Skip to main content

Così il fisco manda in fumo gli investimenti delle big tobacco. L’allarme di Jti

Tasse, tasse e ancora tasse. E il mercato illegale ringrazia. Puntuale, come ogni anno, con l’avvicinarsi della manovra il governo si mette a caccia di risorse. E le sigarette sono i primi obiettivi. Le aziende del settore però non ci stanno e ieri sera sono tornate a ribadire che sì, le tasse vanno pagate ma no, non si può ogni anno aumentare la posta. Il rischio è di ingrassare ulteriormente il mercato illegale delle sigarette. Senza considerare le ripercussioni sugli investimenti: difficile per un’azienda pianificare il budget senza sapere quante tasse si pagheranno l’anno venturo.

Di questo e molto altro si è parlato ieri sera al Momec, in occasione di una tavola rotonda organizzata da una delle aziende leader del settore, Japan Tobacco International (Jti), dal titolo, “Il fenomeno del commercio illecito nel settore dei tabacchi”. Tra i partecipanti Gian Luigi Cervesato, presidente e ceo di Jti Italia, Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici presso la Cattolica di Milano e Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia membro della commissione Finanze, coordinati dalla giornalista del CorSeraAntonella Baccaro.

TRA CONTRABBANDO & BRAND

I numeri di Jti, prima di tutto. I quali, oltre alla tassazione, tengono conto anche di un altro fattore: i progressivi limiti al packaging, che sempre di più rendono poco visibile il brand delle bionde che si decide di fumare. Fatta questa premessa, la contraffazione in Italia è in crescita, con il mercato illegale salito a una quota del 6,2% nel terzo trimestre, dal 4,9% del secondo trimestre. Una ricerca di Swg, elaborata per Jti, mostra che nel mondo del tabacco l’affezione al brand è superiore agli altri settori, con il 73% del campione che si indica molto o abbastanza orientato dalla marca nei suoi acquisti. Per il 30% degli intervistati inoltre, il brand fa distinguere il prodotto, per il 35% garantisce lavorazione controllata e per il 29% aiuta a capire la qualità di un prodotto. Non attribuisce valore alla marca, invece solo il 15% del campione.

FISCO SÌ, MA SENZA SCHERZI

E veniamo alla questione fiscale, sollevata dal numero uno di Jti Italia, che in Italia è presente con marchi quali Camel e Winston, Cervesato. “Aumenti improvvisi e aggressivi della tassazione sulle sigarette creano aumenti dei prezzi che automaticamente vanno a ridurre il mercato legale e a favorire il mercato illecito”. Jti “ha sempre avuto ottimi rapporti con le autorità, con il governo e per questo vogliamo collaborare con la politica e rivedere nel suo insieme il contesto normativo sul tabacco con una programmazione, invece di lavorare sempre sull’urgenza”.

Secondo Cervesato “occorre un bilanciamento, fino ad oggi non siamo riusciti a capire perché questo bilanciamento non c’è stato, anche perché in questo momento il dialogo è complicato: l’apertura c’è, ma manca la visione di lungo termine. Il punto è questo: non si tratta solo di creare gettito per lo stato ma anche di avere un environment che favorisca gli investimenti, appunto una visione di lungo termine”.

TASSARE MA TASSARE BENE

Per superare il problema di una tassazione sempre a carico dei soliti noti, Cottarelli ha fornito una proposta. “Io non trovo sbagliato tassare qualcosa che produce emissioni, il problema è tassare bene. Credo che le tasse debbano essere commisurate alle emissioni, per esempio si tassa più il diesel della benzina, questo è un controsenso. Non è questione di tassare o non tassare le sigarette ma di tassarle bene”. Di qui la conclusione, amara, di Cottarelli: “Siamo un Paese complicato, con una tassazione complicata e questo fa scappare le imprese”.

 



×

Iscriviti alla newsletter