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Tech, green, telecomunicazioni. Il piano (da 5 trilioni) di Passera per rilanciare l’Ue

Un piano di investimenti europeo da 5 trilioni di euro in digitale e tecnologia green, finanziato con una porzione del debito “federale”.

Corrado Passera ha una ricetta per far uscire l’Ue dal tunnel della crisi. Sul Financial Times il fondatore e ceo di Illimity Bank ed ex ministro dello Sviluppo economico lancia la sua proposta: un programma di investimenti federali, decisi a livello comunitario e finanziati in infrastrutture, istruzione, innovazione,  pari “almeno al 20% dell’ouput economico dell’Ue nei prossimi cinque anni, equivalente a 4-5 trilioni di euro”.

Il nuovo debito federale, spiega il banchiere nel suo editoriale, non deve mutualizzare debito pregresso ma è volto a finanziare nuovi investimenti. “I fondi messi da parte dovrebbero mirare a sviluppare una infrastruttura critica fisica e digitale, come la ferrovia ad alta velocità e un cloud pan-europeo, perseguire progetti volti a creare campioni del settore come Airbus in altre industrie come la microelettronica e le telecomunicazioni”, spiega Passera. Che il gap digitale con Usa e Cina sia una priorità anche economica per l’Ue lo dimostrano i dati di McKinsey, aggiunge, “potrebbero aggiungere 3.6 trilioni di euro all’output annuale della regione entro il 2030”.

Gli eurobond descritti da Passera (e anticipati tempo fa in un’intervista a Formiche.net) non si trasformerebbero in uno spauracchio per i mercati, garantisce lui sulle colonne del quotidiano britannico. Gli investitori, anzi, ne sarebbero attratti, perché “prima di tutto sono pressocché privi di rischio, dal momento che sono coperti sia dalla Banca centrale europea che dalla forza fiscale collettiva dei 27 Stati membri Ue. Secondo, la diversificazione dal dollaro Usa può catturare l’attenzione degli investitori”.

Né, puntualizza, si tratterebbe di “salvare Stati membri più poveri”, perché “nessuno dovrebbe chiedere ad altri Paesi di farsi carico di debiti passati”, spiega l’ex ministro nel governo Monti. La governance degli aiuti Ue farà la differenza, in fondo “il record della gestione degli investimenti Ue non è privo di difetti”. Il denaro raccolto sarebbe usato “esclusivamente per finanziare progetti di rilievo federale” e dovrebbe essere controllato da “una task force”, guidata da un commissario speciale, con il supporto della Bei (Banca europea degli investimenti).

Le parole “debito federale” suonano a molti come “blasfeme” in Ue, ammette Passera. “Ma la proposta visionaria della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente francese Emmanuel Macron di emettere quantità sostanziali di debito federale per il Recovery fund già rimuove un ostacolo significativo”.

Due, secondo il banchiere, sarebbero le buone ragioni per mettere da parte le rispettive remore. La prima: l’Ue “fa fronte a una sfida esistenziale di una rinnovata competizione dalla Cina e dagli Stati Uniti – con il campo di battaglia che si è profondamente orientato verso il settore tecnologico, dove l’Ue è rimasta indietro”. La seconda, più politica: il piano di investimenti “aiuterebbe ad alleviare le comprensibili paure sul futuro degli elettorati dell’Ue e prevenire risultati pericolosi nelle diverse elezioni in arrivo in Ue”.

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