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Johnson in terapia intensiva. I russi e la fake news che diventa realtà (sigh)

Il premier inglese, Boris Johnson, da lunedì tardo-pomeriggio, è in terapia intensiva al St. Thomas Hospital di Westminster. Le sue condizioni sono peggiorate da quando domenica sera è stato ricoverato in ospedale con febbre alta e difficoltà respiratorie. Johnson ha contratto Sars-Cov2, il nuovo coronavirus che ha creato la pandemia globale e contro il quale inizialmente il premier aveva avuto un approccio spericolato quanto errato (puntava a creare immunità di gregge, e sarebbe stato devastante: tanto che poi ha scelto di procedere con il lockdown, la misura usata da quasi tutti gli altri Paesi).

Johnson, spiega Downing Street, è in condizioni stabili: nel pomeriggio di lunedì ha avuto necessità di essere portato in ICU (acronimo internazionale delle cure intensive), ma “non è attaccato a un ventilatore polmonare”. Ossia, per ora respira autonomamente, con somministrazione di ossigeno, e non è sedato. Una forma “precauzionale”, dice Londra. Dominic Raab, il segretario del Foreign Office, ha preso funzioni ad interim nel governo con la formula “where necessary”; dove è necessario prendere decisioni che in questo momento — e per un futuro non certo breve — il premier non riuscirà a prendere. Il Regno Unito è il primo Paese al mondo in cui la catena di comando istituzionale è stata decapitata dalla Covid-19.

È un aspetto che diventa un elemento centrale anche nell’analizzare dinamiche che hanno ruotato attorno alla vicenda del ricovero. Che, in primis, è arrivato mentre la Regina Elisabetta parlava alla nazione con un discorso toccante, in cui ha ricordato il 1940, la guerra mondiale, il popolo guerriero, “now as then”, citato la sorella Margaret al suo fianco. Un evento storico, che domenica sera ha magnetizzato l’attenzione di tutto il mondo e seguito poco dopo dalla notizia del ricovero preventivo di BoJo. E non è mancato un attacco violento.

Domenica sera: sia il governo inglese che i media britannici comunicano che le condizioni di Johnson sono buone. Lo stesso premier diffonde via Twitter un comunicato in cui dice di essere stato ricoverato “su richiesta dei miei medici” per fare “accertamenti di routine”, ma che è “in good spirit” e in “contatto col suo team”. Significato: sono nelle mie complete capacità di guidare il Paese. Ma Ria Novosti, agenzia di stampa governativa russa, fa uscire una notizia velenosa: Johnson è in terapia intensiva, attaccato a un respiratore. Messaggio sottinteso: il premier non è più in grado di governare, ma finora i comunicati ufficiali non lo stanno dicendo. La notizia di Ria è ripresa un po’ ovunque, in molti media non veniva delineata la fonte — ossia un media che fa anche da vettore per gli interessi strategici del Cremlino.

Diffondere l’informazione su Johnson è stato un atto ostile? Come ha ottenuto Ria un’info così cruciale per la stabilità inglese e per la tenuta sociale del Paese? Johnson, è noto, ha rapporti con gli oligarchi russi della cerchia londinese, per esempio: è uscita da lì? Oppure qualcuno di più attento alle informazioni che si muovono in Uk ha dato la notizia al media russo? Perché, attenzione, far uscire quella informazione sul ricovero in terapia intensiva ha un chiaro messaggio di fondo: dice agli inglesi che non devono fidarsi del proprio governo, e dei media di casa, perché non gli stanno comunicando la verità. Serve a creare uno strappo nel patto sociale tra leadership e cittadini.

È possibile che soltanto Ria fosse in possesso di una notizia così importante? È credibile pensare che i media inglesi non lo sapessero? Oppure, in quel momento della sera, c’era stato un accordo tra governo e giornalisti di non far uscire l’informazione perché avrebbe creato panico eccessivo? Questo presupponendo che Ria avesse un’informazione reale, ma è anche piuttosto possibile che il media russo si sia lanciato, diffondendo una notizia alterata quanto credibile. D’altronde il quadro clinico di Johnson non aveva bisogno di troppe letture predittive: dire che era stato sottoposto a cure intensive significava seguire lo schema tipico del paziente affetto da Covid-19. Ricovero per complicazioni, e poi ICU. C’era anche il contorno perfetto: maschio in età a rischio (BoJo ha 55 anni), tra il settimo e il decimo giorno dal contagio, ossia quando i sintomi possono diventare più severi.

La vicenda si inserisce in un contesto delicato. Tra Russia e Regno Unito è in atto un confronto tra potenze imperiali che va avanti da tempo e con interessi strategici sull’Europa e sul collegamento con gli Stati Uniti. Londra ha avuto con Mosca uno scontro feroce dopo che degli agenti del Gru, il servizio segreto militare del Cremlino, hanno provato ad assassinare – a Salisbury, il 4 marzo 2018 – Sergei Skripal, un ex spia russa che aveva disertato e passato informazioni riservate all’intelligence inglese. Da lì ci sono stati vari contrasti. Il più recente passa per l’Italia e arriva in questi giorni di pandemia.

Sono uscite dall’Inghilterra infatti le segnalazioni – pubblicate prima dalla Stampa e poi dal Telegraph – sulla possibilità che ci fossero agenti del Gru in mezzo alla missione medico-militare anti-SarsCov2 che Mosca ha inviato in Italia. Un elemento che aggiunge dubbi sugli interessi di Mosca dietro alla missione italiana. Sulla Stampa un riferimento diretto è arrivato da fonti anonime ma anche da una dichiarazione di Hamish de Bretton-Gordon, ex comandante inglese e direttore della dismessa unità chimico-batteriologica della Nato – Bretton-Gordon nei giorni dopo il tentato omicidio di Skripal aveva criticato l’inazione occidentale contro gli attacchi chimici concessi dalla Russia al regime siriano, dicendo che a causa di questo ormai le armi chimiche erano diventate la normalità per Mosca, che spingeva operazioni di influenza in Europa sempre più aggressive.

 

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