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La lunga strada della verità su Bettino Craxi

“Mancano ormai poche ore all’inizio della tre giorni di iniziative tunisine organizzate dalla Fondazione Bettino Craxi per commemorare il leader socialista a vent’anni dalla sua scomparsa e, oltre a alle centinaia di presenze previste dall’Italia, non mancherà la consueta e affezionata partecipazione del popolo tunisino e delle sue rappresentanze”. È quanto ha reso noto la Fondazione Craxi in un comunicato.

IL GOVERNO TUNISINO PRESENTE AD HAMMAMET

“Oltre alla presenza del Sindaco di Hammamet, Moez Mrad, che riceverà venerdì pomeriggio alle ore 18.30 una delegazione della Fondazione – prosegue la nota – parteciperanno alla tre giorni di eventi e iniziative numerosi rappresentati politici, parlamentari e di governo della giovane Repubblica tunisina. Tra questi, Sami Ben Abdelaali, componente della commissione Affari esteri del Parlamento, il ministro della Cultura Mohamed Zinelabidine, che rappresenterà ufficialmente il governo tunisino, che si recherà ad Hammamet sabato mattina alla Galleria ”In Art” per partecipare all’inaugurazione della mostra fotografica ”Craxi, Ambasciatore del Mondo” e il ministro del Turismo Renè Trabelsi, la cui presenza è prevista per la commemorazione che si terrà domenica mattina, 19 gennaio, presso il cimitero cristiano di Hammamet, lì dove l’ex premier italiano riposa. ”È per noi un grande onore la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni e del mondo tunisino – ha dichiarato il direttore generale della Fondazione Craxi, Nicola Carnovale -. Una presenza che rinnova, anche in questa speciale ricorrenza, lo speciale legame tra Bettino Craxi e la Tunisia e che testimonia il grande impegno profuso in questi anni dal nostro Istituto, con l’approfondimento, la ricerca e il dibattito storico-culturale, in favore di un grande Paese che con forza e sapienza rappresenta un faro di speranza nei complessi scenari Mediterranei. Un grazie per il suo impegno, il suo lavoro e la sua vicinanza va all’Ambasciatore tunisino in Italia, Moez Sinaoui”.

CLAUDIO MARTELLI LO RICORDA NEL SUO LIBRO “L’ANTIPATICO. BETTINO CRAXI E LA GRANDE COALIZIONE”

L’attualità del socialismo di Bettino Craxi si può ritrovare nella vicenda libica perché “con lui non sarebbe mai successo che perdessimo totalmente il controllo rispetto a un paese confinante, da cui dipendiamo per tante ragioni”. Ne è convinto Claudio Martelli, storico esponente del Psi, a margine della presentazione a Milano, presso la Feltrinelli, del suo libro, “L’antipatico. Bettino Craxi e la grande coalizione”. Tra il pubblico: Luciano Fontana, Massimo Fini, Carlo Tognoli, Gianluigi da Rold, Elisabetta Sgarbi, Pier Gaetano Marchetti. Di Craxi, Martelli ha detto che era “un rifugiato politico, non un latitante. Latitante è chi si nasconde, lui andava a trovarlo mezzo mondo. Quindi certamente non era nascosto. Era rifugiato da un governo amico”. La scelta del titolo, “antipatico”, è stata fatta per sfatare un mito. “L’ho scelto perché mi sono dovuto confrontare tutta la vita con questa leggenda. Ho pensato di sfatarla”. Craxi, in realtà, “aveva dei toni molto rudi, certe volte spigolosi, a volte respingenti. Però è tipico delle persone che hanno un carattere molto forte”. “Quando si vede annaspare l’Italia sulla Libia a me vengono i brividi. Craxi per proteggere l’autonomia Libia si mise contro Ronald Reagan per non fargli bombardare la regione, per ben due volte”, ha argomentato ancora Martelli. “Eravamo alleati, ma non servi”. E in un suo discorso sulla politica estera, “aveva bandito gli atteggiamenti servili nei confronti degli alleati”, perché per lui l’Italia era “una potenza del Mediterraneo”.  Quella de “L’Antipatico”, “non vuole essere una biografia, ne hanno scritte tante. Io ho scelto alcuni temi. Non mi soffermo sui topos tradizionali della polemica e della difesa. Mi sono concentrato sull’aspetto biografico dell’inizio della sua storia e della sua carriera politica”.  Quello del libro, “non è il Craxi giusto, quello che piace a tutti. È quello che io ho visto e sperimentato”. La polemica di Martelli è su un’epoca dove “i direttori dei giornali volevano linciare i politici” e negli ultimi 20 anni anche per questo, dice, “di revisioni e autocritiche ne abbiamo lette parecchie, come quelle di Francesco Saverio Borrelli”.

