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Vi spiego perché i cattolici votano Salvini (animo moderato). Parla Alberto Michelini

Una Lega saldamente posizionata in Europa non è fantascienza. E un dialogo fra Matteo Salvini, la Chiesa e i cattolici si può e si deve trovare. Alberto Michelini ne è convinto: “Ormai la sinistra sa solo demonizzare”. Parlamentare di lunghissimo corso sui banchi di Montecitorio con Antonio Segni e Silvio Berlusconi, storico corrispondente del Tg1, amico personale e biografo di papa Giovanni Paolo II, Michelini ha dedicato una vita intera all’impegno politico. Oggi si guarda alle spalle, con un po’ di nostalgia. Quel che manca ora e c’era allora è l’autenticità, confessa a Formiche.net. Non è autentica, dice lui, l’ostilità della sinistra italiana nei confronti di Salvini. Che avrà anche commesso i suoi errori, ma dietro l’immagine dell’uomo forte al comando nasconde “un animo moderato”.

Alberto Michelini, lei è sempre stato considerato un convinto centrista. Esiste ancora un centro nella politica italiana?

Il centrismo oggi non esiste. Esistono partiti di centrodestra, qualcuno viene spregiativamente definito “sovranista” da chi non coglie la novità e l’importanza del voto degli italiani. Se votano partiti come Lega e Fratelli d’Italia evidentemente si fidano dei loro leader.

C’è anche chi guarda con nostalgia all’esperienza della Dc. È possibile far rinascere lo scudo crociato?

No, e questo è un bene. C’è chi pensa di recuperare quell’esperienza, sia da destra che da sinistra, senza capire che è una scommessa persa in partenza. Non andranno oltre l’1-2%.

Perché non può funzionare?

I tempi sono cambiati. Oggi la politica ha perso la presa sulle persone, e la fede si è affievolita. Non ha senso parlare di partiti cattolici. Di cattolici in politica invece sì.

Come si distingue un cattolico in politica?

Anzitutto deve tener fede ad alcuni principi irrinunciabili. La famiglia, il diritto alla vita, la dignità della persona umana.

Il diritto all’accoglienza rientra fra questi?

Certo, l’accoglienza è un valore profondamente cristiano. Però, come tutti i grandi fenomeni umani, deve essere regolamentata. Non lo dico io, lo dice papa Francesco, il cardinal Robert Sarah e tanti vescovi.

Come?

Distinguendo fra rifugiati che scappano da guerre e migranti economici, che scappano da carestie, fame, povertà. È giusto che i giovani africani che si illudono di trovare un Paradiso in terra in Europa abbiano la possibilità di costruirlo nei loro Paesi. Ci vorrà tempo.

Una parte della Chiesa ritiene la Lega incompatibile con il voto cattolico proprio per le sue prese di posizione sull’immigrazione.

È sempre sbagliato apporre etichette. Sono stato a lungo in politica e posso testimoniare che, mentre Forza Italia dava libertà di coscienza, la Lega votava compatta a difesa di alcune battaglie fondanti per un cattolico. È stato l’unico partito ad averlo fatto in questi anni. Non mi sorprende dunque che i cattolici guardino alla Lega con interesse.

Anche il centrosinistra italiano, che in parte proviene dall’esperienza Dc, continua a guardare all’elettorato cattolico.

Può essere, ma sulle questioni fondamentali si tira indietro.

Ad esempio?

La famiglia, su cui si giocherà il futuro del Paese. Un tempo i comunisti erano ancora più prudenti dei socialisti su questi temi. Ricordo che lo stesso Giovanni Berlinguer, fratello di Enrico, al Consiglio comunale di Roma invitava i compagni del Pci a non usare la famiglia in campagna elettorale. Questa sinistra ha perso la sua identità e non se ne rende conto, è alla continua ricerca di nuove tendenze.

Come le Sardine?

Quello è un caso esemplare. La sinistra manda in piazza i ragazzi perché non ha il coraggio di metterci la faccia. Non ce l’ha mai avuto. Quando i giochi si facevano duri i comunisti mettevano in campo personalità al di fuori del partito. Oggi scatenano le Sardine per delegittimare Salvini solo perché temono di perdere voti. Non è la prima volta.

Pensa ai girotondi?

Prima ancora lo hanno fatto contro Antonio Segni. Quando lui andava d’accordo con Achille Occhetto gli stendevano tappeti rossi e fioccavano copertine dell’Espresso. Poi ha capito che il Pci non poteva essere un compagno di viaggio, e ne ha preso le distanze. Da quel momento non c’è stata tappa elettorale di Segni dove il Pci non gli abbia fatto trovare una contro-manifestazione di piazza. È una strategia insita nella natura del comunismo.

Michelini, torniamo alla Lega. Ha fatto molto rumore un’intervista del cardinal Camillo Ruini che invita al dialogo con Salvini.

Conosco bene Ruini, è una persona saggia, aperta al dialogo. Anche in questo caso, lo scandalo è immotivato. Un terreno comune, specie sui diritti della persona, si può e si deve trovare.

A cosa si riferisce?

Penso ai diritti chiesti dalla comunità gay. Una parte della sinistra, Eugenio Scalfari per primo, strumentalizzò le parole di papa Francesco, che in aereo ammise di non essere nessuno per giudicare. Dimenticandosi che la frase continuava così: se una persona è gay e “cerca il Signore e ha buona volontà”. Hanno ridotto il cuore del messaggio evangelico del Papa, che guarda ai poveri e agli emarginati, a una frase slogan.

Quindi la Lega può dialogare con la Chiesa. E con l’Europa? Si immagina una Lega nel Partito popolare europeo (Ppe)?

Sarebbe auspicabile che la Lega prendesse una direzione più moderata e dialogante in Europa. Questo non vuol dire rinunciare a dire la verità. Moderato significa riconoscere i propri errori e condividere le buone idee degli altri, a prescindere dal colore politico. Mi sembra che Salvini abbia questo atteggiamento.

E l’Europa cosa può fare per dialogare con la Lega?

Recuperare e difendere le proprie radici. Smentire l’immagine di un’Europa economicista, tutta orientata alla finanza e lavorare, per citare il mio amico Giovanni Paolo II, a un’Europa più giusta, che guardi ai valori che l’hanno fatta grande. Senza non ha futuro.

Insomma, una Lega “europea” può esistere.

Certo. Se la Lega capisce che i pilastri del progetto europeo sono questi valori sarà difficile fermarla. La gente ha bisogno di una risposta al relativismo morale e alla crisi esistenziale della nostra società. Tacciare come “retrograda” o “fascista” chi si batte in loro difesa è inutile. Il popolo ha l’orecchio fino, e sa riconoscere l’autenticità.

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