Il voto dovrebbe arrivare nella serata di oggi. Per ora le discussioni procedono a porte chiuse e fonti locali spiegano a Formiche.net che ruotano attorno ai quei cavilli tecnici, oltre che “su varie modifiche da apportare alla squadra dei ministri presentata da Dabaiba”. E sul tavolo delle modifiche ci sono i ministeri più importanti, a partire dalla Difesa, Interni ed Esteri
Dal centro congressi Ouagadougou di Sirte, luogo che fu simbolo del potere gheddafiano negli anni Novanta del secolo questo, e poi “fiorente capitale” dell’occupazione baghdadista nel 2015, ora base dei mercenari russi del Wagner Group, passa un altro momento storico per la Libia: si cerca d i votare la fiducia a un nuovo tentativo – spinto dall’Onu – di un governo unitario. Le sale di marmo, sfarzose e impersonali, con gli slogan contro il colonialismo occidentale lungo i muri che hanno ospitato la firma della Dichiarazione di Sirte dalla quale è nata l’idea alla base dell’Unione Africana, accolgono da ieri, 8 marzo, la sessione della Camera dei rappresentanti (HoR) dedicata al voto di fiducia al nuovo Governo di unità nazionale (Gun) del premier designato Abdel Hamid Dabaiba.
Dabaiba guida un’inesistente – per ora – autorità esecutiva uscita dal cosiddetto Foro di dialogo libico organizzato dall’Onu tra Tunisi e Ginevra dopo che il tentativo di assalto a Tripoli (e rovesciamento dell’attuale esecutivo onusiano Gna, in fase di transizione) da parte del signore della guerra dell’Est, Khalifa Haftar, è fallito. Durato oltre un anno, sostenuto da Egitto, Emirati Arabi, Russia, Giordania, il sogno di portare al potere un nuovo rais di quei difensori dello status quo regionale si è infranto l’estate scorsa, dopo un assalto lungo, sanguinoso e non proficuo. A fermarlo l’intervento dei promotori del pensiero anti-status quo, i turchi, coi loro droni e le poche remore nell’inserirsi direttamente in un intervento militare.
Cessato il fuoco (almeno momentaneamente) sulla Libia si era prodotto un allineamento di astri: l’Est ha accettato di partecipare distaccato a un processo negoziale, l’Ovest non poteva farne a meno visto che da un processo negoziale nasceva il suo riconoscimento internazionale. Risultato il dialogo-con-elezioni al Foro, che (non senza sorprese sui vincitori) ha dimostrato però tutte le divisioni e le controversie libiche, a cominciare dall’enorme polemica attorno alla compravendita di voti che AFP ha annunciato essere stata tracciata dall’Onu stesso. Agila Saleh, presidente dell’HoR, ha messo il report al centro del voto di fiducia, e ha invitato Dabaiba a discuterne oggi (per parlare anche della lista dei ministri.
Teoricamente – spiega Agenzia Nova – “la lista di 27 ministri, due vicepremier, sei sottosegretari del nuovo governo ha bisogno della maggioranza semplice di 91 voti per ottenere la fiducia”, però a complicare questo passaggio c’è un gruppo di 42 deputati di Tripoli che “ha formalmente chiesto di rinviare la sessione perché, a loro dire, bisogna votare una modifica costituzionale che richiede un quorum di 120 voti”.
Il voto dovrebbe arrivare nella serata di oggi. Per ora le discussioni procedono a porte chiuse e fonti locali spiegano a Formiche.net che ruotano attorno ai quei cavilli tecnici, oltre che “su varie modifiche da apportare alla squadra dei ministri presentata da Dabaiba”. E sul tavolo delle modifiche ci sono (chiaramente) “i ministeri più importanti, a partire dalla Difesa, Interni ed Esteri” (che sono quelli a cui le fazioni politiche tengono di più perché permettono un dialogo costante con gli attori esterni: gli Interni in particolare è uno dei dicasteri con cui l’Italia ha maggiore interlocuzione, perché tratta la sfera dell’immigrazione, di cui il territorio libico fa da rubinetto).
Nova, informata da altre fonti locali, spiega le posizioni: la prima “disposta a votare la fiducia subito”; un’altra “chiede di rinviare il voto fino alla pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite sui casi di presunto corruzione al Foro di dialogo politico libico di Tunisi”; infine chi “chiede di votare la modifica costituzionale insieme alla fiducia al nuovo governo”. Dabaiba ha parlato sui social network e ammesso che il percorso per la formazione della sua squadra non è stato facile: “È stato più difficile che scalare montagne ripide. Ma alla fine abbiamo raggiunto la vetta. Il processo di formazione del governo ha incluso sforzi strenui per ottenere il meglio. La crisi oggi è una crisi di conflitto e di guerra, una crisi di fiducia e di partecipazione, una crisi di accettazione e di sostegno che si estende alla situazione attuale. Quando ho scelto di vivere questa esperienza non avevo paura di percorrere questo sentiero, anche se era breve, ed ero consapevole dei suoi ostacoli”.