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Perché il no della Consulta non fermerà Salvini. Parla Becchi

La Consulta ha fermato la Lega, per il momento, con la bocciatura del referendum sulla legge elettorale, ma non potrà fermarla per sempre. Ne è convinto il prof. Paolo Becchi, che nella decisione della Corte Costituzionale – che ha dichiarato inammissibile il quesito referendario sull’abolizione della quota proporzionale del Rosatellum (sul tema qui il commento di Alfonso Celotto e qui l’intervista a Giovanni Guzzetta, avvocato delle regioni proponenti) – ci sia un risvolto politico di non poca importanza. Mentre a Roma governano due forze politiche che sono la minoranza nel Paese, ha spiegato il professore a Formiche.net, nelle regioni il partito di Matteo Salvini ribalterà il risultato, portando all’inevitabile conclusione della conquista dell’Italia “Paese per Paese”. “La Lega punterà a far giocare l’Italia delle regioni contro l’Italia dei ladroni”.

Professore, cosa pensa del pronunciamento della Corte Costituzionale sul referendum?

Cito lo slogan di quella pubblicità che diceva “Una telefonata ti allunga la vita”. Bene, qui la Consulta ha allungato la vita al governo, di quanto è tutto da vedere. Anche se oggi tutti tendono a credere che la legislatura possa andare avanti senza problemi, io i problemi li vedo. Perché un conto è andare a votare con l’attuale numero di parlamentari, un conto è andare a votare con i parlamentari dimezzati.

Nel senso che il voto prima della scadenza naturale della legislatura non è scongiurato?

L’idea che non ci siano elezioni e che si andrà a votare tra due anni con un Parlamento dimezzato mi sembra improbabile, perché in due anni né Renzi né le nuove formazioni politiche embrionali che stanno nascendo potranno crescere chissà quanto mentre la Lega decresce. L’ipotesi di elezioni, quindi, può essere sospesa nell’immediato ma non necessariamente definitivamente tramontata. Certo, hanno un margine di tempo per poter costruire un sistema proporzionale che dovrebbe – il tentativo è questo – essere in grado di contrastare l’affermazione della Lega.

Cosa c’è dietro questa iniziativa, a suo giudizio?

Teniamo presente che la Lega ha utilizzato le regioni per tentare di far passare questo referendum. Questo è importante perché dà uno spunto su quale sarà la sua strategia nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, su cosa punterà.

Su cosa?

Mi pare evidente. La Lega punterà a far giocare l’Italia delle regioni contro l’Italia dei ladroni (ride, ndr). Mi spiego: parlo dei ladroni di democrazia, perché da un punto di vista formale è vero che possono andare avanti come vogliono e la maggioranza numerica c’è, ma la democrazia, mi chiedo, è fatta soltanto di numeri? È solo una questione matematica?

E lei cosa risponde?

Rispondo che sta governando il Pd, un partito che aveva perso le elezioni e che addirittura si è spezzato in due con la nuova forza politica di Matteo Renzi, al governo anche quella. Dall’altra parte il governo viene retto da un partito, il Movimento 5 Stelle, che è in fase di liquefazione non soltanto di consensi popolari, ma anche in Parlamento. C’è una fuga generale, espulsioni – ce ne saranno almeno altre dieci –  in più soggetti che abbandonano ogni giorno che passa. Possono sicuramente continuare sui numeri, ma da un punto di vista politico come si fa a non vedere che c’è una lacerazione completa rispetto al risultato delle elezioni del 2018.

Cosa farà ora la Lega?

Non potrà che prendere atto di questa situazione, non ha certo la forza numerica di far cadere il governo. La strategia, allora, sarà far giocare contro questi ladri di democrazia le regioni. Come? Portandosele a casa tutte.

Emilia-Romagna e Calabria?

Ovvio. Ma si è mai visto il capo di un partito che vive ormai tra Emilia-Romagna e Calabria? Che batte il territorio Paese per Paese, bar per bar? Sì, ogni tanto si è preso qualche porta in faccia, ma va bene anche quello. Dove si trova una cosa del genere in Italia? Quando tu hai creato un rapporto del genere con i cittadini è chiaro che ti votano a prescindere dalla Borgonzoni o da Bonaccini, perché la presenza nel territorio è incredibile.

Secondo lei la Lega può conquistare l’Emilia-Romagna?

Credo che ce la possa fare, ce la farà sicuramente in Calabria, anche se vincerà una candidata di Forza Italia. Nel complesso sta portando a casa risultati che rappresentano una chiara sconfitta per chi governa. M5S in Emilia-Romagna sarà deludente, in Calabria non entreranno neanche nell’assemblea regionale. Rendiamoci conto che il primo partito italiano al governo sarà escluso dalle regioni.

Quanto potrebbe incidere sulla coesione del centrodestra una legge elettorale proporzionale come quella in discussione?

Mi sembra evidente che un proporzionale da Prima Repubblica senza i partiti della Prima Repubblica sarà un casino, per non dire di peggio. Il proporzionale sarà sicuramente il sistema più democratico per la rappresentanza, ma devi avere dei partiti solidi e radicati nella società, con valori che restano costanti nel tempo. La Prima Repubblica era così e il proporzionale era un sistema elettorale del tutto adeguato per una situazione in cui esistevano due grossi partiti centrali e poi piccoli partiti nelle coalizioni. Non c’è più questa realtà, come si può pensare di ricostruire un sistema proporzionale mettendo anche una soglia di sbarramento alta – che poi probabilmente elimineranno – senza creare caos. E tutto questo non sarà un problema solo per la Lega.

In che senso?

Quello che la Consulta non ha capito è che non ha fatto un torto alla Lega, ha fatto un torto al Paese. Hanno cassato un referendum presentato sì dalle Regioni e da Calderoli, ma nell’interesse del Paese, perché è dal ’90 che l’Italia va verso il maggioritario, è dal ’90 che si tenta di mediare tra proporzionale e maggioritario e adesso poiché devono rimanere attaccati alle poltrone arriva il proporzionale puro? Quando non ci sono più le condizioni della Prima Repubblica che ho elencato prima e che l’hanno fatta grande.

Come vede il ribaltamento delle posizioni tra centrodestra e centrosinistra su proporzionale e maggioritario? La vocazione maggioritaria era appannaggio della sinistra e viceversa, eppure…

È sorprendente che la sinistra che ha sposato il maggioritario per tanto tempo adesso si faccia alfiere del proporzionale. La Lega sicuramente ha cambiato posizione, ma credo sia perché ha capito nella situazione attuale dei partiti italiani il proporzionale che stanno costruendo può soltanto provocare l’ingovernabilità e hanno cercato quindi di spostare l’attenzione sul maggioritario. Il Mattarellum, ad esempio, permetteva di sapere il giorno dopo le elezioni chi fosse il vincitore, mentre con la legge proporzionale che ormai si andrà configurando questo non sarà possibile. Chiunque vincerà sarà costretto a mediare, e così sarà per Salvini e ne saranno contenti. Ma vorrei ribadire una cosa.

Prego.

Se Salvini dovesse vincere in Emilia-Romagna, in Calabria e in tutte le altre regioni in cui si andrà a votare nei prossimi mesi avranno dei voti regionali costantemente in contrasto con chi governa a Roma. È questo che vogliono? Sarà l’Italia delle regioni contro l’Italia dei ladroni, e a quel punto non sarà più possibile guardare da un’altra parte.

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