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Hsbc flirta con Pechino. Azionisti e governo Uk all’attacco

Solo tre settimane fa il segretario di Stato Mike Pompeo l’aveva criticata duramente per la sua disinvoltura nei rapporti con la Cina, che proprio pochi giorni fa ha azzerato nei fatti le ultime forme di autonomia di Hong Kong. Ora però il cerchio intorno ad Hsbc, una delle principali banche al mondo con base a Londra (la sua sede si trova nella Hsbc Tower nei Docklands di Londra), si stringe ulteriormente al punto da spingere alcuni azionisti alla rivolta, spalleggiati dallo stesso governo inglese. L’istituto vanta da sempre una robusta presenza del continente asiatico, in particolare in Cina e a Hong Kong, mantenendo solidi rapporti finanziari con le due autonomia. Ma quanto annunciato giorni fa da Hsbc è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Mentre una metà del mondo condanna la repressione cinese a Hong Kong, Hsbc ha fatto sapere di voler stabilire una società di tecnologia finanziaria sulla terraferma mediante una joint venture in Cina, che assicurerà l’assunzione di nuovo personale per fornire servizi di gestione patrimoniale. In questo modo Hsbc spera di di diventare il miglior gestore patrimoniale in Asia nel medio-lungo termine, come ha spiegato proprio pochi giorni fa a Reuters Greg Hingston, responsabile regionale del private banking della banca. E pensare che gli Stati Uniti hanno da poco approvato una legge che prevede sanzioni contro individui e organizzazioni – come banche o compagnie assicurative – che hanno legami con rappresentanti cinesi che in questo momento minano alle libertà di Hong Kong.

Il primo focolaio di rivolta sarebbe scoppiato proprio tra gli azionisti della banca, i quali non vedono di buon occhio i rapporti sempre più stretti tra Hsbc e Pechino. Addirittura, come ha raccontato il Financial Times, nei giorni scorsi alcuni gestori di patrimoni della banca hanno ammesso difficoltà nel giustificare agli occhi di investitori e risparmiatori un investimento nella banca. Il timore è che il dramma di Hong Kong e i rapporti sempre più stretti tra la banca inglese e Pechino, spingano molti risparmiatori a disinvestire patrimoni.

Ma non ci sono solo azionisti e risparmiatori ad attaccare Hsbc. Anche il primo segretario di Stato britannico, ed ex premier supplente durante la malattia di Boris Johnson (ammalatosi di Covid-19), Dominic Raab, ha accusato l’istituto, spiegando come la libertà dei cittadini di Hong Kong valga molto più degli affari e tanto meno. Una presa di posizione altrettanto dura era arrivata anche da Washington, per bocca del segretario di Stato Pompeo, che in un comunicato, ha definito “inchini aziendali” il sostegno alla Cina della banca con sede in Gran Bretagna. “Gli Stati uniti sostengono i loro alleati e partner contro le tattiche di sopraffazione del Partito comunista cinese. Nell’ultimo esempio, Pechino pare abbia minacciato di punire la banca Hsbc e abbia violato gli impegni di costruire impianti nucleari nel Regno unito, a meno che Londra non consenta di costruire il suo network 5G. La Huawei, con base a Shenzhen, è un’estensione dello stato di sorveglianza del Partito comunista cinese”.

 

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