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Acqua, ambiente ed energia. Istruzioni per l’uso per la Fase 2

(seconda parte. La prima parte si può leggere qui)

Chiarita la necessità di spendere con criterio i fondi erogati, sia dal governo italiano, sia dall’Europa, a mezzo Bce e Commissione Ue, ecco i possibili interventi di accompagnamento per gli investimenti nelle infrastrutture di rete nei settori acqua, energia e ambiente. E un esempio di trasformazione di un comparto industriale.

ACQUA (CICLO IDRICO)

• Possibilità di investimenti:
miglioramento della qualità della rete (es. perdite);
adeguamento della resilienza delle reti ai fenomeni atmosferici;
opportunità di riuso delle risorse idriche e rigenerazione del territorio;

• Ostacoli:
possibile ritorno alla pubblicizzazione del settore. Serve definire in modo chiaro la scelta del modello pubblico-privato, in particolare in questa situazione di necessità di investimenti, per ridurre incertezza per operatori e investitori;

frammentazione del settore e piccole società pubbliche o private senza la taglia e le risorse sufficienti per avviare piani di investimento straordinari che siano estesi su tutto il territorio nazionale per favorire i processi di aggregazione per affidare a società più strutturate i piani di investimento, per cogliere le opportunità europee e le possibili sinergie;

• Opportunità:

Previsione di premialità a chi effettua investimenti nel settore idrico di natura straordinaria, così come già successo in altri settori;

vendita delle società pubbliche più frammentate con previsione di penalità per l’acquirente ove non fossero raggiunti determinati parametri di sostenibilità o di reindustrializzazione da convenire caso per caso: l’ente pubblico vende, fa cassa e impegna il subentrante a perseguire una crescita industriale sostenibile oppure sarà economicamente penalizzato.

ENERGIA (DISTRIBUZIONE GAS ED ELETTRICA)

• Possibilità di investimenti:

modernizzazione della rete con apparecchiature digitali evolute;

adeguamento delle reti di distribuzione al biometano (flussi bidirezionali) e in futuro all’idrogeno;

individuazione e riduzione delle perdite di metano in atmosfera;

interventi a supporto della resilienza delle reti gas ed elettriche.

• Ostacoli:

Scenario energetico contraddittorio sul ruolo del gas naturale nel futuro: occorre definire in modo chiaro se il Paese punta sul gas naturale nel lungo termine o no (ovviamente non può permettersi di non puntare sul gas, ma la posizione continua a rimanere ambigua). Per esempio definendo una nuova linea di azione sull’estrazione del gas naturale dell’Adriatico, fonte energetica che è comunque compatibile con la transizione energetica e che lo è in questo momento specifico in cui dobbiamo ancora uscire da combustibili più impattanti in termini di inquinamento come carbone e petrolio;

continuo appuntamento (ad oggi solo teorico…) con le gare del gas e conseguente impatto negativo sulla realizzazione degli investimenti straordinari. Decidere di congelare le gare del gas per qualche anno, considerati i ritardi, le contraddizioni normative, i ricorsi che già oggi le caratterizzano e ne differiscono comunque l’efficacia;
frammentazione del settore e piccole società pubbliche senza la taglia sufficiente per avviare piani di investimento straordinari per favorire i processi di aggregazione per affidare a società più strutturate i piani di investimento e l’estrazione di sinergie.

• Opportunità:

Vendita delle società pubbliche più frammentate per generare cassa a favore degli enti locali, imponendo all’acquirente l’impostazione di piani di sviluppo coerenti con le linee di evoluzione dell’economia circolare e della sostenibilità.

AMBIENTE

• Possibilità di investimenti:

necessità di impianti di recupero e riciclo su tutto il territorio nazionale (anche ampliamento capacità impianti esistenti), a supporto del paradigma dell’economia circolare;

necessità di impianti di trattamento (es. Wte) e potenziamento degli esistenti in particolare nelle aree in cui il sistema regionale è in crisi e comunque a supporto dell’economia circolare per trattare le frazioni non recuperabili/riciclabili o i rifiuti pericolosi (es. rifiuti da contagio epidemico, rifiuti sanitari).

