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Libia, la tregua di Berlino non ferma gli scontri

In Libia le milizie del signore della guerra dell’Est, Khalifa Haftar, hanno attaccato la zona di Abu Qurain, a sud di Misurata. È una delle varie azioni che in questi giorni è andata oltre la richiesta di cessate il fuoco della Conferenza di Berlino. A denunciare l’attacco è il governo di accordo nazionale, Gna, guidato da Fayez al Serraj che passa dall’agenzia turca Anadolou. Uno spin non casuale: i turchi sono attualmente gli unici sostenitore fattuali del Gna, a cui forniscono copertura anche militare.

Secondo fonti arrivate ai media libici, i gruppi armati haftariani si stanno comunque ritirando sul fronte occidentale di Sirte dopo il tentativo fallito di impadronirsi della città di Abu Qurain. Tuttavia, pesanti scontri nella regione proseguono. Oggi il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che il capo miliziano Haftar ha “continuato a violare il regime del cessate il fuoco stabilito in Libia”: “Haftar ignora gli sforzi di pace compiuti a Mosca e Berlino”, ha detto ai giornalisti prima di volare in Algeria per una visita di Stato.

Il 19 gennaio, i partecipanti alla conferenza di Berlino sulla Libia hanno invitato le Nazioni Unite a facilitare i colloqui sul cessate il fuoco e hanno esortato il Consiglio di sicurezza a imporre sanzioni a coloro che avrebbero violato l’accordo di tregua. Le Nazioni Unite hanno anche chiesto l’istituzione di un comitato militare 5 + 5, di cui ieri sono stati decisi i nome, che avrà il compito di monitorare l’attuazione del cessate il fuoco, ed entrambe le parti del conflitto hanno concordato con esso.

Per ora la tregua regge, ma episodi di violazione, anche violenti, sono costanti. E colpiscono anche i civili, dato che si combatte in aree urbane. Tre persone sono rimaste ferite in mattina dopo che alcuni razzi sono caduti su un caffè nella zona di Al Kasi, ad Abu Salim a Tripoli.

 

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