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Corea del Nord, torna Kim e non con buone intenzioni. È deterrenza nucleare

“Nuove direttive per incrementare la nostra potenza nucleare”, il satrapo nordcoreano, Kim Jong un, è (ri)tornato in pubblico col botto: parlando alla Commissione militare centrale e proponendo di spingere sull’Atomica – argomento su cui, in quella che ormai sembra una vita fa, s’era creato il sistema di contatti negoziali prima col presidente sudcoreano, Moon Jae-in, e poi soprattutto con Donald Trump, il presidente americano che sperava che da Pyongyang potesse arrivare il suo regalo alla storia (un accordo/eredità con uno dei grandi nemici dell’American).

Le informazioni su Kim sono state diffuse dalla KCNA, l’agenzia stampa del regime, che come tutti gli altri media del Nord in queste settimane era stata a secco di info sul leader. Si ricorderà che era sparito dalle paginate propagandistiche quotidiane, e per lungo tempo non era stato visto in pubblico (qualcuno ipotizzava addirittura che potesse essere morto, e che la notizia non fosse stata diffusa perché non è chiara la linea di successione e il regime traccheggiava per evitare destabilizzazioni interne).

Poi era riapparso – dopo un mese – all’interno di una fabbrica di fertilizzanti e dopo ancora assenza (tant’è che qualcuno continuava a ipotizzarne il decesso e considerava le prima apparizione pubblica una notizia artefatta dal regime). Nel frattempo c’erano state notizia minuti su di lui date dal regime: perché non lo si vedeva in azione? Era in condizioni di cattiva salute? Aveva voluto isolarsi per non rischiare il contagio da SarsCoV-2? C’erano altri problemi interni alla sua leadership? Varie ipotesi, tutte difficilmente verificabili al momento.

Resta il segno all’altezza del polso destro anche nelle immagini diffuse domenica 24 maggio, una cicatrice che potrebbe essere riconducibile a un accesso all’arteria radiale per un’operazione di stent (una delle ipotesi più accreditate dietro alla sua assenza è stata infatti che avesse sofferto di un problema di carattere cardiaco-circolatorio molto importante, tanto che ne avrebbe richiesto un intervento d’urgenza assistito da un’equipe medica cinese).

Durante la riunione della Commissione, Kim ha promosso Ri Pyong-chol come vicepresidente dell’organismo, ampliando il potere del gerarca che già sovrintende la costruzione degli impianti nucleari e i missili intercontinentali. È un segnale sulle priorità: la Bomba sopra a tutto, ma non solo. Tra le 70 promozioni dei notabili del settore militare spicca quella di Pak Jong-chon, diventato vice-maresciallo – Pak, che è già stato promosso lo scorso anno a generale quattro stelle e capo delle Forze armate, è un esperto di artiglieria (la tipologie d’armi che più di tutti preoccupa Seul: le bocche di fuoco sul 38esimo parallelo sono migliaia e in pochissimo tempo potrebbero produrre danni quasi più devastanti di un attacco nucleare). I due sembrano anche consolidare la posizione attorno al potere centrale.

“All’incontro sono state introdotte nuove politiche per aumentare ulteriormente la deterrenza nucleare del paese e mettere le forze armate strategiche su un’operazione di massima allerta”, ha riferito KCNA: “Nel corso della riunione sono state prese misure cruciali per aumentare considerevolmente l’abilità di fuoco dei pezzi di artiglieria dell’Esercito popolare coreano”.

C’è chiaramente molta propaganda, ma da certe posizioni esce una lettura chiara: riprendendo la retorica aggressiva sul nucleare (tema dei negoziati con Trump) e sull’artiglieria (minaccia diretta per Moon), Kim sembra voler avviare un’altra stagione aggressiva nei confronti dei suoi interlocutori. Non è detto che tutto cambi definitivamente, e forse si tratta solo di stress-test, di parole affilate utili anche per tenere a bada la sua popolazione e i suoi gerarchi – che devono continuare a vedere in lui un leader forte, in grado di alzare i toni contro il nemico, richiamo perenne dei regimi che cercano di cancellare dalla mente delle proprie collettività lo spettro devastante di realtà economicamente distrutte come quella nordcoreana.

Non ci sono indicazioni temporali nel resoconto della KCNA, ma solitamente le notizie su Kim seguono una temporalità fissa: sono riportate il giorno successivo all’evento. Maggio è stato il mese con cui, lo scorso anno, il satrapo ha interrotto uno stop ai test militari durato circa un anno e mezzo, nel corso dei quali i contatti con gli Stati Uniti erano stati portati avanti a rilento e senza uno sbocco apparente; Washington e Pyongyang non sono d’accordo nei termini della denuclearizzazione, che i primi vorrebbero completa mentre al Nord piacerebbe un sistema di controllo degli armamenti.

A maggio 2019 Kim aveva compiuto 18 test missilistici di medio raggio e nei discorsi a commento dei vari lanci era arrivato a dare un ultimatum a Washington – il 31 dicembre – prima di riprendere l’attività completa, ossia i test nucleari e quelli missilistici intercontinentali. A dicembre, proprio mentre guidava la riunione della commissione militare, aveva ordinato test sui motori di questo tipo di missili, e aveva annunciato che non avrebbe più mantenuto in piedi la moratoria auto-imposta sui vettori a lungo raggio.

(Foto: KCNA)

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