“Un’America forte non può essere dipendente da avversari internazionali per l’importazione di minerali critici che sono sempre più necessari per mantenere la nostra forza economica e militare nel Ventunesimo secolo”.
È con queste parole che Donald Trump, come riportato in una nota rilasciata dalla Casa Bianca, ha commentato l’importanza dell’Executive Order on Addressing the Threat to the Domestic Supply Chain from Reliance on Critical Minerals from Foreign Adversaries, controfirmato nella tarda serata di ieri.
Si tratta di un’iniziativa che si accoda al processo avviato ormai già tre anni fa, il 20 dicembre 2017 e a cui era seguito un importante rapporto del dipartimento del Commercio.
“Questi minerali critici sono input necessari per prodotti dai quali dipendono maggiormente le nostre infrastrutture militari, nazionali ed economiche”. Una consapevolezza che è stata nuovamente stimolata dal terremoto lungo le supply chain causato dalla crisi pandemica e dal peggioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, da cui i primi dipendono fortemente per un’importazione “particolarmente preoccupante”, soprattutto per le terre rare (quasi l’80% di composti metallici nel 2019). “Nonostante questi minerali siano indispensabili per il nostro paese, attualmente non abbiamo la capacità di produrli e processarli nelle quantità e qualità richieste”.
L’ordine esecutivo, che dichiara ufficialmente l’emergenza nazionale per l’industria mineraria, conferirà al dipartimento degli Interni il potere di avvalersi del Defense Production Act – la legge varata negli anni Cinquanta durante la guerra di Corea per riorientare la produzione di alcune industrie sensibili alla sicurezza nazionale – per stimolare il settore e lo sviluppo di nuovi siti. L’amministrazione ha già fatto ampiamente uso dell’armamentario del Dpa durante l’emergenza coronavirus.
Si tratta di un provvedimento urgente e simbolico, anche per le modalità rispetto al contesto delle elezioni: come riporta Bloomberg, Trump lo avrebbe firmato durante il suo viaggio per la campagna elettorale in Minnesota, dove avrebbe dispensato appelli ai minatori e ai residenti della cosiddetta Iron Range per supportare la sua rielezione.
Tra le indicazioni del presidente, sarà compito del dipartimento dell’Energia e di altre agenzie federali valutare quali piani pubblico-privati volti a creare una catena del valore domestica (mine-to-magnet, come la definiscono gli addetti ai lavori) possano beneficiare di prestiti destinati a progetti per l’energia pulita, compresi il riciclo di materiale di vecchi depositi. Inoltre, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore dell’executive order il dipartimento degli Interni, in collaborazione con Difesa, Commercio e Tesoro, dovrà presentare al presidente un rapporto sullo stato dell’arte dell’iniziativa, per eventualmente raccomandare “l’imposizione di tariffe o quote, o altre restrizioni alle importazioni contro la Cina e altri non-market foreign adversaries le cui pratiche economiche minaccino di indebolire il benessere, la crescita e la resilienza degli Stati Uniti”.
Si tratta di una mossa dell’esecutivo che difficilmente non sopravviverà alle elezioni del prossimo 3 novembre, dal momento che la questione ha ormai raggiunto un tasso di bipartisanship molto alto, soprattutto perché associata al controllo strategico della Cina su molte delle filiere industriali dei metalli rari. Vi è inoltre, come raccontato da Formiche.net, un crescente attivismo al Congresso.
Intanto, come confermato martedì dalla creazione dell’European Raw Materials Alliance, anche la Commissione europea ha ormai individuato nel settore un potenziale “collo di bottiglia” per le supply chain globali. Sarà chiaramente indispensabile un rinnovato dialogo transatlantico e occidentale per spezzare una dipendenza che rischia di consolidare il leverage geopolitico di Pechino e allo stesso tempo di minare alle fondamenta i piani industriali europei ed occidentali nel settore energetico e digitale.
L’ordine esecutivo firmato da Trump non trascura questo aspetto, dal momento che stabilisce come per cercare di “ridurre la vulnerabilità degli Stati Uniti da disruption delle supply chain dei minerali critici” sarà necessario rafforzare “la cooperazione e il coordinamento con i partner e gli alleati, incluso il settore privato”.