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Ecco cosa deve dimostrare Macron nel Baltico

Se anche un osservatorio di massimo livello come l’Economist scrive che il presidente francese, Emmanuel Macron, è “in modalità diplomatica iperattiva” allora l’impressione è solidificata. Il più importante settimanale del mondo fa una fotografia ampia. Si parte dalle visite libanesi dopo l’esplosione al porto di Beirut – dalle quali ha incassato poco, col premier nominato quasi in suo onore che ha rinunciato all’incarico e suscitato la rabbia dell’Eliseo, “mi vergogno per loro” ha detto il presidente francese. Si passa per il Mediterraneo orientale, dove Macron s’è inserito in una diatriba storica tra Grecia, Cipro e Turchia per combattere l’influenza di Ankara nell’areale – un confronto a cavallo del Mediterraneo su cui Parigi sta cercando di creare un blocco anti-turco, si veda la riunione del Club Med in Corsica.

In entrambi i campi, come accennato, assieme all’assertività si sono visti i limiti. Se il Libano è un dossier su cui la forza dell’ex protettore francese è ingombrante, e attori come l’Iran hanno in mano carte (discutibili) più forti, anche sul Mediterraneo e contro la Turchia Macron non ha raccolto gli effetti desiderati. Non c’è in Europa un consenso sul punire Ankara per le scorribande (da quelle mediterranee a quelle siriane fino alle libiche, dove i turchi hanno dato la più severa batosta ai francesi pro-Haftar) perché ancora l’Anatolia è considerata un attore centrale in certe forme (discutibili?) di stabilità. Italia e Germania per esempio non sono così concordi sulla linea anti-Turchia, ed è proprio la posizione di questi due Paesi che complica il gioco del francese.

Soprattutto la Germania: Angela Merkel, in linea con le volontà della sua ex ministro ora a capo della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, sembra interessata a imprimere alla politica europea un senso geopolitico. Ma vuol dettare il suo passo. Ed è qui che i movimenti di Macron sembrano una corsa in competizione con Berlino (non nuova, dopo la vittoria francese sul Recovery Fund l’asse s’è formalmente spezzato). Ed è sempre qui che si viene alla cronaca: il viaggio baltico del francese e le dinamiche collegate alla relazione con la Russia. Macron incontrerà in Lituania Svetlana Tikhanovskaya, la leader dell’opposizione contro Aleksander Lukašenka, costretta a rifugiarsi a Vilnius per scappare dal regime (che forse aveva sconfitto alle presidenziali del mese scorso).

Sul Journal du Dimanche, due giorni fa Macron ha detto che il batka deve lasciare il potere, partita su cui già Merkel sta giocando un ruolo da prima punta – sia appena dopo le elezioni, cercando contatti col Cremlino; sia attualmente, con le cose scivolate completamente nella violenza e sovrapponendo la crisi di Minsk col caso Navalny. Tikhanovskaya vede (o meglio: spera di trovare) invece nel francese l’uomo “di cui abbiamo bisogno” per mediare col padre padrone bielorusso, ma su tutto pesa il rapporto con Mosca di Macron. Vladimir Putin è un attore con cui avere “dialogo strategico”, come disse il capo dell’Eliseo a Brégançon qualche giorno prima del G7 di Biarritz (quando il russo arrivò lateralmente, invitato per un bilaterale perché escluso dall’incontro multilaterale dei grandi del pianeta come sanzione post-Crimea).

“Il rapporto di Macron con la Russia sarà testato nel viaggio nel Baltico”, scrive la corrispondente francese di Politico Europe, Rym Momtaz, che spiega come nei Paesi Baltici ci sia un certo livello di scetticismo su Monsieur le président, perché vedono in lui il ripetersi di quanto non riuscito a Barack Obama – ossia il reset col Cremlino. Nel suo viaggio, Macron è chiamato a spiegarsi con i paesi della regione su cosa significhi quel dialogo strategico con Mosca, o su cosa intenda per “difesa europea” in ottica Nato (istituzione cara ai paesi dell’area). Insomma, su quanto può essere affidabile lui e un’Europa che vuole riconnettersi a Putin.

Compito che limita di per sé, e in partenza, l’influenza che il francese vuole muovere. Anche alla luce dei fatti: Putin sembra tutto meno che influenzabile e dialogante. E in base a questo, con le aperture, Parigi rischia di sembrare anteporre i propri interessi a tutto il resto. Un’indiscrezione del Monde riporta a paradigma un dettaglio di una telefonata del 14 settembre tra Macron e il presidente russo, il quale, parlando dell’avvelenamento di Alexei Navalny, avrebbe detto al francese che il leader dell’opposizione si sarebbe auto-somministrato il Novichok che i tedeschi hanno trovato nel suo corpo. “Un dialogo tra sordi“, ha scritto il primo giornale francese.

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