Arabia Saudita, Usa e Israele. Sono i tre obiettivi messi nel mirino dai Fratelli Musulmani e dal Corpo di guardia rivoluzionario islamico dell’Iran che, secondo una serie di documenti riservati fatti circolare in queste ore, avevano creato un sodalizio anti-occidentale. Si sono riuniti in Turchia nel 2014 per discutere su come lavorare assieme e contro chi combattere.
GLI OBIETTIVI
Primo obiettivo l’Arabia Saudita, ma “a seguire” Israele e Stati Uniti. Non va dimenticato che al-Baghdadi, bin Laden e al-Zawahiri hanno iniziato la loro storia personale (e professionale) proprio con i Fratelli Musulmani.
Questa la traccia seguita da alcuni paper riservati di circa 700 pagine finiti all’attenzione dei media internazionali, e che hanno ricostruito minuziosamente spostamenti, strategie e interlocuzioni dei due player. Come quelle risalenti al 2014, quando i vertici dell’Irgc iraniano (lo scorso aprile definito ufficialmente dagli Usa organizzazione terroristica) erano così ansiosi di tessere quella tela da inviare il generale Qassem Soleimani in persona. Il comandante della Forza dell’Irgc doveva recarsi in Turchia dove i suoi alleati all’interno del partito al potere dell’Akp si mescolavano con le buone prassi di accoglienza riservate ad Hamas. Tra l’altro la Turchia di Erdogan era stata un sostenitore chiave di Mohammed Morsi e della Fratellanza in Egitto, mentre l’Arabia Saudita aveva sostenuto l’ascesa del generale Al-Sisi.
I GUARDIANI DELLA RIVOLUZIONE
Irgc sta per il Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran che rappresenta la più importante forza militare del Paese, con unità che controllano missili balistici, mezzi navali e forze di terra. Gestisce anche la sicurezza interna, ha milizie locali e quadri che lavorano all’estero per consigliare gli alleati iraniani. In sostanza rappresenta la spina dorsale dello stato e del suo regime, dotato di diverse centinaia di migliaia di uomini tra personale e milizia locale.
Da quando le tensioni tra Usa e Iran hanno iniziato a intensificarsi è stata avviata anche una escalation verbale: come quella che ha portato lo scorso 13 maggio il comandante dell’Irgc ad affermare che le forze navali statunitensi potrebbero presentare una “opportunità” di attacco, e l’Irgc ha lasciato intendere che si stava preparando appunto per una “guerra su vasta scala” con gli Stati Uniti. Parole che mirano a dimostrare come l’Iran stia cercando di convincere la pubblica opinione a prepararsi ad affrontare qualsiasi minaccia americana.
LO SCHEMA
Una serie di considerazioni stanno prendendo piede in questi mesi, in cui si discute delle sorti dell’Isis e delle differenze dello Stato Islamico rispetto ad altre realtà. Merita di essere ripreso un documento dei Fratelli Musulmani risalente al 1991, scritto in arabo, e presentato come prova del finanziamento del terrore in Terra Santa così come poi si è oggettivato: scopo della Fratellanza in America, si legge, è di condurre una jihad di impatto dolce e sovversiva, tramite un “processo di civilizzazione-jihadista” da portare avanti con tutti i mezzi. Gli Ikhwan (ovvero i membri dei Fratelli Musulmani) devono capire che il loro lavoro in America è una specie di grande jihad nell’eliminare e distruggere la civiltà occidentale dall’interno e “sabotare” la sua misera casa con le mani dei credenti.
Parole che si sposano con i fatti che si sono in seguito verificati e con la consapevolezza che mentre da un lato l’Isis perde appoggi e mezzi, dall’altro la Fratellanza può contare anche su suolo americano su una serie di influenze e di rapporti. Fili che, se uniti alla luce dei documenti fatti circolare, rendono plastica la minaccia a lungo termine per la sicurezza degli Stati Uniti, maggiore sia dell’Isis sia di al-Qaeda.
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