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Coronavirus. Non mettiamo in quarantena la Cina. Il commento di Clini

Nel 2003, durante la presidenza italiana dell’Unione Europea e nel pieno della Sars, ho accompagnato il vice ministro Adolfo Urso a Pechino per portare la solidarietà dell’Italia e dell’Europa alla Cina.

Altero Matteoli, allora ministro dell’Ambiente, aveva chiesto il mio impegno per confermare la realizzazione dei progetti del programma di cooperazione ambientale avviato dal 2000.

I viaggi aerei erano molto diradati se non sospesi, gli alberghi erano vuoti e in gran parte chiusi, le grandi vie di Pechino erano senza auto ma affollate da operai che piantavano alberi.

I giovani esperti del ministero dell’Ambiente italiano rimasero in Cina a lavorare e consolidare la nostra cooperazione bilaterale, così come proseguì il lavoro prezioso di Giuseppe Proietti e del ministero dei Beni Culturali.

Insomma, pur con tutte le precauzioni necessarie, l’Italia non mise la Cina in quarantena né tanto meno fu sollecitata una “sinofobia” dalla politica e dal governo di centrodestra.

Ricordo la visita del premier cinese Wen Jabao a Roma nel 2004, che ringraziò pubblicamente Silvio Berlusconi per la solidarietà dell’Italia alla Cina in quel momento difficile.

Oggi, nonostante il Memorandum of Understanding sulla Via della Seta del marzo scorso, e l’importante accordo bilaterale del novembre 2019 per la cooperazione sanitaria che prevede azioni comuni e coordinate per  il “trattamento delle malattie infettive e risposta ad emergenze di salute pubblica”, l’Italia sembra il “front runner” di una linea che punta a mettere in quarantena la Cina con misure estreme e forse non molto  efficaci, come ha rilevato in questi giorni Donato Greco il direttore generale del ministero della Salute al tempo della Sars. D’altra parte l’effetto certo e sgradevole di queste misure è stato quello di far sentire estranei e “non graditi” i migliaia di turisti cinesi in Italia che peraltro stanno cercando di capire come potranno tornare a casa.

Dobbiamo essere grati al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha inviato ieri un messaggio di solidarietà  a Xi Jinping, e  i virologi dello Spallanzani che sempre ieri hanno creato le condizioni per una collaborazione urgente ed efficace con le organizzazioni sanitarie della Cina.

Questo è il momento della solidarietà e della cooperazione con la Cina, anche perché oggi come non mai il recupero di trasparenza nelle informazioni e la richiesta esplicita di aiuto all’Europa possono essere l’occasione per dare nuovo slancio e fondamenta più solide ad una partnership sino-europea che negli ultimi due anni si è progressivamente “appannata”.

Ursula von der Leyen ha dato una risposta rapida ed ha messo in moto la macchina della solidarietà europea.

L’Italia non si può mettere in coda rispetto alla Commissione e ai più importanti Stati membri.

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