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Il pasticcio brutto (e incostituzionale) della prescrizione. Parla Sabino Cassese

Uno strappo alla Costituzione e soprattutto al buonsenso. Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, non usa mezzi termini sulla riforma della prescrizione di Alfonso Bonafede. Anche su un tema fondante come la Giustizia la maggioranza è divisa in due, ma c’è poco da sorprendersi, “ormai le opposizioni stanno nei governi”.

Professore, qual è il suo giudizio definitivo sulla riforma Bonafede?

Voltaire la chiamava “esclavage de l’esprit”. Rimanere intellettualmente prigionieri di un’idea (sbagliata). Il M5S ha costruito la sua fortuna sulla valorizzazione del volto feroce dello Stato, che attira italiani che hanno visto troppi film con Robin Hood, il giustiziere.

E oggi?

Oggi i leader del M5S non sanno liberarsene, come si sono (parzialmente) liberati della retorica della democrazia diretta.

Cosa non funziona della nuova prescrizione?

La prescrizione senza termine viola principi costituzionali (la durata ragionevole dei processi, il fine riabilitativo della pena) e di buon senso (come può un giudice disporre di tutte le prove dopo venti anni o più? Una persona non è diversa dieci anni dopo?). Aggiungo una cosa.

Prego.

I dati disponibili sulle accuse cadute in giudizio rendono la lunga durata della “processabilità” un’ingiustizia palese.

I proponenti sostengono che il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio aumenta la certezza della pena.

Bisogna mettersi d’accordo sul fine della pena. È un fine retributivo, come dicono i penalisti, con parola che nasconde non pochi equivoci? Siamo sicuri che la incerta giustizia umana debba rispettare l’immagine della bilancia, nel senso che debba servire a ribilanciare l’equilibrio turbato?

Il Pd ha presentato una proposta per sospendere la prescrizione per un massimo di trenta mesi  dopo la sentenza di primo grado e di un anno dopo la sentenza di appello. Può funzionare?

Mi pare il meno peggio, potrebbe essere un compromesso. Non risolve i problemi di giustizia ed efficienza.

Con i giusti correttivi si può evitare un processo infinito?

Non vedo quali correttivi. Se una persona è giustiziabile senza un termine e se la giustizia arriva sempre tardi, si è nelle mani di un potere arbitrario, giudice dei tempi. I proponenti non sanno quale pessimo servigio stanno facendo alla giustizia italiana, trasformando i giudici in moderni dittatori, unici poteri in grado di tenere sotto scacco persone, senza rimedi efficienti (cioè che giungano in termini ragionevoli).

In molti accusano una mala-gestio della prescrizione. L’istituto deve essere riformato?

Basta leggere le statistiche per rendersi conto della situazione. Una persona con grande esperienza, come Greco, ha proposto una radicale depenalizzazione. Un’altra, come Sgubbi, ha dimostrato quanto grave sia l’introduzione del “diritto penale totale”.

Quali sono le riforme più urgenti per la giustizia italiana?

Sono decenni che se ne parla. Basta fare l’elenco. I tempi: un processo, tutti e tre i gradi, in un solo anno. L’estensione del penale: sanzionare in via amministrativa tutto ciò che non ha vera rilevanza criminale. L’accusa: sia affidata a persone che abbiano equilibrio e procedano con cautela, senza maxi-retate, pubblicità, gestione delle ricadute mediatiche, comunichino riservatamente (come vuole la Costituzione) le accuse agli interessati.

Poi?

Da ultimo, ma non con minore importanza, una riforma della giustizia che riguarda i giornali e i media: non fare da megafono, selezionare attentamente le notizie, attendere il giudizio e non accontentarsi dell’accusa.

Professore, non è singolare che due forze che governano insieme abbiano idee così antitetiche sulla Giustizia?

Perché me lo chiede? Ormai le opposizioni stanno nei governi…

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