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Non solo Nato. Macedonia del Nord e Albania nell’Ue. Minuto Rizzo spiega perché

Albania e Nord Macedonia bussano alle porte dell’Ue perché l’Europa può dar loro quelle prospettive concrete e quella visione che altri grossi player non possono assicurare (nonostante grandi progetti come la Belt and Road cinese). Ne è convinto l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, presidente della NATO Defense College Foundation che ragiona con Formiche.net su come è mutato il veto di alcuni stati membri e su quali scenari si aprono, anche per l’Italia, con un allargamento a est, anche in virtù dell’adesione della Macedonia del nord alla Nato, dopo che Skopje ha depositato gli strumenti di adesione al Trattato dell’Atlantico del Nord a Washington D.C.

Sul punto si registra il tweet di Mike Pompeo, segretario di Stato Usa: “Oggi diamo il benvenuto alla Macedonia del Nord nella Nato come 30/esima alleata e celebriamo il loro impegno per l’Alleanza Nord Atlantica. Riaffermiamo il nostro impegno per la difesa collettiva ai sensi dell’articolo 5, pietra angolare dell’Alleanza Transatlantica”.

Macedonia del Nord nella Nato: un piccolo stato, certo, ma con quale peso specifico per l’Alleanza?

Si tratta di un’adesione che arriva dopo molti anni, visto che la Grecia poneva il veto in virtù del problema relativo al nome. Una doppia soddisfazione: sia perché si è risolto un problema internazionale che era diventato assurdo, sia perché si aggiunge un piccolo tassello in più alla sicurezza nei Balcani. Proprio perché quella macro regione ha l’aspirazione ad essere nell’area euro atlantica, c’è da oggi questo pezzetto in più che conferisce stabilità e al contempo rende la Macedonia del Nord uno Stato non più isolato. Il giorno 30 marzo ci sarà l’alzabandiera nel quartier generale della Nato, dal momento che il processo di ratifica si conclude con il deposito presso il governo Usa dell’atto di adesione.

Albania e Macedonia del Nord proveranno ufficialmente a entrare nell’Ue: cosa è cambiato rispetto al no di qualche mese fa?

È cambiato l’orientamento. Siamo sinceri: l’Ue dovrebbe essere un insieme di Paesi allo stesso livello. Ma come si fa ad essere uniti se non si è più o meno allo stesso livello? Lo stesso ingresso della Grecia ha mostrato un certo grado di inferiorità economica rispetto alla media. D’altra parte è anche vero, come ricordato dall’Eliseo nei suoi ultimi veti, che questa Europa non può allargarsi all’infinito dal momento che la governance, poi, diventa molto difficile. Questa è solo una parte del problema.

E l’altra?

Alcuni Paesi, che sono indiscutibilmente europei e che vogliono entrare in Ue, non è normale che vengano tenuti fuori ad eternum. Per cui credo che la Francia abbia lottato su questo aspetto perché voleva far emergere quel tema legato alla governance europea e poi non se l’è sentita più di tanto di insistere.

I due paesi balcanici, in questo modo, si allontaneranno progressivamente dall’influenza di Mosca?

Credo di sì, anche se l’Albania è diversa dalla Macedonia del Nord, in primis perché non è un paese slavo, ma appartenente ad un altro tipo di comunismo. Guardandola con le lenti della Guerra Fredda curiosamente era più sotto l’influenza cinese: dirlo oggi dopo 30 anni può sembrare strano, ma è così. La Macedonia del Nord invece è un paese slavo con un’influenza culturale russa in virtù di fattori religiosi, linguistici e storici. Detto questo, mi sembra non vi siano dubbi sulla volontà di entrambi di aderire all’Ue perché in Europa e nella comunità euroatlantica vedono un futuro. Inoltre la Russia ha poco da dare, perché oltre alle radici comuni non ha molto da offrire quanto a prospettive. Mentre l’Ue le ha.

Al di là della parentesi sanitaria, quale sarà l’impatto per equilibri e partnership italiane in loco?

Non dimentichiamoci che Tirana e Skopje si trovano a poco più di un’ora di volo da Roma. Personalmente, e come ripeteva Beniamino Andreatta, sono un fortissimo sostenitore del rapporto italiano con il costone balcanico, che rappresenta il principale centro di influenza storico e naturale. Innanzitutto per una ragione geografica, dalla Puglia per intenderci si vedono le montagne albanesi. Inoltre è l’unica parte d’Europa in cui ci sono minoranze italiane, cittadini che parlano l’italiano come lingua madre. Infine c’è anche una nostra influenza storica, che non è necessariamente di tipo militare, ma prevalentemente culturale. L’ho appreso quando sono stato in servizio a Praga negli anni ’70 dove c’era anche una chiesa italiana e addirittura dal ‘500 un ospedale italiano. Ricordo che l’Italia ha salvato l’esercito serbo nella Prima Guerra Mondiale, dopo che era stato sconfitto dagli austriaci.

Quale impatto generale vede anche sulle strategie di altri player, come la Cina che ha esteso non poco la sua strategia della Belt and Road nei Balcani?

Una ragione in più perché Albania e Macedonia del Nord guardino all’Ue, desiderando un processo concreto di adesione: ciò tende ad allontanare le sirene cinesi che facilmente hanno suonato in paesi piccoli e ancora poveri dove poter distendere un interesse strategico.

E la Russia? La presenza militare russa in Italia di questi giorni sta suscitando un certo dibattito…

I russi usano quello che possono usare. Non molto, da un punto di vista economico, un dato che in Italia è poco noto. Hanno un pil che è circa del 30% inferiore al nostro. Ricordo che in Serbia, un Paese ancora a metà tra est e ovest, il presidente russo è stato in visita accolto da tutti gli onori ma guardando un momento dopo alla sostanza ci si rende conto che solo l’Europa può offrire prospettive concrete e aiuti economici. La Croazia, ad esempio, che è già uno stato membro, pur avendo dimensioni ridotte con una popolazione complessiva pari a quella del Veneto, ha attinto per 8 miliardi dai fondi strutturali europei. Mosca però ha ancora una politica estera da diciannovesimo secolo.

Ovvero?

Per loro contano ancora le basi navali, quelle aeree e l’influenza sul territorio. È quindi chiaro perché per la Russia in questi paesi balcanici l’occidente non dovrebbe entrare. Ma non vedo quale minaccia possano rappresentare per Mosca questi piccoli paesi che cercano solo ancoraggio e benessere. Circa gli aiuti russi in Italia credo nella loro buona volontà, ma ho dei dubbi sul fatto che sia una cosa efficace. È un sistema, il loro, che non è di precisione.

twitter@FDepalo

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