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Dopo Assisi, è l’ora dei fatti. Parola di Mauro Magatti

In una città simbolo, la presentazione del Manifesto di Assisi alla presenza non solo di Giuseppe Conte, ma di David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, e di parti nevralgiche della società italiana ha un significato importante: un primo passo per quel “cambio di paradigma sugli equilibri ambientali, politici ed economici di cui c’è quanto mai bisogno”. Lo crede Mauro Magatti, tra i firmatari del Manifesto secondo cui la tappa odierna è non il primo e neanche l’ultimo passo di un percorso ancora lungo.

“La presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte è importante per tutta l’Italia, non solo per una parte politica, ed è significativo che accanto a lui fosse presente il presidente del Parlamento europeo e che tra i firmatari spicchi Paolo Gentiloni, commissario europeo agli Affari economici”. Cosa significa, quindi, una presenza così importante delle attuali maggioranze europee? Significa, spiega Magatti, professore ordinario all’Università Cattolica di Milano, sociologo ed economista, che è giunto il momento di passare all’azione di governo: “Ci si aspetta che si prendano decisioni in sede di governo per fare in modo che questo cambio di paradigma passi dalle pagine di un manifesto a quelle dell’Italia e non solo”. “Le questioni di tipo economico – prosegue il sociologo – si avvitano con quelle sociali e politiche come abbiamo potuto vedere in questi ultimi anni, ed è essenziale che si muovano assieme nella stessa direzione”.

Una direzione che va oltre i populismi e i sovranismi, contro l’incertezza che la crisi economica non solo italiana ha diffuso tra gli strati sociali meno abbienti. “Sono anni che sostengo che il ceto politico non ha capito le conseguenze della crisi del 2008 (anno in cui la bancarotta di Lehman Brothers portò il sistema finanziario mondiale sull’orlo del precipizio, ndr) e che è necessario modificare l’approccio allo sviluppo e alla crescita. Speriamo che dopo questa prima marcia di Assisi si riesca a mettere la seconda, a passare cioè dalle parole ai fatti”.

Non è semplice, aggiunge Magatti. “Quando si cambia approccio e si modifica quello che ho definito ‘paradigma’ ci si fanno dei nemici, e questo è inevitabile. È però un passo essenziale da compiere tenendo conto dell’obiettivo che si ha di fronte”. Senza però lasciare nessuno indietro. “Come si può intuire dall’evento che si terrà a marzo, ‘Economy of Francesco’, le questioni ambientali e quelle umane sono profondamente intrecciate. L’importante – sottolinea – è che questo passaggio da un paradigma ad un altro più sostenibile non ricada sulle spalle dei più poveri, che non sia, insomma un parlarsi addosso della popolazione benestante che lascia indietro i più deboli”.

Essere più popolari, dunque, “parlando il linguaggio della verità”, conclude Magatti. “Per modificare il nostro modello economico ci vuole fatica. Modificare la politica industriale, la politica fiscale e da non dimenticare il grande tema dell’educazione”. Sì, perché se si vuole cambiare davvero è necessario “mettere al centro l’uomo e la sua educazione, la formazione continua, e gli investimenti nell’istruzione sono una parte fondamentale”.



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