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Libia, Bashaga primo ministro in accordo con Il Cairo? Fake news

Si è parlato di un accordo tra il ministro dell’Interno del governo Gna e l’Egitto: Bashaga avrebbe dovuto essere premier in futuro con l’avallo del Cairo, ma dalla Cirenaica smentiscono. Non c’è nessuna intesa, solo un tentativo del ministro di “auto-sponsorizzarsi”. Sullo sfondo lo scontro con i Fratelli musulmani

Not bad!” commenta ironicamente una fonte dalla Cirenaica a proposito della notizie uscite sul vertice al Cairo tra il ministro degli Interni libico, Fathi Bashaga, e il governo egiziano. Si era parlato di un accordo tra Bashaga e l’Egitto affinché il primo potesse ricoprire il ruolo di premier nel futuro governo della Libia. La notizia è stata smentita da varie fonti vicine al generale-ribelle Khalifa Haftar.

Il primo a dare informazioni sull’infondatezza di quanto circolato è stata Agenzia Nova, a cui una fonte dell’Esercito nazionale libico (Lna, la milizia di Haftar) ha detto che non intendono negoziare “con i singoli individui” ed sono attualmente “concentrat[i] sulle discussioni organizzate dalla Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia, come dimostra il dialogo del Comitato militare congiunto di Ghadames”.

La stessa fonte spiega a Nova che i colloqui di Ghadames – che l’inviato Onu Stephanie Williams chiama “il Comitato dei Dieci” perché è un tavolo militare composto da cinque delegati dalla Tripolitania e cinque dalla Cirenaica – non si sarebbero mai tenuti “senza le intese raggiunte in precedenza dall’Lna con il vicepresidente del Consiglio presidenziale di Tripoli, Ahmed Maiteeq“.

A Formiche.net, la fonte della Cirenaica – che chiede di restare anonima – aggiunge un dettaglio ulteriore: sarebbe stato Bashaga stesso a suggerire agli egiziani una partita di scambio, proponendo che se il Cairo avesse accettato lui come primo ministro, lui avrebbe accettato Aguila Saleh come presidente del Paese.

Saleh è l’attuale presidente della Camera HoR, l’organismo elettivo riconosciuto dall’Onu che si è esiliato anni fa a Tobruk: da sempre Saleh è considerato vicino all’Egitto, e dal Cairo ha lanciato nei mesi scorsi un suo progetto di dialogo intra-libico per riunire il paese, cercando di scavalcare Haftar, con cui ha condiviso da sempre la posizione.

“Bashaga – aggiunge la nostra fonte – è andato per auto-sponsorizzarsi al Cairo, ma gli egiziani gli hanno risposto che non possono accettare una persona vicina alla Fratellanza musulmana come primo ministro e che loro continueranno a supportare la Cirenaica”. La questione della Fratellanza musulmana a Tripoli e in Tripolitania è diventata via via più centrale con il procedere dell’ampio quadro negoziale che è attualmente in corso.

Sul ruolo dei Fratelli sono state poste delle linee rosse: Russia, Egitto (ed Emirati Arabi), tutti paesi che sostengono l’Est, non vogliono ruoli formali all’interno del futuro Consiglio presidenziale e in posizioni apicali del governo per membri della Fratellanza, che considerano una realtà terroristica. La stessa posizione è, sebbene in modo meno marcato, tenuta dagli Stati Uniti che su questo fanno pressioni informali su Williams. La Turchia, paese che difende la Tripolitania, è invece molto allineata nell’interpretazione dell’Islam del Fratelli (alla base della spaccatura con i regni del Golfo), ma sulla Libia ha un atteggiamento più pragmatico: è disposta ad accettare di fare un passo indietro pur di far fruttare gli interessi maturati.

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