Skip to main content

Libia, Sahel e industria. La visita di Lorenzo Guerini a Parigi

“Solida ed efficace”. È la collaborazione tra Italia e Francia descritta da Lorenzo Guerini nella visita a Parigi. Nel vertice con Florence Parly è stata la Libia a dominare l’agenda, alla ricerca di un approccio europeo più coeso, sfruttando la sponda offerta dagli Stati Uniti. C’è poi il Sahel, per cui l’Italia ha aderito alla task force Takuba, ma anche i rapporti industriali, tra missili e carri armati

“La relazione tra Italia e Francia è solida ed efficace e la nostra collaborazione sulla scena internazionale può certamente dare un contributo significativo”. È così che il ministro Lorenzo Guerini riassume i rapporti tra i due Paesi, a margine dell’incontro odierno a Parigi con l’omologa Florence Parly. La visita si è inserita in un intreccio di incontri internazionali che vedono impegnato il governo di Mario Draghi nel rafforzamento della postura italiana su tanti dossier, dal bilanciamento dei rapporti di forza in Europa, alla guida del Vecchio continente in nord Africa. Non manca la sponda americana. Mentre Guerini era a Parigi, il ministro Luigi Di Maio era a Washington, all’indomani dell’incontro con il segretario di Stato Tony Blinken. Domani Blinken, insieme al capo del Pentagono Lloyd Austin, sarà invece a Bruxelles per incontrare i vertici della Nato e i rappresentanti dei Paesi alleati.

IL DOSSIER LIBICO

Al primo punto dell’agenda francese di Guerini c’era la Libia. Il ministro ha d’altra parte ribadito più volte che è questa la “priorità” della politica estera italiana. “Il dossier – ha spiegato oggi – ha registrato negli ultimi mesi degli sviluppi certamente positivi; sviluppi che non devono, tuttavia, far calare l’attenzione sulle minacce e i rischi posti al processo di pacificazione”. Dunque, “dobbiamo, in questa fase essere pronti a rispondere alle esigenze delle istituzioni libiche con efficacia”. Si punta sul percorso onusiano, e dunque sul governo di Abdulhamid Dabaiba, frutto del Foro di dialogo, che dovrà traghettare il Paese al voto del 24 dicembre. Oggi Dabaiba, insieme a una nutrita delegazione del suo esecutivo, è ad Ankara, dopo l’incontro di ieri con Recep Erdogan. Un incontro dal forte volere strategico, considerando che la Turchia è stato il primo sponsor (pure militare) del Governo di accordo nazionale di Fayez al Serraj. Il ruolo turco è stato utile a stoppare le pretese delle forze della Cirenaica, guidate da Khalifa Haftar, ma è così divenuto preponderante anche nella definizione degli assetti futuri del Paese.

TRE SPONDE PER L’ITALIA

L’Italia punta a ripristinare invece un ruolo più equilibrato, ma determinato, dell’Europa. A questo servono le sponde offerte da Washington, Parigi e Berlino. Sul versante americano, ieri Blinken dopo il vertice con Di Maio ha annunciato “un maggior coinvolgimento degli Stati Uniti” in Libia per “i prossimi mesi”, rivolgendo un messaggio a Russia e Turchia: “Italia e Usa condividono la preoccupazione per la presenza di forze straniere”. Sul versante tedesco, è recente l’incontro sul tema a Berlino tra Guerini e la ministra Annegret Kramp-Karrenbauer, dove è stata confermata la comunanza di vedute sulla stabilizzazione del Paese nel supporto al processo onusiano.

LA DIFESA ITALIANA

È emerso anche il ruolo che l’Italia vuole avere: “la Difesa può rappresentare una leva importante per il ritorno del protagonismo italiano in Libia”, spiegava Guerini un paio di settimane fa, rilanciando l’implementazione dell’accordo siglato a dicembre con l’allora omologo del Gna al Namroush, (dedicato alla collaborazione tecnico militare e al supporto allo sminamento umanitario), ma anche il rafforzamento dell’operazioni Irini, al comando dell’ammiraglio Fabio Agostini. Dopo il recente rinnovo del mandato, l’Italia lavora per dotarla dei giusti mezzi e per allargare il suo spettro di attività, unendo all’embargo sulle armi all’addestramento della Marina e della Guardia costiera libica. Si tratta di passare al consolidamento delle capacità statuali di Tripoli, per cui Mario Draghi è stato a Tripoli la settimana scorsa e su cui potrebbe contribuire anche la riportata fornitura di elicotteri per ricerca e soccorso e impieghi di sicurezza, magari accompagnata dal supporto tecnico e dall’addestramento.

