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Grecia e Turchia. Tensioni e trattative (europee) nel Mediterraneo Orientale

Khashoggi, Turchia erdogan

Da Berlino la portavoce del governo federale tedesco ha fatto sapere pubblicamente che la cancelliera Angela Merkel ha mediato tra Grecia e Turchia evitando “un conflitto imminente”. Come faceva notare su queste colonne il direttore dell’ufficio romano dell’Ecfr, Arturo Varvelli, questa trattativa è uno dei più recenti ed efficaci esempi di come la Germania abbia in mente di spendere il suo semestre europeo secondo una leadership inclusiva, concentrata anche su questioni di politica estera.

All’opposto, altra conferma dell’auspicio di Varvelli per una maggiore inclusività dell’Ue, ieri il francese Emmanuel Macron, ricevendo a Parigi il suo omologo cipriota, Nicos Anastasiades, ha preso una posizione anti-turca (frutto di un interesse nazionale che si snoda su diversi dossier, dall’EastMed alla Libia) e chiesto all’Ue di sanzionare Ankara per aver “violato la sovranità della Grecia e di Cipro”.

È la coda diplomatica di un episodio che ancora tiene la marina greca “in stato d’allerta intensificata” da tre giorni. Mercoledì 22 luglio, Atene è scattata in fase di difesa operativa quando ha scoperto che una flottiglia turca si stava muovendo verso la più orientale delle isole del Dodecanneso, Castellorosso nell’Egeo (Kastelorizo in greco, Mais in turco, Megisti secondo il nome neolitico).

Terra emersa di pochi chilometri quadrati e 500 abitanti, che ha fatto da cornice al film “Mediterraneo”, sotto sovranità greca ma a meno di 3 chilometri dalle coste turche. Nell’episodio di questa settimana di una lunga contesa, le navi militari della Mezzaluna accompagnavano minacciose un’imbarcazione da esplorazione energetica. Atene e Ankara rivendicano quelle acque, da sempre snodo commerciale e oggetto di contese territoriali. Soprattutto ora il valore potenziale è nei fondali.

Foto: ISPI

La partita più ampia si gioca in effetti sulla definizione delle Zone economiche esclusive per esplorare potenziali, importanti reservoir; e Kastellorizo diventa tanto un simbolo quanto un precedente e un proxy.

La scorsa settimana, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aveva annunciato l’avvio di una campagna di ricerca sismica nell’EastMed secondo l’accordo di demarcazione dei confini marittimi che l’esecutivo turco ha stretto con il Governo di accordo nazionale libico (Gna). L’intesa – parte della cooperazione Turchia-Libia che ha anche un importante capitolo militare – è contestata dalla Comunità internazionale perché intacca la piattaforma continentale greca.

“Non può essere compatibile con il diritto internazionale che un’isola con un’area di 10 km quadrati, che si trova a 2 km dall’Anatolia e a 580 km dalla costa greca possa generare una piattaforma continentale di 40 mila km quadrati. Le realtà non possono essere oscurate da reazioni massimaliste, esagerate e infervorate”, ha dichiarato via Twitter il viceministro degli Esteri turco.

Mercoledì la Turchia ha diffuso un Navtex, avviso di restrizione delle rotte per non interferire nelle sue operazioni fino al 2 agosto, e la Grecia ne ha subito contestato la legittimità visto che interessava le acque elleniche. Quando le navi greche e turche, scortate dai caccia, sembravano in rotta di collisione, è arrivata la telefonata di Merkel.

Nella notte tra il 22 e il 23 luglio, ha parlato nel giro di pochi minuti con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e con il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, e “salvato” – dicono da Berlino – il Mediterraneo Orientale da uno scontro tra due membri Nato (circostanza che Macron, che per via della postura anti-turca era arrivato a dire che l’alleanza era in stato di “morte celebrale”, avrà visto come rafforzativa della sua posizione).

Da qualche giorno circola con insistenza la notizia di colloqui segreti tra Grecia e Turchia tenuti a Berlino: ufficialmente i due Paesi (e Cipro, sul lato greco) non vogliono negoziare, ma contatti pare siano più che avviati. Anche perché la pandemia ha in effetti cambiato vari equilibri. Per esempio, il gasdotto EastMed che avrebbe tagliato fuori la Turchia per le forniture europee, sfruttando la continuità delle Zee greco-cipriote che proprio la piattaforma attorno a Kastellorizo permette, non sembra più un’opera fattibile.

Era un magnetizzatore geopolitico di istanze anti-turche, da quelle greche e cipriote a quelle egiziane. Ma il mercato dell’oil&gas è radicalmente cambiato e ora l’opera sembra poco ragionevole sotto il profilo economico. La stabilità dell’area e la presenza di attori esterni come Russia e Cina che vogliono sfruttare l’ingerenza anche per interessi strategici anti-occidentali, potrebbe portare l’Ue (e gli Stati Uniti) a spingere per aggiornare la soluzione politica e congelare le contese.

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