogeno uguale un secco taglio alle emissioni. Se n’è parlato oggi alla 74 esima Conferenza sul traffico e la circolazione, Obiettivo 2030 – Quali energie muoveranno l’automobile? Una sfida ambientale, economica e sociale, organizzata e promossa dall’Aci e alla quale hanno preso parte, il presidente Aci, Angelo Sticchi Damiani, il numero uno di Enea, Federico Testa, il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, la titolare dei Trasporti, Paola De Micheli e il premier Giuseppe Conte.

OBIETTIVI (QUASI) CENTRATI

I numeri, prima di tutto. Il parco auto italiano, tra i maggiori in Europa, sta davvero cambiando? In parte sì. Grazie agli sforzi congiunti tra industria dell’auto e dell’energia, e ai significativi risultati già conseguiti dai veicoli benzina e diesel in fatto di riduzione delle emissioni inquinanti l’Italia riuscirà infatti a sfiorare l’obiettivo 2030, vale a dire a ridurre a 49 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti le emissioni di gas serra. Il settore automobilistico infatti, si legge in uno studio realizzato da Fondazione Caracciolo – Centro Studi dell’Automobile Club d’Italia, Enea e Cnr, sforerà l’obiettivo solo dell’11%. Per ridurre i 5 milioni di tonnellate di CO2 eq in eccesso, occorrerà, invece, adottare politiche che incentivino la sostituzione dei mezzi di trasporto più vecchi e più inquinanti, sia pubblici che privati, e promuovano il trasporto pubblico e la mobilità condivisa e ciclopedonale.

IL PROBLEMA FISCO

Attenzione però, non è tutto oro quel che luccica. C’è un problema fiscale che incombe sulla rivoluzione della mobilità elettrica. Lo studio di Aci, Cnr e Enea lo dice chiaro e tondo, quando afferma di “invitare a considerare il fatto che con la diffusione dell’auto elettrica e con i minori consumi legati al progresso dei motori, si ridurranno le entrate fiscali derivanti dalle accise sui carburanti che nel 2018 hanno generato – per le sole autovetture – entrate pari a 18,474 miliardi”. Lo studio sottolinea “il rilevante contributo che anche i veicoli ibridi, a metano e Gpl potranno offrire al raggiungimento dei target ambientali”.

IL PUNTO DI VISTA DELL’ACI

Il senso della conferenza Aci è arrivato dallo stesso presidente Sticchi Damiani. “L’approfondito studio della Fondazione Caracciolo ci consegna un chiaro e reale scenario sul futuro della nostra mobilità. Grazie alla costante evoluzione delle tecnologie, alla naturale crescita dell’elettrificazione dei veicoli e alle spontanee scelte del mercato, progressivamente e senza forzature, è possibile raggiungere una nuova mobilità sostenibile, che salvaguardi il diritto universale alla mobilità, specie nelle aree metropolitane, e garantisca un significativo miglioramento della qualità dell’aria e la tenuta del forte settore automotive italiano”.

Secondo Sticchi la “transizione eco-razionale della mobilità consentirà di raggiungere il contenimento delle emissioni di C02 su livelli prossimi agli obiettivi fissati dall’Europa al 2030. Un’ulteriore auspicabile accelerazione di questo percorso potrà arrivare dal sostegno a rottamare le vecchie auto da Euro 0 a 3, le più inquinanti, con auto più sicure e avanzate, quali, ovviamente, le ultimissime Euro 6d e come anche le recenti e più accessibili Euro 4 e Euro 5”.

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