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Parte Eastmed. Cosa c’è dietro la più grande partita geopolitica del Mediterraneo

Oggi ad Atene i leader di Israele, Grecia e Cipro firmano l’accordo intergovernativo sul gasdotto che influenzerà la geopolitica del gas nel Mediterraneo orientale. La consapevolezza di cui ormai tutte le parti in causa hanno preso coscienza, è che l’Eastmed di fatto trasformerà rapporti, influenze e direttrici di marcia di due quadranti strategici come quello euromediterraneo e quello mediorientale. Un quadro che non è scevro dalle reazioni di chi resta fuori dalla partita e dalle contromosse di chi vigila sul Mare nostrum.

QUI ATENE

Nella capitale ellenica il premier greco Kyriakos Mitsotakis, il presidente della Repubblica di Cipro Nikos Anastasiadis e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sotto gli auspici dell’Italia, sigilleranno la nuova infrastruttura in una cerimonia ufficiale su cui saranno puntati gli occhi di tutto il mondo.

A sottolineare l’importanza geopolitica del momento, è giunta ad Atene una lettera da parte del ministro italiano dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, al Ministro dell’Ambiente e dell’Energia greco Kostis Hadjidakis in cui esprime “i più calorosi auguri per il successo dell’iniziativa, che l’Italia continua a sostenere nel quadro dei progetti europei di interesse comune (PCI)”. Il gasdotto EastMed è l’opzione che porta i maggiori vantaggi economici e politici al trasporto di gas dal Mediterraneo orientale all’Europa. Un passaggio contenuto negli studi preliminari sul progetto realizzati per conto della società PASIDON, che gestisce il progetto, con una partecipazione alla pari al 50% della greca DEPA e della italiana Edison.

IL PROGETTO

Il gasdotto sarà il più lungo di sempre, da 1300 chilometri e verrà suddiviso in undici sottosezioni. Punto di partenza un’unità galleggiante di stoccaggio e scarico a una profondità di circa 1.800 metri nella zona industriale di Vasilikos a Cipro. Lì verrà avviata la prima operazione di compressione e stoccaggio. Secondo step sarà il gasdotto sottomarino da Cipro alla parte orientale dell’isola di Creta orientale da 734 km e poggiato alle massime profondità marine (2.960 metri). Terza tranches, il gasdotto sottomarino da Creta al Peloponneso meridionale da 422 chilometri per poi sbucare sulla terra ferma nella prefettura di Achaia, attraversando il Peloponneso da sud-est a nord-ovest. La parte greca terminerà nel golfo di Patrasso, con una conduttura interna di circa 245 km da Akarnania al compressore e alla stazione di dosaggio in Thesprotia, prima dell’approdo in Italia. Il tutto verrà accompagato da centri di sorveglianza, sistemi di telecomunicazione e controllo remoto, oltre dal monitoraggio costante realizzato congiuntamente anche dalle forze armate dei tre paesi.

QUI ANKARA

A questo punto, in preda al panico, Erdogan “preme il pulsante” delle operazioni Libia visto che Ankara è tagliata fuori dal nuovo vettore e registra la richiesta da parte di tutti i paesi arabi di interrompere il suo intervento alle porte di Tripoli. La firma dell’accordo tra Libia e Turchia relativamente alla zona economica esclusiva potrebbe compromettere i progetti energetici già in atto e probabilmente ritardarne la loro attuazione.È questo un motivo di grande tensione tra il gruppo che si è coagulato sul dossier energetico e il player turco che, proprio negli stessi giorni delle firme sull’Eastmed, vota per l’intervento in Libia.

QUI WASHINGTON

Proprio per questa ragione Washington ha intensificato la propria presenza nell’Egeo al fine di cementare le relazioni in loco. Gennaio sarà un mese di incontri di primo livello sull’asse Usa-Cipro-Grecia. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo visiterà Cipro nella prima settimana di gennaio: in agenda le relazioni bilaterali, il partenariato per la cooperazione nel Mediterraneo orientale, la questione della possibile riunificazione di Cipro, il dossier energetico con i riverberi delle fime sull’Eastmed e il ruolo di Ankara.

Il 7 gennaio invece il premier greco Mitsotakis verrà ricevuto alla Casa Bianca, un’occasione utile non solo per certificare una volta di più il nuovo rapporto nato tra i due Paesi dopo il memorandum sull’uso di quattro basi elleniche, ma per fare il punto su due iniziative comuni: il possibile acquisto greco di alcuni F-35 americani, ovvero parte di quelli non più venduti alla Turchia, e il pacchetto di privatizzazioni che interessa il porto greco di Alexandrupolis con gli Usa già operativi.

twitter@FDepalo


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