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Le proposte radicali per rafforzare il legame tra Ue e Nato, in vista del summit

Il vertice dei leader Nato si avvicina. Un documento a firma tedesco-olandese sta girando negli ambienti diplomatici, con una serie di proposte radicali per potenziare la coordinazione tra Ue e l’Alleanza

Stringere l’abbraccio tra Nato e Unione europea? Un paper intitolato “Food for Thought(spunti di riflessione, ndr) e firmato da diplomatici tedeschi e olandesi contiene alcune proposte ardite (se non radicali) pensate per elevare all’ennesima potenza il rapporto tra le due entità.

Il documento, ottenuto da Politico, al momento sta circolando tra i governi europei e quelli affiliati all’Alleanza. Lo scopo è saggiare il terreno in vista del vertice di leader della Nato in calendario per il prossimo 14 giugno, quando il presidente americano Joe Biden visiterà il quartier generale dell’Alleanza per la prima volta.

Gli autori del testo sottolineano il “processo di revisione strategica” in corso tra Ue e Nato, asserendo che sarebbe l’occasione perfetta per “imbarcarsi in un viaggio verso [l’esercizio congiunto] di influenza” che beneficerebbe i Paesi compartecipi “a prescindere dal fatto che siano membri dell’Ue, della Nato, o di entrambi”.

La proposta è incardinata sull’armonizzare e coordinare strettamente l’azione diplomatica e geopolitica di Ue e Nato nelle aree di mutua competenza. Si passerebbe da una nuova dichiarazione congiunta di leader Ue e Nato, tutta da scrivere, e dall’aumento di consultazioni politiche su una varietà di dossier aperti tra cui terrorismo internazionale, minacce cibernetiche, le “azioni aggressive” della Russia e “l’assertività e la crescente influenza” della Cina.

Il paper esorta diverse istituzioni da ambo le parti a presentare un fronte comune a livello di apparenza e dichiarazioni. Politico descrive anche altre misure, tra cui la vicendevole partecipazione di ufficiali Nato e Ue alle rispettive riunioni, la coordinazione più stretta a livello di operazioni di intelligence e il potenziamento di una cornice di comunicazione sicura,  condivisione di documenti classificati e informazioni, nonché la creazione di un gruppo di lavoro informale per lo studio delle tecnologie emergenti.

La proposta si colloca in un contesto di rinvigorimento delle relazioni tra Ue e Nato, dopo i quattro anni turbolenti con Donald Trump alla Casa Bianca. Da mesi i diplomatici europei parlando di una sensazione di “sollievo” ed esortano a recuperare il terreno perduto, a fronte dell’attenzione per gli alleati dimostrata da Biden e del ruolo sempre più minaccioso di Russia e Cina sulla scacchiera globale.

Questo non vuol dire che una proposta così radicale possa trovare la strada già spianata. La prima cunetta sono le frizioni interne alla Nato, specie nei rapporti tra Turchia e i Paesi europei (particolarmente Francia, Grecia, Cipro). Tra il Sofagate, la questione energetica e territoriale nel Mediterraneo orientale (per cui la scorsa estate si è sfiorato un conflitto aperto), le armi turche spedite in Libia in violazione dell’embargo Onu gestito dall’Ue, il duello verbale tra i presidenti di Turchia e Francia sulla questione islamica, fino al mai dimenticato acquisto di un sistema missilistico russo S-400 da parte di Ankara.

Andando oltre, al momento l’Ue sta ancora mettendo a punto un meccanismo efficace per delineare le priorità in politica estera, lo Strategic Compass, impresa non facile con 27 interlocutori, ciascuno con le sue relazioni politico-economiche. A questa incertezza si aggiunge quella americana; Washington è sempre stata scettica delle cooperazioni che rischiano di creare ridondanze, scrive Politico. In più, al netto delle sue parole confortanti, Biden non ha ancora nominato gli ambasciatori per l’Ue e per la Nato.

D’altra parte sta crescendo su entrambe le sponde dell’Atlantico la convinzione che occorra potenziare il fronte delle democrazie, coordinare l’azione occidentale per contenere e competere con le mire egemoniche della Cina, l’influenza illegittima della Russia, le violazioni di diritti umani da parte di entrambi. Le sanzioni semi-coordinate di Ue e Usa su Mosca e Pechino sono un segnale del consolidamento di questo fronte, il quale, rebus sic stantibus, non può che continuare.

È difficile che i leader europei, ancora “scottati” dall’esperienza trumpiana e in cerca di una forma definitiva per l’autonomia strategica europea, possano considerare seriamente le misure più estreme delineate nel paper. Nessuno si aspetta di vedere a breve un generale Nato sempre al fianco di un funzionario di un Paese europeo.

Eppure gli spunti del documento vanno nella direzione giusta. Più dialogo e cooperazione, nello spirito dei valori comuni a Ue, Usa e – in ultima analisi – la Nato, non possono che avere un impatto positivo sugli equilibri geopolitici globali a favore delle democrazie.


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