IL SAHEL

La terza sponda in questo quadro è quella francese, forse la più delicata, vista la storica ambivalenza di Parigi sul dossier libico e l’aperta ostilità al regime di Erdogan (corredata dalle vendite militari alla Grecia). Negli ultimi mesi, però, la Francia è sembrata allinearsi al percorso onusiano, in un processo che è corso parallelo alla richiesta ai Paesi europei di un supporto nell’area più a sud: il Sahel. Non a caso, è stato questo il secondo punto dell’agenda odierna di Guerini. L’Italia ha risposto positivamente all’invito francese, aderendo alla task force Takuba (è arrivato da poco il primo nucleo in Mali, in un impegno previsto fino a 200 unità), l’operazione che punta al salto di qualità nella lotta al terrorismo jihadista nell’area.

L’IMPEGNO ITALIANO

L’impegno, notava Guerini alle Commissioni parlamentari la scorsa settimana, “deve essere messo a sistema con la nostra esigenza di stabilizzazione della Libia”, e dovrà vedere ancora più coordinamento tra i Paesi europei. Oggi ha rilanciato: “L’impegno comune fin qui realizzato dovrà essere sviluppato nei prossimi mesi col lavoro di tutti i partner coinvolti”. Per l’Italia si aggiunge alla missione bilaterale in Niger, dove la Difesa realizzerà una sua base a partire dal prossimo luglio. “Lo ritengo un passo molto importante per il rafforzamento della nostra azione nella regione, che in prospettiva andrà a confluire in una sempre maggiore capacità dell’Europa in Sahel e nell’intera fascia sub-sahariana, dal Corno d’Africa al Golfo di Guinea, mettendola a sistema con il contributo alla stabilizzazione della Libia”, ha dichiarato Guerini.

TRA DIFESA EUROPEA E NATO

A chiudere l’agenda sono stati “Difesa europea, rapporti bilaterali e industriali, Nato 2030 e fianco sud”. Sul primo punto, Italia e Francia appaiono da tempo allineate nel supportare un elevato livello d’ambizione (e di risorse) da parte dell’Ue sulla difesa comune. Permane un’interpretazione differente di “autonomia strategica” (per i transalpini è più “indipendenza” dagli Usa). Non a caso, Guerini ha sottolineato che in tutto il processo di definizione dello Strategic Compass il legame transatlantico rimane centrale per l’Italia. Permane anche l’impressione che Parigi voglia guidare il processo attraverso l’asse con Berlino. In tal senso emergono i “rapporti bilaterali” su cui l’Italia lavora da tempo, volti a bilanciare in entrambi i sensi i rapporti di forza all’interno dell’Ue, incuneandosi nell’asse franco-tedesco (qui gli spazi aperti). “La nostra cooperazione nel settore difesa è costellata da numerosi successi sia a livello bilaterale che multilaterale – ha detto Guerini – e sono fiducioso che continuerà ad arricchirsi, contribuendo a mantenere e far prosperare la base tecnologica e industriale del continente”. Di più: “Sono favorevole allo sviluppo di future iniziative che possano coinvolgere le industrie nazionali in programmi comuni”.

Ampliando l’orizzonte, si tratta di lavorare per un asse a tre a guida dell’Unione, in un processo che riguarda diversi settori (dalla Difesa allo Spazio, fino al Digitale). Per la Difesa, ciò riguarda anche la Nato, alle prese con il processo di riflessione strategica “Nato2030”, avviato sulla base delle sollecitazioni provenienti anche dalla sentenza di “morte cerebrale” di Emmanuel Macron. L’Italia punta a inserirvi uno sguardo più attento al cosiddetto “fianco sud”, operazione su cui la sponda di Parigi potrebbe tornare utile, a patto di smarcare gli allunghi transalpini su autonomia strategica, morte cerebrali ed eserciti europei. “Dobbiamo ulteriormente sviluppare la cooperazione Nato-Ue – ha detto Guerini – che potrebbe trovare un utile terreno di cooperazione nell’impegno sul Fianco Sud, tema su cui l’Italia è impegnata da tempo”.

IL FRONTE INDUSTRIALE

Sul fronte industriale, i rapporti tra Italia e Francia si sono confermati il mese scorso con il contratto sulla nuova generazione del sistema di difesa aerea Samp/T. A luglio dello scorso anno, nell’ultimo vertice bilaterali tra i due ministri, il riferimento a rafforzare le partnership industriali è stato il “virtuoso esempio dell’accordo tra Fincantieri e Naval Group” che ha già portato all’operatività la joint venture Naviris. Tra i temi più spinosi resta il carro armato del futuro, con Francia e Germania attive sul programma Mgcs su cui hanno chiuso (per ora) le porte ad altri Paesi. Guerini e Parly promettevano a luglio 2020 “di continuare a confrontarsi”.



×

Iscriviti alla newsletter