Il quotidiano tedesco Handelsblatt definisce la Turchia un ostacolo chiave al raggiungimento degli obiettivi della Nato per il prossimo decennio, citando la dichiarazione di un rappresentante di uno dei principali Stati membri dell’Alleanza
“La strategia di trattare amichevole la Turchia in modo da non perderla come alleato sta chiaramente volgendo al termine”. Lo ha detto a Bruxelles il portavoce di un importante paese della Nato. Parole riportatepoi dal quotidiano tedesco Handelsblatt, autorevole organo economico teutonico, che mette l’accento sulla mancanza di coordinamento nelle decisioni importanti come appunto è il caso turco per l’intero versante euromediterraneo che va dalla Libia a Israele.
PARIGI & BERLINO
Tra Parigi e Berlino serpeggia (non solo nelle ultime settimane) un timore: che il presidente turco, pressato anche dalla situazione economica instabile, possa replicare le mosse scomposte andate in scena in Libia e nell’Egeo anche su altri versanti, nella consapevolezza che il dossier energetico rappresenta la vera e unica cartina di tornasole di alleanze e posture.
Per questa ragione, e alla luce dell’infruttuosità della fase diplomatica fin qui attuata con Ankara, sono allo studio piani alternativi. Secondo il ministro degli Esteri tedesco Haiko Maas, la Nato, che il presidente francese Emanuel Macron aveva definito mesi fa “cerebralmente morta”, necessita oggi di “terapia cellulare fresca”. Ovvero tutti gli alleati, è la tesi di Maas, dovrebbero essere politicamente più vicini gli uni agli altri. Ma è di tutta evidenza che a causa di alcune tensioni interne, ha poi aggiunto il quotidiano finanziario tedesco, è estremamente incerto che gli obiettivi possano essere raggiunti “quando le proposte in Turchia sono state criticate prima ancora di essere presentate”.
TURCHIA
È improbabile che la Turchia “concordi su proposte che potrebbero indebolire il suo margine di manovra”, osserva l’Handelsblatt. Il riferimento è al potere di veto che potrebbe esercitare, ma non come un membro qualsiasi bensì in qualità di soggetto sui generis. Non va dimenticato infatti che Ankara da anni ostacola la cooperazione della Nato con Paesi terzi come l’Austria, senza contare altri fronti di tensioni come l’intervento turco in Siria, il controverso acquisto del sistema missilistico russo S-400, il contrasto con il dossier F-35 (con la pronta risposta di Mike Pompeo anche in triangolazione con Atene e Tel Aviv), le pretese su Cipro e il coinvolgimento diretto nel conflitto in Nagorno-Karabakh.
Tutte materie su cui Berlino è impegnata direttamente per via di uno status, a sua volta, particolare. Da un lato la fortissima presenza turca in Germania, quantificata in poco più di 3,5 milioni di individui tra cittadini turchi, cittadini con doppia cittadinanza e tedeschi che insieme danno vita alla minoranza straniera più popolosa del paese. Si tratta inoltre di cittadini che conservano con la Turchia un link diretto, anzi molti di loro fanno parte di quella grande e non più sotterranea rete erdoganiana usata dal governo turco per fare pressione su Berlino.
Dall’altro il grosso filo commerciale che esiste tra Berlino e Ankara alla voce difesa: l’ultima fornitura in ordine di tempo è relativa a sei sommergibili tedeschi venduti sul Bosforo, la cui consegna a scaglioni è ancora in corso.
BRUXELLES
Erdogan provoca Cipro perché vuole il gas. È questa una consapevolezza che sta trovando terreno fertile anche nella prudente Bruxelles, dove alti funzionari stanno valutando come dare seguito all’annuncio dei mesi scorsi di imporre sanzioni alla Turchia. Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha detto chiaramente che spetta alla Turchia definire il suo status al vertice Ue di dicembre”, definendo la visita di Erdoğan a Varosha (nella parte di Cipro occupata dai turchi) una “provocazione”. Maas ha precisato che le sanzioni contro la Turchia saranno all’ordine del giorno: “Se non vediamo segnali positivi provenienti dalla Turchia entro dicembre, ma solo ulteriori provocazioni come la visita di Erdoğan a Cipro del Nord, allora ci stiamo dirigendo verso un dibattito difficile”.
Maas in questa fase è spalleggiato dal collega francese Jean-Yven Le Drian, il cui governo da tempo è sceso in campo direttamente a sostegno di Grecia e Cipro contro le pretese di Erdogan a Kastellorizo e Nicosia: giorni fa i due ministri hanno firmato un editoriale congiunto sul Washington Post centrato sulle future relazioni transatlantiche con l”amministrazione Biden facendo anche un passaggio sulle provocazioni di Erdogan: “Dovremo affrontare il comportamento problematico della Turchia nel Mediterraneo orientale e oltre”, hanno scritto.
Per cui in attesa dell’eurovertice su Cipro del prossimo 10 dicembre, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non vincolante a sostegno di Cipro che esorta i leader dell’Ue a “agire e imporre sanzioni severe in risposta alle azioni illegali della Turchia”.
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