Il caso della catena di rivenditori di videogame che ha messo a soqquadro Wall Street non è solo una bolla speculativa opera di trader non professionisti. Dimostra la grande vulnerabilità della finanza americana, vittima potenziale di nemici vecchi e nuovi (Russia e Cina in testa) che potranno prendere esempio e sferrare attacchi asimmetrici e improvvisi
Qui gli approfondimenti di Silvia Castagna, Andrea Monti e Rossana Miranda su Formiche.net sulla vicenda GameStop
C’è da riflettere a guardare in controluce il caso GameStop. Stavolta potrebbe non essere la solita bolla speculativa, che gonfia un titolo sul mercato fino a farlo scoppiare. Forse stavolta il sistema finanziario americano ha rivelato pericolose falle che rischiano di diventare terreno fertile per chi, la finanza statunitense, la vuole minare dal profondo, facendone emergere tutta la sua vulnerabilità.
Non è tanto un titolo esploso del 1.600% nel solo mese di gennaio, ma è il come e perché che deve far riflettere chi di dovere, Joe Biden in primis. Il punto è questo: il caso di Borsa sul più grande distributore di videogame al mondo è opera di investitori amatoriali, cioè non di professione, a loro volta travolti da un’ondata di disinformazione. Sfuggita letteralmente dal controllo.
Per questo, gli Stati Uniti e più in generale l’Occidente, hanno un problema. Il caso della catena texana che ha sconquassato Wall Street per 20 giorni dimostra che questa gran massa di investitori amatoriali può essere in grado, in maniera caotica e improvvisa, di organizzarsi a sufficienza da generare grandi conseguenze sui mercati.
Tutto è cominciato quando dei trader online non professionisti, coordinatisi attraverso il forum Wall Street Bets su Reddit (sito Internet di social news, intrattenimento, e forum, dove gli utenti registrati possono pubblicare contenuti sotto forma di post testuali o di collegamenti ipertestuali) hanno preso di mira alcuni hedge fund che avevano scommesso contro GameStop, vendendone le azioni allo scoperto. Dopo l’exploit di gennaio, a inizio febbraio è giunto il prevedibile crollo, con tanto di sollievo dei mercati statunitensi: il titolo ha perso il 60% del suo valore chiudendo a 90 dollari dopo il picco di 325 dollari ad azione raggiunto venerdì 29 gennaio.
Un ottovolante che apre, per l’appunto, degli interrogativi, come hanno scritto Josh Lipsky e William Wechsler dell’Atlantic Council in un commento pubblicato da MarketWatch. “Il prossimo caso GameStop potrebbe non essere così divertente, perché stanno emergendo delle questioni politiche. L’impennata del valore delle azioni di GameStop può aprire le porte ad attori interni e internazionali che, con finalità maligne, cercano di manipolare i mercati e destabilizzare il sistema finanziario globale?”.
Facile pensare alle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 quando la Russia dimostrò quanto fosse facile per una forza esterna usare i social media per manipolare su larga scala gli elettori. Per questo, scrivono i due esperti, “è solo questione di tempo prima che un attore finanziario usi simili tecniche per manipolare gli investitori statunitensi”.
Il messaggio è chiaro. “Immaginate che cosa stanno pensando i russi, i cinesi e gli iraniani guardando quanto accaduto con GameStop la scorsa settimana. È stata aperta una strada per la manipolazione di massa intenzionale dei prezzi azionari attraverso una campagna di disinformazione mirata sui social media. E non dobbiamo guardare solo a Paesi stranieri, ma anche ad attori non statuali attivi nel crimine finanziario informatico”. Ora deve entrare in gioco la Sec, l’omologa americana della nostra Consob, suggeriscono i due esperti. “Il presidente della Sec è la persona giusta per stringere le maglie su questo tipo di operazioni. Perché già in qualità di presidente della Commodity Futures Trading Commission, osservava gli scambi di swap come un falco e segnalava regolarmente il potenziale dannoso dei nuovi prodotti finanziari di destabilizzare il mercato”.
C’è chi poi, fa considerazioni più di carattere sociale, sottolineando i grandi cambiamenti nell’approcciarsi alla finanza. Come Rana Foroohar, columnist del Financial Times. “Il furore attorno a GameStop riflette un cambiamento fondamentale nell’economia americana, in cui la prosperità era basata su occupazione sicura e crescita del reddito. Adesso invece le aziende e molti consumatori si concentrano sempre più sui prezzi delle attività in costante aumento, speculando. Ora il caso GameStop ha innervosito le persone perché gli ricorda quanto siamo tutti incredibilmente dipendenti da mercati”. Gli Usa e l’Occidente, comunque, sono avvertiti.