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Unicredit e Generali, perché Borghi (Pd) non fa il galletto

Con un corsivo sul Foglio il deputato del Pd e componente del Copasir Enrico Borghi difende la relazione del comitato sulle banche e l’allarme su Unicredit e Generali nel mirino dei francesi. Altro che asse nella finanza, all’Italia non farebbe male ripassare un po’ di Napoleone e Colbert

Allors enfants. Sul Foglio di questo mercoledì il deputato del Pd e componente del Copasir Enrico Borghi firma un pungente corsivo per il direttore Claudio Cerasa. Si chiede, fra le altre cose, se davvero si possa parlare di un “asse italofrancese” in via di costruzione nel mondo della finanza. Un asse che, sostiene il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara, si starebbe delineando all’insegna del libero mercato e “a dispetto del Copasir”.

Borghi, che per il comitato di raccordo fra Parlamento e intelligence ha co-firmato (insieme al M5S Francesco Castiello) la recente relazione su banche e assicurazioni, non ci sta. Quel documento sfornato da Palazzo San Macuto diceva l’esatto contrario. Altro che santa alleanza, i francesi le stanno dando di santa ragione alla finanza italiana e puntano a due colossi pieni zeppi di nostri titoli di Stato, Generali e Unicredit.

“Pensare che “è il mercato, bellezza!” è ingenuo”, scrive allora un fogliante Borghi. “Esisterà pure una strada intermedia tra il Leviatano pubblico e la mano invisibile eteroguidata. In Francia hanno il colbertismo, in Germania la cogestione, in Italia non credo dobbiamo affidarci alla rassegnazione”. Poi una stoccatina alle nozze Psa-Fca: “dovremmo vigilare per non trovarci a risvegliarci anche sul piano industriale, oltre che bancario, magari scoprendo che nel matrimonio Psa-Fca i partner francesi potrebbero operare per una indipendenza industriale di Psa a cui farebbe da pendant un controllo di Stellantis a scapito del partner italiano”.

Non è la prima volta che il dem si ritrova coinvolto in un duello di inchiostro sulla relazione del Copasir. Dalle colonne di Repubblica era stato Sergio Rizzo, una settimana fa, a bacchettare l’allarme del comitato sul Leone di Trieste. Quel rapporto, gli aveva risposto a toni Borghi con un corsivo su Formiche.net, “non è certamente una relazione sovranista. Si potrà capire, in chi vive di tradizionali riflessi condizionati di tarda inflessione liberista, che questo possa apparire strano”.

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