Intervista all’economista della FordHam University di New York. Gli stimoli messi in campo da Biden porteranno gli Usa e il mondo a una crescita veloce e consistente. In compenso deficit, debito e inflazione aumenteranno, costringendo la Fed ad alzare i tassi. Il che potrebbe generare un corto circuito stile 2008. Le tasse? I repubblicani daranno battaglia, ma alla fine i democratici si imporranno
Il più grande piano di salvataggio dell’economia nella storia americana sta, piano piano, prendendo corpo. Il Congresso ha appena approvato uno sforzo che vale 1.900 miliardi di dollari, una potenza di fuoco paragonabile al New Deal di Franklin Delano Roosevelt. Dentro c’è di tutto: tasse, stimoli fiscali, sussidi (versamento diretto di 1.400 dollari a tutti i cittadini il cui reddito annuo è minore di 75 mila dollari).
Uno dei cuori del piano Usa è l’aumento delle tasse sui grandi patrimoni e sulle major, con un aliquota di imposta che potrebbe presto passare dal 21 al 28%. Tutto il contrario di quanto fatto da Donald Trump, che i profitti societari li aveva protetti con tasse tutto sommato leggere. Senza considerare che si tratta del primo aumento fiscale a livello federale dal 1993. Sullo sfondo, tre mesi di rendimenti sui Treasuries, i titoli di debito americani, sull’ottovolante, per paura di una ripresa dell’inflazione, e conseguente pressione sul Nasdaq. Basterà tutto questo a salvare gli Stati Uniti, alla luce di un Pil che, secondo la Fed, nel 2021 crescerà del 6,5%? Formiche.net lo ha chiesto a Dominick Salvatore, professore della Fordham University e tra i maggiori esperti di politica economica internazionale, raggiunto a New York, dove risiede.
Salvatore, Joe Biden sta per lanciare un pacchetto di aiuti che vale 1.900 miliardi di dollari. Qualcosa di mai visto prima. Ma che effetto avrà sull’economia americana e globale?
Siamo dinnanzi a uno stimolo fiscale senza precedenti, che vale 1,9 trilioni di dollari, come il Pil italiano Quello che è stato approvato dal Congresso è qualcosa che avrà delle conseguenze importanti sull’economia degli Usa e del mondo. Gli Stati Uniti non hanno mai sostenuto un simile sforzo, tranne che durante la Seconda Guerra Mondiale. La crescita degli Usa aumenterà di 3 punti percentuali nel giro di pochissimo, toccando una crescita cumulata del 6,5% mentre su scala mondiale il piano di Biden aumenterà il Pil di un punto percentuale. E gli americani, comunque, torneranno a spendere tantissimo.
Questo potrebbe far salire l’inflazione, però. E sappiamo quanto i mercati e gli investitori temano tale scenario. Wall Street insegna…
L’aumento dell’inflazione è un grosso problema, che va affrontato. Ma non salirà solo l’inflazione, aumenterà il deficit e il debito federale. Dunque a fronte di un aumento della crescita avremo un incremento marcato del debito e del disavanzo, che arriverà al 20% del Pil. Il risultato è che gli Usa non saranno più un Paese virtuoso dal punto di vista dei conti pubblici. Diciamo che questo è un po’ il prezzo del piano, crescita in cambio di finanze pubbliche sotto stress.
Un aumento dell’inflazione potrebbe spingere la Fed a rivedere la sua politica monetaria, finora abbastanza accomodante. O no?
La Fed finora ha tenuto i tassi bassi, promettendo di farlo anche in futuro. Ma credo che con un aumento dell’inflazione, sulla spinta del pacchetto di Biden, ci saranno dei dietrofront. L’inflazione è al 3% annuo e mi risulta che nei piani alti della banca centrale ci sia una certa preoccupazione per questo. Anche perché l’inflazione, una volta che comincia a galoppare, è difficile fermarla.
Dunque, cosa succederà?
I tassi aumenteranno e questo sarà un problema non solo per gli Usa ma per il mondo. Anche per la Cina, Paese fortemente indebitato. Se i tassi aumentano, si potrebbe paradossalmente tornare a una crisi finanziaria come quella del 2008. Inflazione che sale, debito e deficit alle stelle…
Dice sul serio? Sembra un paradosso, salvare l’economia per poi tornare a 13 anni fa.
E lo è. Quando saranno finiti gli stimoli e il debito sarà elevatissimo, così come il deficit, sarà un problema bello grosso. Biden sta giustamente aiutando l’economia, ma tutto questo avrà il suo prezzo. La partita è pericolosa, ma vale la pena giocarla, c’è di mezzo la sopravvivenza di una Nazione.
Salvatore, come reagiranno le Borse dinnanzi al piano di Biden?
Se i tassi aumenteranno, perché la grande liquidità immessa nel mercato spingerà l’inflazione costringendo la Fed a rivedere la sua politica, potrebbero esserci dei crolli. Più alti sono i tassi più probabili sono le correzioni sui mercati, con momenti di grandi volatilità. Le dico di più. Il prossimo anno potremmo avere i semi di una crisi globale peggiore di quella del 2008, causa i conti pubblici americani fuori controllo.
Parliamo delle tasse. L’amministrazione democratica si appresta ad attuare il primo aumento dal 1993. Con Trump sarebbe stato impensabile. Lei che dice?
I repubblicani cercheranno sicuramente di fermarlo, finora non ci sono riusciti. L’aumento delle tasse ci sarà, grazie a un gioco politico messo in atto dagli stessi democratici, in modo anche abile. I quali dicono che bisogna spendere di più per fare le infrastrutture le quali a loro volta portano crescita. E nessuno può essere contrario a questo. Ma i soldi dove il prendono? Dalle maggiori imposte suoi ricchi del Paese. E in tempi di pandemia il consenso della gente comune sarà quasi certamente a sostegno di questa scelta.