I leader di Qatar e Arabia Saudita si incontrano nel giorno in cui il ministro degli Esteri turco è a Riad. Prove tecniche di dialogo regionale: tattica e pragmatismo per uscire da condizione di isolamento e stabilizzare le relazioni con Washington
L’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, ha incontrato nella serata di lunedì 10 maggio l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman. Il faccia a faccia, il primo da almeno quattro anni, è avvenuto a Riad: i due hanno discusso di questioni bilaterali che riguardano quelli che hanno definito “paesi fratelli”. Il meeting segue la riconciliazione di al Ula con cui il 5 gennaio l’Arabia Saudita ha deciso di interrompere l’isolamento diplomatico imposto (insieme a Emirati Arabi, Egitto, Bahrein) al Qatar. Un blocco contro Doha dovuto formalmente all’accusa, pesantissima, di finanziare il terrorismo, ma legato nel profondo alle relazioni qatarine con l’Iran (prodotto della condivisione di un enorme reservoir gasifero) e alle visioni riconducibili all’Islam politico che il Qatar condivide con la Turchia; posizione opposta al mantenimento dello status quo pensato da Riad e Abu Dhabi.
L’incontro tra al Thani e bin Salman è avvenuto nello stesso giorno in cui in Arabia Saudita c’era il ministro degli Esteri turco – visita che aveva seguito colloqui tra le leadership turca e saudita. Secondo Cinzia Bianco, esperta di Golfo dell’Ecfr, l’Arabia Saudita si è ormai resa conto di essere rimasta chiusa e vuole ricostruire un network regionale vasto che veda Riad al centro. “Un obiettivo complesso e ambizioso – continua Bianco – che è proprio partito dalla riconciliazione col Qatar e inizialmente aveva come obiettivo quello del recupero delle relazioni bilaterali anche per evitarsi un nemico in più a Washington”. L’analista allude alle capacità che il Qatar ha di fare lobbying a Washington attraverso media e attività varia di soft power tramite un network vasto che hanno nel tempo consolidato.
Sono stati i qatarini stessi a incoraggiare i sauditi a esplorare altre possibilità: Doha ha più volte rivendicato la volontà di porsi come mediatore tra Iran e Arabia Saudita, e soprattutto con la Turchia. “Ankara era d’altronde in una situazione molto simile a quella di Riad. Isolamento anche rispetto a Washington visto che l’amministrazione Biden intende essere severa con la leadership turca. Da qui nasce un ragionamento condiviso, con sauditi e turchi che stanno esplorando la via per incontrarsi a metà strada”, spiega Bianco. Che aggiunge: “I sauditi sentono maggiori leverage, anche usando la sponda egiziana, con cui la Turchia ha ricominciato a parlare. Per esempio possono fare in modo che la Turchia porti la Fratellanza musulmana ad abbassare i toni rispetto le leadership di Egitto e Arabia Saudita”.
Questo è un fattore centrale, perché è stato già parte del negoziato di al Ula, con sauditi (e egiziani) che hanno chiesto al Qatar lo stesso: far abbassare i toni (e l’intensità) delle critiche che i network pubblici collegabili ai Fratelli riservano a Riad e Cairo. Aspetto che rischia di far indebolire le leadership saudi-egiziane sul controllo delle collettività. “Alla Turchia i sauditi chiedono anche di tornare indietro sul caso Kashoaggi, che Ankara usa contro bin Salman per contestare la leadership saudita al mondo arabo islamico”. Jamal Khashoggi è il giornalista del Washington Post ucciso da una squadraccia dei servizi segreti sauditi nel consolato di Istanbul. Era l’ottobre del 2018.
Secondo un rapporto della Cia, bin Salman sarebbe stato colui che ha ordinato l’eliminazione di quella figura scomoda e da quel momento la Turchia (scottata anche perché il fatto è avvenuto sul proprio territorio) ha usato la vicenda per criticare la casa Saud. Critiche che arrivavano a contrastare l’adeguatezza di essere custode dei luoghi sacri dell’Islam e guida del mondo sunnita – competizione su cui Ankara intende eccellere su Riad. “I sauditi vorrebbero che i turchi ammainino la bandiera-Khashoggi e accettino la leadership di bin Salman – spiega Bianco – e ora Ankara sembra poter mettere da parte la linea per ottenere come contropartita da Riad la cancellazione del blocco dell’importazione di merci turche (drasticamente calato negli ultimi anni, ndr) e la fine di altre attività di boicottaggio”.