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Perché appoggio Bonaccini in Emilia-Romagna. Parla Carlo Calenda

Carlo Calenda parla con il piglio sicuro di chi ha dalla sua “la libertà di poter appoggiare un candidato esclusivamente alla luce del lavoro fatto e del buon governo dimostrato. Parlano i numeri”. L’europarlamentare, ex ministro dello Sviluppo economico e promotore del movimento Azione, in Emilia-Romagna, ha deciso di appoggiare Stefano Bonaccini.

Calenda, in Emilia appoggiate il candidato del Pd. Eppure non siete certo fra le voci più lusinghiere quando si parla del governo. Come spiega il suo posizionamento?

Si tratta di una scelta ponderata sulla base dei fatti. Non è un posizionamento ideologico ma per dare continuità ad un buon governo portato avanti da un bravo governatore come Stefano Bonaccini. Sono i fatti a parlare. Credo che l’aver portato l’Emilia-Romagna ad essere una delle regioni più virtuose a livello nazionale e non solo, sia segno di capacità amministrativa. Non c’è ideologia dunque. Non si può certo dire che noi di Azione appoggiamo acriticamente il Pd, visto e considerato che, ad esempio in Puglia, non sosteniamo i dem. Poi, a mio giudizio, la scelta di candidare Borgonzoni da parte della Lega, si sta dimostrando sempre di più una mancanza di rispetto nei confronti degli elettori.

In che senso?

Le Lega è un grande partito che annovera tra i suoi, molti amministratori e politici di una certa caratura che hanno dimostrato di essere capaci. Borgonzoni invece si dimostra essere totalmente inadeguata: guidare una regione come l’Emilia-Romagna è una cosa seria. Qualora dovesse vincere lei, sarebbe la vittoria dell’arroganza e dell’incompetenza. I cittadini emiliano-romagnoli si meritano di essere rispettati non presi in giro. Diciamo che, anche rispetto alla campagna elettorale che i due candidati stanno portando avanti si nota una differenza abissale.

In cosa in particolare ha notato una diversità così evidente?

Borgonzoni non sta facendo una campagna elettorale sui fatti, bensì su foto e slogan. Esattamente come Salvini. Bonaccini invece parla di numeri, di dati, di risultati raggiunti. Parla alle persone, si muove nei territori con la consapevolezza di aver raggiunto degli ottimi risultati.

Rimangono però, dei nodi da risolvere anche in Emilia-Romagna.

Certo. A partire dalla tanto decantata sanità. Certo, il livello delle strutture emiliano-romagnole è molto alto. Eppure ci sono ancora liste d’attesa interminabili che generano non pochi disagi agli utenti. Così come ho riscontrato diverse mancanze dal punto di vista della scuola: occorre una valorizzazione maggiore degli istituti professionali, oltre che quelli tecnici. Specie in una regione come questa, a forte vocazione imprenditoriale, c’è l’assoluta necessità di creare una classe di lavoratori in grado di far fronte alle tante esigenze che si riscontrano a vari livelli. Quindi, una visione sempre più sinergica e di dialogo fra imprese e istituti scolastici.

Uno dei temi su cui si giocano le elezioni è sicuramente quello della sicurezza e della percezione della sicurezza nei centri urbani. Che idee avete da questo punto di vista?

E’ possibile pensare all’istituzione di un assessorato regionale alla sicurezza che, oggettivamente, allo stato attuale manca. Però, sono convinto che la percezione della sicurezza non dipenda esclusivamente dalla presenza sui territori di forze dell’ordine ed Esercito. A mio avviso è utile immaginare strategie di rilancio e valorizzazione dei contesti urbani nell’ottica del decoro a partire dall’illuminazione pubblica.

A livello di governo “centrale”, quanto peseranno queste elezioni sulla stabilità del Conte bis?

Nulla. Secondo me l’esito delle consultazioni emiliano-romagnole non avrà nessun riscontro sugli assetti romani. Forse, le ripercussioni si potranno avere sulla segreteria del Partito Democratico e sul partito in sé. Ma questo, credo, poco importa agli elettori.



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