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Non dite a Huawei e Zte che Colao vuole un’Italia digitale “europea e atlantica”

In audizione al Senato il ministro Colao ha presentato il suo piano per l’Italia digitale. Tutti connessi in altissima velocità entro il 2026. Su 5G e cybersecurity dice: “Italia chiaramente nel quadro europeo e atlantico”. Huawei e Zte avvisate…

Connettere tutti entro il 2026. È l’obiettivo tracciato dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, in audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio, Lavori pubblici, Politiche dell’Unione europea e Trasporti del Senato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza ricordando che a oggi “la copertura Ftth (cioè la fibra fino a casa, ndr) raggiunge poco meno del 34% delle famiglie italiane”.

IN ANTICIPO RISPETTO AI PIANI UE

L’obiettivo, come detto, è connettere tutti “con connessioni ad altissima velocità” entro il 2026, cioè quattro anni prima rispetto a quanto fissato dal 2030 Digital Compass, la bussola digitale presentata la scorsa settimana dalla Commissione europea (a cui Formiche.net ha dedicato un’analisi, uno speciale sull’ambizione in materia di semiconduttori e un girotondo di esperti con le loro perplessità).

APPROCCIO IN SEI PUNTI

L’approccio presentato dal ministro Colao, che per 10 anni è stato a capo del colosso Vodafone, si riassume in sei punti. Primo: ammodernare ed estendere le infrastrutture digitali su tutto il territorio nazionale in maniera uniforme e in questo senso “assicurarci di cogliere appieno la rivoluzione del 5G e dalla banda ultra larga mobile”. Secondo: “è necessario che la transizione digitale del Paese colga appieno le opportunità che sorgono dalla tecnologia cloud computing”, ha spiegato il ministro sottolineando l’“enorme potenziale” del cloud. “In linea con questo proposito, è fondamentale che il nostro approccio al cloud computing promuova e sostenga lo sviluppo di un mercato europeo per i servizi cloud e che l’Italia si inserisca da protagonista nel sistema Cloud europeo Gaia-X”, ha aggiunto. Terzo: “assicurarsi che i dati trattati dalla pubblica amministrazione possano essere utilizzati facilmente, nel rispetto di tutte le garanzie”. Quarto: “è necessario che lo sforzo per la digitalizzazione metta l’inclusione di tutti al centro”. Quinto: “tutto ciò va fatto in sicurezza”. Sesto: “nessuna transizione – di nessun tipo – funziona se non si parte dalle persone e dall’investimento nelle competenze, di tutti e dei giovani in particolare”.

LA SICUREZZA INFORMATICA

Quanto al quinto punto, ecco quanto dichiarato dal ministro Colao.

In un mondo digitale dove tutti i dati sono disponibili online è evidente che lo Stato debba rafforzare la propria capacità di difendersi e difenderci da attacchi cibernetici. La transizione digitale richiede uno sforzo significativo di ammodernamento della cybersecurity nazionale, che protegga sia le persone sia le infrastrutture. Sarà anche sempre più importante assicurare a imprese, PA e cittadini che hardware, software, applicazioni, e algoritmi siano e si mantengano sicuri e ispezionabili. Non da ultimo, il comparto cybersecurity ha una fondamentale importanza sul piano geostrategico, che deve collocare l’Italia chiaramente nel quadro europeo e atlantico.

Parole chiare, specie perché pronunciate alla viglia di una ricca partita per la transizione digitale (sul piatto una cifra “di poco superiore ai 40 miliardi” dal Next Generation EU, ha spiegato il ministro) guardata con grande interesse anche dalle aziende cinesi Huawei e Zte che nel dicembre 2019 furono oggetto delle preoccupazioni del Copasir che le definì un pericolo per la sicurezza nazionale invitando il governo a “seriamente prendere in considerazione” l’esclusione dalla rete 5G.

IL PERIMETRO CYBER

A queste parole si sommano quelle dette poco dopo: “Questo aumento delle nostre capacità difensive passerà, in primo luogo, da un rafforzamento della sicurezza cibernetica di asset strategici con la piena attuazione della disciplina in materia di Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica” (il secondo dei quattro Dpcm del progetto guidato dal Dis e che molti apprezzamenti ha ricevuto a livello europeo e atlantico ha ricevuto il parere “favorevole condizionato” dalle commissioni al Senato questa settimana). E ancora, parlando di attacchi cibernetici: “Il raccordo con le iniziative europee e alleate è essenziale per massimizzare la protezione degli interessi comuni dei cittadini e delle imprese”.

“CHIARAMENTE EUROPEA E ATLANTICA”

E a ribadire anche in conclusione del suo intervento la postura europeista e atlantista già dichiarata dal presidente del Consiglio Mario Draghi in occasione del suo discorso di insediamento al Senato, il ministro Colao ha definito i tre punti fermi della sua strategia digitale. Primo: “il digitale come garanzia di opportunità, inclusione e coesione territoriale”. Secondo: “il digitale come nuovo modo di lavorare, fare impresa, ed essere cittadino pienamente”. Terzo: “la transizione digitale come strategia industriale e geostrategica competitiva, chiaramente europea e atlantica. In una frase: digitale per una vita più facile, più sana e più inclusiva; e per un’Italia più forte e sicura nel contesto internazionale”. Più forte e sicura in un contesto europeo e atlantico. Huawei e Zte avvertite.


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