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Fakedemocracy. Il far west dell’informazione, tra deepfake e fake news

Le “bufale” nel mondo dell’informazione sono sempre esistite, oggi alla luce della pervasività della rete, la loro diffusione è aumentata esponenzialmente, mettendo a serio rischio la tenuta democratica degli Stati. Un’informazione confusa, destrutturata e soprattutto distorta, sta percorrendo – e, in un certo senso – conquistando tutti i canali informativi tradizionali, plasmando l’opinione pubblica e spingendo verso messaggi fuorvianti presentati come verità assolute.

Parte da queste considerazioni il viaggio di Alessandro Alongi e Fabio Pompei nell’oscuro e controverso mondo dell’informazione online, una nuova “Torre di Babele” eretta nei meandri del web spesso fucina di false notizie che, a macchia d’olio, si diffondono e spandono informazione distorta, infondata, ingannevole, con l’obiettivo di influenzare scelte politiche, favorire lo sfruttamento economico o – per dirla con le parole di papa Francesco – di attuare “la strategia utilizzata dal serpente astuto, di cui parla il Libro della Genesi, il quale, ai primordi dell’umanità, si rese artefice della prima fake news, che portò alle tragiche conseguenze del peccato, concretizzatosi poi nel primo fratricidio”. Gli autori si chiedono (e ci interrogano) se tutto ciò sia il frutto di un fenomeno forse figlio di una cultura che ha smarrito il senso della verità oggettiva come valore etico e che tende a piegare l’informazione agli interessi particolari, dietro una precisa strategia di gruppi organizzati.

Lungo le 128 pagine, precedute da una prefazione della sottosegretaria al Mise Mirella Liuzzi, del testo avvertiamo – con un pizzico di impotenza – come le fake news, create ad arte per diffondere false percezioni sociali, sono tra di noi. Siamo circondati dalla disinformazione (online e offline) e lo saremo sempre di più, anche a causa dei prodotti dell’evoluzione tecnologica, uno su tutti i deepfake.

L’attenzione degli autori nei quattro capitoli del libro evidenzia come, con l’avvento delle tecnologie digitali, qualsiasi fatto, indipendentemente dalla rilevanza o attendibilità, può essere diffuso velocemente, in particolare attraverso le reti sociali. La diffusione delle tecnologie dell’informazione consentono una maggiore velocità di propagazione delle notizie, così che in poco tempo una persona comune può, nel caso migliore, arrivare ad essere una star del web, oppure, nella peggiore delle ipotesi, subire le conseguenze della diffusione di contenuti falsi.

Lo scopo della divulgazione delle fake news può essere politico, di lucro, per rafforzare odio e pregiudizi, per alimentare l’allarmismo e il terrorismo mediatico o il complottismo, e dunque per destabilizzare l’equilibrio democratico. Le fake news fanno leva sulla sensibilità, l’inconsapevolezza e la paura delle persone: in una parola l’ignoranza.

Si potrà mai giungere ad una regolamentazione del fenomeno? È questa la domanda più insidiosa a cui Alongi e Pompei non lesinano di certo possibili risposte. Senza voler qui nulla anticipare, nel corso dell’ultimo capitolo si affaccia la prospettiva di affidare a soggetti, pubblici o privati, il compito di vagliare la verità o l’attendibilità di una notizia, e conseguentemente di decidere se la stessa possa o meno liberamente circolare in rete, si affaccia come una delle possibilità. Si tratta di una possibilità, secondo gli autori, che riflette una logica autoritaria, estranea ai princìpi di libertà propri del modello costituzionale europeo, cosa che quindi andrebbe attentamente valutata e ponderata.

Il fenomeno fake news rappresenta anche una particolare minaccia all’uso corretto della Rete, aggiungendosi ad altre – come i contatti indesiderati e il cyberbullismo – a cui sono esposti gli Internet user e, in particolare, i minori.

Come si può purtroppo apprendere dalla stampa, sul web sono tutt’altro che rari i casi di cyberbullismo o di hating spietato, molti dei quali culminati in vere e proprie tragedie. Alla base di tutto questo, si può facilmente individuare il subdolo fenomeno delle fake news: non solo semplice disinformazione, ma la minacciosa punta di un grosso iceberg che dovrebbe farci quantomeno riflettere, per non dire preoccupare. La speranza per il futuro è quella di riuscire ad imparare in fretta a distinguere il falso dal vero, evitando di fare la fine del Titanic.

Proprio per realizzare questo obiettivo gli autori hanno annunciato a Formiche.net che i proventi delle vendite del libro saranno interamente devoluti a tutte quelle realtà che quotidianamente cercano di contrastare il triste fenomeno della disinformazione online e alle vittime di cyberbullismo, di cui come prospettato, le fake news sono causa.


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