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Cina? Vade retro in Occidente ma non in Italia. La gustosa indagine Pew

Era attesissima la pubblicazione dell’indagine del Pew Research Center sulla percezione della Cina dopo la pandemia di coronavirus. Quattordici Paesi sono al centro della ricerca: Australia, Belgio, Canada, Corea del Sud, Danimarca, Francia, Giappone, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Svezia. Ma basta un risultato a inchiodare Pechino: le opinioni sulla Cina sono diventate più negative negli ultimi anni in molte economie avanzate e le opinioni negative sono aumentate vertiginosamente nell’ultimo anno, anche a causa della gestione della pandemia.

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In particolare in Australia, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Stati Uniti, Corea del Sud, Spagna e Canada, i sentimenti negativi hanno raggiunto i loro picchi da quanto il Pew Research Center ha iniziato a indagare il tema più di dieci anni fa. In un anno le opinioni negative sulla sono cresciute di 19 punti percentuali nel Regno Unito e di 13 nel Regno Unito (quasi 20 in totale sotto la presidenza di Donald Trump). Tra i Paesi dove le opinioni negative sulla Cina sono più contenute c’è l’Italia: il 62% degli intervistati ha un’idea negativa (26% molto negativa; 36% abbastanza negativa), il 38% positiva.

Gli italiani sono anche gli unici a giudicare a maggioranza in maniera positiva la risposta della Cina al coronavirus: 51% favorevole, 49% contrario (il Giappone, invece, è dove si registrano più contrari, il 79%). Ciò sembra suggerire, come ha sottolineato la giornalista del Foglio Giulia Pompili su Twitter che evidenzia anche come per l’81% degli italiani pensa che l’America abbia gestito male il coronavirus ma solo il 25% lo pensa del nostro Paese, che “la maggioranza degli italiani vede il lockdown à la cinese come una misura adeguata per contrastare il virus”.

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L’Italia è terza nella classifica dei Paesi in cui l’opinione pubblica ha perso più fiducia nel presidente cinese Xi Jinping. Soltanto per statunitensi, giapponesi e sudcoreani gli Stati Uniti sono la “potenza economica mondiale dominante”. Anche in questa classifica l’Italia è prima: per il 57% degli italiani a dettare legge è la Cina.

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La visione degli Stati Uniti come una potenza in declino secondo gli italiani era già emersa ad aprile da un sondaggio Swg che dimostrava come, scrivevamo su Formiche.net, la Cina abbia vertiginosamente aumentato la sua popolarità nell’opinione pubblica italiana nell’ultimo anno. Poco più tardi, a giugno, il rapporto Laps/Iai Gli italiani e la politica estera 2020 raccontava come quasi il 60% degli italiani veda nella Cina un’opportunità economica. Anche se soltanto il 14% si schiererebbe con Pechino contro Washington (il 12% farebbe l’opposto), come osservato su Formiche.net.

Che la propaganda cinese a suon di aiuti (ben pagati) e di bot (rivelata da Formiche.net) abbia dato i suoi frutti almeno tra la popolazione? Forse. Ma il bilancio della visita a Roma del segretario di Stato americano Mike Pompeo sembra suggerire che la politica italiana sia rimasta immune al contagio. È sufficiente guardare la reazione cinese e in particolare alle minacce dell’ambasciatore a Roma all’indirizzo del capo della diplomazia statunitense per trovarne conferma.

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