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Contro le ambiguità di Berlino su Cina e Russia. Editoriale da Parigi

Critiche severe in un editoriale sul Monde contro Merkel e contro le ambiguità della Germania riguardo Russia e Cina. Il quotidiano francese sottolinea l’importanza dei valori europei davanti all’interesse economico, tira in ballo il Nord Stream 2 e il caso Navalny, primi banchi di prova per i rapporti transatlantici nell’era Biden

Il Monde pubblica un editoriale severo nei confronti della Germania facendo segnare una posizione critica di Parigi nei confronti dell’alleato tedesco che dimostra anche come l’asse tra i due paesi leader dell’Unione europea sia limitato da elementi di competitività. Il tema è un’accusa di ambiguità nei confronti di Berlino riguardo a un dossier chiave, i rapporti con la Russia, per poi allargare e traslare la questione sulla Cina. Argomenti di estrema importanza se si considera che sono la chiave dei rapporti transatlantici che Joe Biden, con i suoi primi contatti con gli alleati, sta mettendo in risalto – e le telefonate a Parigi e Berlino sono arrivate subito dopo quella a Londra (cuore della Special Relationship a cavallo dell’Atlantico).

Argomenti cari anche a Emmanuel Macron, che li ha usati per lanciare la sua idea di sovranità europea e autonomia strategica, con tanto di confronto recente con Berlino che suggeriva – attraverso il ministero della Difesa – che non c’è sovranità e strategia senza allineamento agli Usa, e Macron che rispondeva piccato che certe dichiarazioni non avevano senso.

Il quotidiano più internazionale di Francia scrive adesso – attenzione: il pezzo non è firmato, dunque rappresenta la linea editoriale di uno dei cuori del pensiero e del dibattito pubblico e politico francese – che “è sempre meno sostenibile” il rifiuto di Angela Merkel di bloccare il Nord Stream 2. L’infrastruttura che porterà il gas naturale russo in Germania, trasformandola in un hub energetico europeo, è da tempo tirato in ballo come arma efficace per far leva su Vladimir Putin e dimostrargli che questioni come il rispetto dei diritti, calpestati col trattamento che ha riguardato il leader della lotta alla corruzione, Alexei Navalny, sono un fattore nevralgico nelle relazioni con l’Ue.

C’è chi ne invoca e ne pensa la sospensione per dimostrare che l’idea di Europa e di Unione è qualcosa che travalica l’ambito economico e che si basa profondamente su un piano di valori condivisi che non può essere messo in discussione davanti all’interesse, per esempio Manfred Weber. Pressing diretto dal Monde anche su Gerhard Schröder, ex cancelliere (orientato verso la Russia) la cui posizione di presidente dell’opera – di proprietà del monopolista russo Gazprom – è per il quotidiano francese ormai “non più sostenibile” né “giustificabile”.

L’articolo è destinato a suscitare reazioni. Se non pubbliche, attraverso le vie discrete della diplomazia.

“In una maniera o nell’altra l’Ue – scrive l’editoriale parigino – non si può sottrarre a un serio riesame della sua politica nei confronti della Russia e i suoi vicini, che passi per un allineamento fra i fatti e i valori che gli europei sostengono di difendere”. E il richiamo alla Germania è netto, perché il ruolo di Berlino – per peso e capacità all’interno dell’Ue – sta anche nell’esempio. Quando Merkel attacca Putin per il caso Navalny ma difende l’investimento in Nord Stream 2 considerandolo solo una mera questione economica – aspetto per altro fallace, vista l’importanza geopolitica di certe infrastrutture critiche, che creano legami fisici tra paesi – si mostra ambigua, spiega il Monde, e lo fa agli occhi di regimi autoritari come la Russia e come la Cina.

Berlino è già recentemente finita sotto accusa da parte della più importante testata europea, quando il Financial Times ne contestò l’eccessiva foga nel chiudere l’accordo economico Ue-Cina, criticandola per altro per aver dato “un calcio sui denti” all’amministrazione Biden, con un secondo round quando la Cancelliera ha dato ragione al segretario del Partito comunista cinese, il capo di stato Xi Jinping, sul non voler creare una nuova guerra fredda. Anche in questo caso con il Nord Stream 2 la partita si gioca su un campo transatlantico. Washington ha infatti imposto sanzioni alle ditte europee che partecipano all’opera – e infatti sono tutte uscite, con una sola società russa rimasta a completare l’ultimo tratto del gasdotto, sanzionata pure quella.

Gli Usa vogliono la sospensione del progetto, la Germania glissa: dal readout della telefonata Merkel-Biden si evincono le differenze. Washington sottolinea che si è parlato di Cina e Russia, Berlino non ne fa menzione. Il match è in corso. L’impressione è che la questione-Mosca sarà un primo, importante test per i rapporti transatlantici nell’era Biden. Gli americani sembrano interessati a una garbata destabilizzazione della Russia – anche per disarticolare i legami con la Cina. I tedeschi, che guidano ancora il processo europeo, vogliono usare la postura severa contro Putin, come quando hanno accolto Navalny per curarlo dall’avvelenamento da Novichok prodotto probabilmente da una killing mission fallita dell’Fsb. Lo scopo è schivare le critiche su punti sensibili come il Nord Stream.

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