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Proporzionale sia. Il governo fissa i paletti della legge elettorale

Il governo accelera sulla legge elettorale. C’è già una data, anzi due. Tra il 16 e il 20 dicembre la Commissione Affari Costituzionali della Camera dovrebbe “incardinare” la riforma. L’annuncio arriva al termine del vertice di maggioranza presieduto dal ministro per i rapporti con il Parlamento in quota M5S Federico d’Incà. Come anticipato, il modello individuato è quello di una legge proporzionale con correttivi. “In coerenza con il programma di governo che si è posto l’obiettivo di incrementare le garanzie di rappresentanza democratiche, assicurando il pluralismo politico e territoriale – ha commentato a margine il ministro – si è convenuto che non siano praticabili soluzioni fondate su collegi uninominali maggioritari né modelli proporzionali senza correttivi”.

Il no deciso all’uninominale e al proporzionale puro delinea un perimetro ma non dà ulteriori chiarimenti sul formato scelto per la riforma elettorale. Fonti del Pd riferiscono che “la riunione di maggioranza è stata ampiamente positiva sia per i tempi di lavoro che rispettano gli impegni di maggioranza sia per i contenuti”. Fissati i paletti, come con la riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari, ora inizia il dialogo sulle diverse soluzioni in campo. Dal Nazareno fanno sapere di ritenere preferibile “ragionare su un sistema con premio di maggioranza alle coalizioni analogo a quello in vigore nei comuni medio grandi o su un sistema con significative soglie di sbarramento”.

Sul rifiuto del proporzionale puro il consenso è quasi unanime. Permane invece qualche dubbio sul no al maggioritario nel Pd, soprattutto fra i big vecchia guardia come Romano Prodi e Walter Veltroni. A favore del maggioritario resta formalmente anche Italia Viva di Matteo Renzi, ma l’ex premier non fa mistero di gradire anche un proporzionale di lista con soglia di sbarramento al 5%, il cosiddetto sistema “alla tedesca”.

Per il momento il governo naviga a vista. A smuovere le acque ci ha pensato il numero due della Lega Giancarlo Giorgetti, proponendo un tavolo delle riforme congiunto fra maggioranza e opposizione per fissare “quattro-cinque” punti in comune. Una proposta inizialmente gelata Matteo Salvini, impegnato nella battaglia per il referendum sulla legge maggioritaria. Solo a distanza di due giorni dal centrodestra si è aperto uno spiraglio. “Se le cose si fanno bene, io mi siedo al tavolo con tutti” ha concesso il leghista. Gli ha fatto eco Giorgia Meloni, che cala il sipario su qualsiasi ipotesi di proporzionale, meglio andare “a votare con questa legge nel minor tempo possibile”



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