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America is back (sulla Difesa). Biden in visita al Pentagono

Dopo l’America is back pronunciato al dipartimento di Stato, Biden è oggi al Pentagono con il suo segretario alla Difesa, Lloyd Austin. L’obiettivo principale è riportare la calma dopo i turbamenti alla leadership degli ultimi mesi. E intanto è partita la “Global posture review” che ridefinirà tutti gli impegni all’estero

Per la nuova amministrazione americana è il giorno del Pentagono. Il presidente Joe Biden, insieme alla vice Kamala Harris, è oggi in visita al dipartimento della Difesa. Ad accoglierli c’è il generale Lloyd Austin, fortemente voluto da Biden anche oltre qualche resistenza dal mondo dem. Con lui ci sarà buona parte della nuova leadership, ancora non tutta confermata dal Senato e alle prese con gli strascichi dell’amministrazione targata Donald Trump, che al Pentagono ha trovato modo di rendere la strada difficile alla transizione, tra sostituzioni dell’ultimo momento e nomine dei fedelissimi ai comitati indipendenti.

LA LOTTA AL COVID

Con Austin ci sarà sicuramente Kathleen Hicks, fresca di conferma da parte del Senato, prima vice segretario donna della Difesa americana (qui il suo profilo). L’altro primato è dello stesso Austin, primo afro-americano al vertice del Pentagono. Oltre le celebrazioni, si attendono però elementi concreti, a partire dal contrasto alla pandemia da Covid-19. Il generale Austin ha spiegato sin da prima dell’insediamento che questa sarebbe stata la sua priorità. Promessa mantenuta, considerando che nei primi giorni al Pentagono ha dispiegato 1.1000 membri della Guardia nazionale in cinque centri di vaccinazione sul territorio nazionale, in aggiunta ai circa 22mila già impegnati nel supporto logistico.

VERSO LA GLOBAL POSTURE REVIEW

C’è poi la “Global posture review”, già avviata da Austin su mandato del presidente Biden, che legherà gli impegni militari al concetto di “America is back, diplomacy is back” pronunciato la scorsa settimana al dipartimento di Stato. Ci lavorerà il sottosegretario per le Politiche, posizione numero tre al Pentagono, attualmente ricoperta pro tempore da Amanda Dory in attesa della conferma del Senato per Colin Kahl. Lavorerà in “stretta consultazione” con il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Mark Miller, unico elemento di continuità rispetto alla precedente amministrazione nella leadership del dipartimento.

OBIETTIVI E STRATEGIE

L’obiettivo della revisione è “allocare al meglio le forze militari nel persegue i nostri interessi nazionali”, spiegava Austin la scorsa settimana. Saranno compresi gli impegni all’estero, le strategie e le missioni. Qualche segnale su questo è già arrivato, dallo stop al ritiro dalla Germania, alle rassicurazioni per gli alleati su un maggiore dialogo in merito ai dispiegamenti all’estero. Già in queste due mosse si è avvertito il tentativo di riportare il Pentagono al suo approccio tradizionale dopo i quattro anni di Trump.

SEGNALI DI DISTENZIONE

Quattro anni in cui il dipartimento è stato spesso preso in contropiede dagli annunci del comandante in capo su vari ritiri, dalla Siria all’Afghanistan, dall’Africa alla Germania. Che i vertici della Difesa a stelle e strisce volessero un ripristino della tradizionale pianificazione lo si era capito a inizio gennaio, con la lettera affidata al Washington Post degli ultimi 32 anni di leadership del Pentagono, undici ex segretari alla Difesa a chiedere a Trump di non coinvolgere i militari nella sua contesa elettorale. Il segnale più forte è arrivato una settimana dopo, con una nota ufficiale (di cui non si ricordano precedenti), in cui gli attuali capi delle Forze armate hanno ribadito la fedeltà alla Costituzione, riconosciuto Biden come prossimo comandante in capo e condannato le rivolte di Capitol Hill.

VERSO LA NATO

L’altra missione di normalizzazione è attesa entro i confini della Nato, un altro contesto in cui l’esuberanza di Trump si è fatta sentire. Il segretario Jens Stoltenberg è stato il primo contatto ufficiale di Austin dopo l’insediamento al Pentagono, tra i primi per Biden all’arrivo alla Casa Bianca. La prossima settimana la nuova amministrazione farà il suo debutto, con il generale Austin atteso tra i colleghi per la consueta ministeriale Difesa. In cima all’agenda c’è l’Afghanistan, con novità in vista per la missione Resolute Support. È su questo che si testerà la promessa di dialogo e concertazione con alleati e partner.

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