“L’ULTIMO CRAXI. DIARI DA HAMMAMET”, DI ANDREA SPIRI, IN LIBRERIA DA OGGI

“Francesco Cossiga vola in Tunisia per incontrare ‘un vecchio amico ammalato’, un ‘grande uomo di Stato’: ‘Mi apparve assai ferito nello spirito e nel cuore’, avrebbe confidato il presidente emerito della Repubblica, meravigliandosi comunque del fatto che una persona ‘irruente’ come Craxi fosse del tutto priva di risentimenti, ‘assolutamente serena’”. È quanto si legge in un passaggio,  de “L’ultimo Craxi. Diari da Hammamet”, di Andrea Spiri, in libreria da oggi, edito da Baldini e Castoldi. L’ex capo dello Stato, ricorda Spiri, “arriva ad Hammamet il 18 dicembre del ’99, a una settimana esatta dal Natale, nel momento in cui sul quadro politico italiano sta soffiando un forte vento di crisi: proprio in quelle ore, difatti, Massimo D’Alema rassegna le dimissioni nelle mani di Carlo Azeglio Ciampi, il quale gli affida a stretto giro il mandato per formare un nuovo esecutivo. Il gesto di Cossiga assume agli occhi di gran parte dei media la valenza della provocazione”. Spiri ricorda come Cossiga e Craxi non si vedano da cinque anni e mezzo, ma il loro rapporto “è sempre rimasto solido”, in tutto questo tempo le telefonate o le lettere hanno rinsaldato il già forte legame umano e affettivo. “I due conversano a cena, e ovviamente la Politica siede a tavola con loro”. Bettino “ascolta le analisi del suo interlocutore, il quale ha garantito in Parlamento i voti necessari per l’ascesa al governo del postcomunista D’Alema, su questo lo stuzzica con delle battute, l’altro replica divertito”. E naturalmente viene aperto “lo scrigno dei ricordi, tornando con la memoria al tempo in cui il Psi raccoglieva e amplificava le “picconate” che venivano dal Quirinale, nel convincimento che l’insolito protagonismo del capo dello Stato si rivelasse armonico al progetto di riforma della Costituzione in senso presidenziale perseguito dallo stesso Craxi. Poi, però, l’epilogo traumatico, violento, doloroso, che inghiotte speranze e illusioni”. “Ma quante occasioni mancate. Si è fatto tardi! Bettino adesso ha necessità di riposare. Cossiga si dirige verso la macchina, tiene fra le mani un vaso della serie ‘L’Italia che piange’, è già in cortile quando sente il padrone di casa che lo chiama da lontano: ‘Francesco!’. Si ferma, torna indietro, lo guarda negli occhi: ‘Tu sai, vero, che questa è l’ultima volta che ci vediamo!’, sussurra Craxi con voce stanca. I due si stringono in un nuovo lungo abbraccio, e restano senza parlare”.

LA VERITÀ CHE SI STA FACENDO STRADA

“Mi fa piacere che dopo vent’anni di lavoro difficile, e a lungo in solitudine, la verità su Bettino Craxi si stia facendo strada e che molti abbiano trovato il coraggio di rendere testimonianza ad una storia a lungo dimenticata”. Lo ha dichiarato questa mattina all’Adnkronos la figlia del leader socialista Stefania Craxi: “La rivalutazione della figura di mio padre – ha continuato – è naturalmente una cosa buona, ma deve essere a tutto tondo, non pelosa o strumentale. Per intenderci, è un esercizio ipocrita riconoscere Bettino Craxi come statista e contemporaneamente, però, difendere l’inchiesta Mani pulite, che fu, questo vorrei sentir dire, una persecuzione giudiziaria”.

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