Francia e Germania hanno capito tutto, o quasi. L’Italia, non ancora. L’aver messo sul tavolo un fondo da 500 miliardi (a base di sussidi e non prestiti, finanziabile grazie alla possibilità per la Commissione europea di indebitarsi sui mercati per conto dell’Ue, emettendo titoli di debito) battente bandiera franco-tedesca sarà pure una recrudescenza del vecchio direttorio Berlino-Parigi che ha governato l’Europa fino a non molto tempo fa. Ma fondamentalmente, se l’Europa vuole rimanere tale e magari diventare presto o tardi una federazione, questa è una scelta saggia e giusta. Formiche.net ne ha parlato con Carlo Alberto Carnevale Maffé, economista e docente alla Bocconi.
Maffè, Francia e Germania hanno proposto un fondo da 500 miliardi per alcuni Stati. Sussidi e non prestiti. Prima impressione?
Siamo al cosiddetto momento Hamilton (Alexander, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, ndr). Il primo a pensare a un debito comune, come potrebbe essere quello europeo. In quel momento i debiti federali sono stati separati da quelli statali e quello è stato uno dei momenti fondativi degli Usa. E la stessa cosa vale anche per l’Europa: siamo dinnanzi al primo caso di debito comune europeo, il soggetto che lo emette accetta una raccolta sui mercati finanziari.
Allora quella di Parigi e Berlino è una mossa saggia?
Sì. Perché crea le basi di un debito federale. E poi serve a fornire sussidi e non solo prestiti. E questi soldi vanno a sostegno degli investimenti, dunque con un orizzonte che guarda al futuro. Poi consideriamo che 500 miliardi sono una somma importante. Il senso dell’operazione non è una distribuzione a pioggia per finanziare quota 100 o Alitalia, come fatto in Italia. Qui parliamo di investimenti in digitalizzazione e sostenibilità ambientale, non c’è nessuna logica risarcitoria come invece accade in Italia. E per questo il governo italiano non può rivendicare come un suo successo la proposta franco-tedesca.
In effetti Conte ha detto che la direzione presa a Berlino e Parigi è quella auspicata da Roma…
Non è così. Guardiamo al decreto Rilancio. Il governo italiano ha fatto un decreto che di rilancio non ha proprio nulla, semmai distribuzione di indennizzi, compensazioni per il danno, ma nulla che abbia a che fare con il futuro. Francia e Germania parlano di futuro, l’Italia di passato, con una logica distorsiva e fuori dal passato. Il nostro governo non dica che il fondo franco-tedesco è una sua idea, perché non c’entra proprio nulla con l’Italia.
Non teme che questa proposta possa in qualche modo ripristinare quel direttorio franco-tedesco che ben conosciamo?
Questo asse, magari non così forte, è a dire il vero piuttosto evidente grazie a Emmanuel Macron, soprattutto da quando il Regno Unito è fuori gioco. E poi di che ci meravigliamo? L’Italia fa la sovranista, l’Austria è fondamentalmente a rimorchio della Germania… non è solo un asse franco-tedesco, qui c’è un gruppo di Paesi ai quali l’Italia non è allineata.
Però molti Paesi del Nord hanno criticato la mossa franco-tedesca. Ne vedono un tentativo di salvare quei Paesi con le finanze disastrate…
Sbagliano. Perché come ho detto non sono soldi (per l’Italia si parla di 100 miliardi, ndr) dati a casaccio, ma soldi per investimenti. Non è un Mes, ma un fondo vincolato agli investimenti. O si investe o niente soldi. I Paesi del Nord dicono che il fondo va dotato di governance e controllo, a dire la verità. Questi sono soldi per il futuro, non per sistemare i conti pubblici e i debiti sovrani.
Maffè, Lagarde ha detto che il Patto di Stabilità va riscritto. Non capita tutti o giorni di sentire un governatore della Bce, affermare che l’impianto economico e fiscale dell’Unione va ripensato.
Il discorso della Lagarde va nella direzione di cui parliamo. Il Patto di Stabilità aveva senso in un’Europa profondamente separata e divisa nei destini dei Paesi. Ma il coronavirus ha cancellato tutto questo, portandoci in un’altra dimensione. Ora siamo in una fase di solidarietà europea e allora quando Lagarde dice che va riscritto vuol dire che serve un Patto con forti connotati federali, una riscrittura che vada verso un contesto di condivisione. Faccio un esempio…
Prego.
Ha senso che la sanità sia solo locale-nazionale oggi? Ha senso una difesa locale? No, certi settori oggi vanno messi su un budget comune. L’Unione oggi è molto più forte perché ha scoperto la condivisione e assaggiato che cosa vuol essere una federazione.
Cambiamo argomento. In questi giorni si è parlato molto del prestito richiesto da Fca…
Tanto per cominciare legalmente Fca Italy ha tutto il diritto di chiedere un prestito, come lo farebbe qualunque impresa. Stiamo parlando di un’azienda che opera in un settore devastato, l’automotive, credo che abbia fatto bene a chiederlo, questo consentirà di dare respiro ai fornitori, è nell’interesse delle piccole e medie imprese far sì che Fca abbia la liquidità in cassa.
Però c’è la questione fiscale. La casa madre ha sede in Olanda…
Se Fca ha sede altrove ha le sue ragioni e non sono solo fiscali, ma anche di diritti di proprietà. E comunque, vorrei fare un’osservazione. Ma l’Italia ha capito come funzionano i modelli organizzativi delle multinazionali? Secondo me no. Il problema non è Fca, ma la politica italiana, che non ha ancora capito come funziona il capitalismo globale. Fca ha diritto di chiedere un prestito, il problema è l’incompetenza della politica che non capisce la struttura delle multinazionali. Pensasse a come rendere attrattivo questo Paese per le grandi aziende, facendo una proposta in grado di venire qui a investire. Attaccando Fca la nostra classe dirigente ha svelato la sua palese incompetenza nel rendere questo Paese attrattativo.