• Ostacoli:

autorizzazioni. Occorre definire un quadro normativo chiaro e stabile per le autorizzazione degli impianti che rispondono alle esigenze di autosufficienza e di circolarità del Paese;

fenomeni Nimby in incremento. Occorre definire azioni di informazione alle comunità locale per superare diffidenza, opposizione e strumentalizzazioni di investimenti in impianti che sono necessari per la sicurezza del Paese;

mercato dei materiali riciclati che stenta ad affermarsi. Visto anche lo shock al ribasso del prezzo del petrolio a cui segue lo stesso andamento del prezzo della plastica vergine con un vantaggio dei trasformatori che comporta, se si stabilizza, il rischio di azzeramento del mercato della plastica riciclata. Occorre definire azioni di supporto al consolidamento del mercato dei materiali riciclati, stabilendo un quadro normativo chiaro e stabile, ulteriori misure economiche, semplificazioni amministrative, campagne informative.

• Opportunità:

costruzione di un parco impiantistico nazionale adeguato alla tipologia e ai volumi di rifiuti urbani e speciali che vengono generati annualmente;

riduzione emissioni associate al trasporto dei rifiuti tra regioni italiane e verso paesi Ue;

riduzione costi legati all’esportazione di rifiuti verso l’estero, con ricadute positive sul sistema nazionale (sia per il settore gestione rifiuti sia per il settore manifatturiero);

maggiore sicurezza nazionale, anche in termini sanitari;

sviluppo del mercato delle materie riciclate, assicurando filiere di riciclaggio di alta qualità (consolidare la fiducia di utilizzatori per i materiali riciclati è uno snodo fondamentale).

L’INVITO

Non ci sono conclusioni per questi appunti ma un invito al confronto come la necessità che alcuni comparti industriali nazionali dovranno sfruttare l’occasione del supporto pubblico per convertire le proprie attività in soluzioni che abilitino le opportunità di economia circolare. Un esempio è rappresentato dal sito siderurgico di Taranto (ex Ilva), attività industriale che si confronterà comunque con il rallentamento economico mondiale e che impone esternalità negative al territorio.

Un piano di riconversione del sito verso l’economia circolare potrebbe prevedere ad esempio (elenco non esaustivo): conversione delle fonti energetiche impiegate dal carbone al gas metano con la prospettiva per l’uso di idrogeno verde prodotto dalle tante installazioni rinnovabili in Puglia. Riduzione della capacità produttiva (è il sito più grande a livello europeo per il settore) e riconversione di parte del sito in area destinata al trattamento e al riciclo dei rifiuti di eccellenza (attività quanto mai importante nel Sud del Paese), attraverso l’impiego delle migliori tecnologie per il trattamento e il recupero delle frazioni dei rifiuti.

Oppure opportunità di creare un Polo dell’economia circolare per il Sud, ove collocare impiantistica finalizzata al recupero di materia utile al settore industriale locale (es. rottami) ma anche quei materiali che nei prossimi 10 anni aumenteranno di volume e necessiteranno di impiantistica dedicata: batterie (storage elettrico e mobilità elettrica), pannelli fotovoltaici, pneumatici usati, smaltimento fanghi, recupero di altre terre rare.

Un field per l’implementazione, lo sviluppo e la manutenzione dei campi eolici che potrebbero essere realizzati nel golfo di Taranto e di quelle che sorgeranno nel mar Ionio. La filiera della vetroresina degli scafi dismessi, oggi abbandonati ovunque o affondati nel Mediterraneo. Muoversi in questa direzione metterebbe Taranto o qualunque altro sito del Paese all’avanguardia a livello europeo.

Questi appunti confermano la mia convinzione come le parole e i concetti della ‘transizione energetica’, della ‘bioeconomia’ o dell’’economia circolare’, senza capacità e conoscenza industriale, finanziaria e culturale diventano puramente un esercizio di stile, se non di propaganda. E tutto ciò se valeva nel periodo avanti Covid-19 (a.c.) avrà ancor più valore per il dopo Covid-19 (d.c).


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