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Roma secondo Michetti. Parla il candidato del centrodestra, tra rifiuti e stadio

Michetti

L’emergenza rifiuti? “Roma ha bisogno di discariche di servizio e di impianti, su questo non possiamo permetterci di essere vaghi”. Lo stadio Flaminio alla Lazio? “Se la società confermasse il suo interesse, inizieremmo a lavorarci dal primo minuto”. Formiche.net intervisterà i candidati sindaco delle grandi città, oggi è il turno dell’avvocato “tribuno”

“Sono un candidato civico con una storia moderata: non mi candido per affermare ideologie o visioni di parte, ma per garantire la buona amministrazione della capitale”. E ancora, sull’emergenza rifiuti: “La responsabilità è alla pari del Campidoglio e della Regione Lazio: bisogna avere il coraggio di dire la verità ai cittadini”.

Parola di Enrico Michetti, l’uomo scelto dal centrodestra per provare a vincere nella città eterna, arrivato ormai alla sua terza settimana di campagna elettorale. “Sto vivendo sensazioni meravigliose, stiamo incontrando migliaia di cittadini e associazioni: vogliamo che i romani tornino ad appassionarsi di politica”, ha affermato l’avvocato esperto di diritto amministrativo e professore di Diritto pubblico e dell’innovazione amministrativa all’Università di Cassino. Che poi ha aggiunto: “Le mie parole d’ordine sono competenza e qualità ma ci vorrà anche tanta quantità: occorrerà essere presenti su tutto il vastissimo territorio romano e dimostrare capacità di ascolto e allo stesso tempo di realizzazione”.

Michetti il tribuno, come è stato ribattezzato non senza una punta di sarcasmo da alcuni giornali italiani per via della sua esperienza di speaker a Radio Radio: “Qualcuno maldestramente pensava di offendermi con questo appellativo ma a me fa molto piacere, è un’espressione che mi fa venire in mente i tribuni della plebe, i massimi rappresentanti del popolo di Roma. Basta pensare ai fratelli Tiberio e Caio Gracco e all’impianto delle loro riforme”.

Ecco Michetti, perché fa così spesso riferimento ai temi della Roma antica nella sua narrativa? C’è chi sostiene un po’ troppo.

Perché Roma è il luogo della storia in cui la cultura che ha messo al centro il cittadino si è evoluta nel modo più compiuto e profondo. Siamo in presenza della più grande civiltà che vi sia mai stata in termini di rispetto per i cittadini.

Non teme che questo storytelling la faccia apparire come un candidato sindaco marcatamente di destra e non moderato, come invece nelle attese della vigilia?

Non credo affatto che Roma antica sia patrimonio esclusivo della destra. Lo è invece del pianeta e della cultura del mondo. Da giurista mi basta pensare al diritto privato, che è tutto di derivazione romana.

L’ultima volta che il centrodestra ha vinto e governato a Roma non è finita benissimo. Sente da questo punto di vista che gravi su di lei una responsabilità maggiore? E cosa dovete imparare da quella esperienza?

Io sono un candidato civico, mi pare si tratti di una sterzata di 180 gradi rispetto a un candidato di stretta osservanza. Provengo da una storia moderata anche se poi al centro dei miei ideali ci sono i concetti di patria e di rispetto delle istituzioni e l’idea che vi siano i diritti ma pure  i doveri. Però rimango un civico, una persona che fino a ieri svolgeva un’attività diversa: assistere gli enti locali nelle procedure complesse. Non voglio sviare la domanda ma a me è stato chiesto di garantire la buona amministrazione della capitale: questa è la mia missione. Non mi candido per affermare ideologie o visioni di parte.

Però l’ha fortemente voluta la leader di Fratelli d’Italia. Non si sente almeno un po’ il candidato di Giorgia Meloni?

Io sono il candidato di tutta la coalizione del centrodestra, ci tengo a ribadirlo. A Roma, dopo la giusta istruttoria condotta dai partiti, c’è stata una condivisione totale del progetto e delle priorità.

Ma l’etichetta di Mr Wolf, immagino per lei lusinghiera, che Meloni le ha dato, non è forse un po’ esagerata? Pulp Fiction lo abbiamo visto tutti. 

Guardi, però è esattamente quello che faccio ogni giorno. Mi chiamano gli enti locali che si trovano a fronteggiare difficoltà e problematiche di carattere amministrativo e tento di aiutarli nelle procedure. In pratica assisto i funzionari pubblici nell’assumere le loro decisioni, soprattutto quando si tratta di scelte che prevedono una discrezionalità tecnica tale da esporli al rischio di incorrere in responsabilità. Li affianco nelle procedure complesse per fare in modo che si arrivi al risultato: questo è sempre stato il mio lavoro negli ultimi 30 anni.

A proposito di candidature civiche, non teme che Carlo Calenda possa pescare una parte dei suoi consensi nell’area di centro-centrodestra cui pure lei si rivolge?

Massimo rispetto per tutti i candidati, Carlo Calenda incluso ovviamente. Io vado avanti con le mie idee, i miei progetti, i miei obiettivi. I cittadini di Roma voteranno poi il loro nome preferito. Il mio unico nemico è l’astensionismo.

Michetti, ma si sente di arrivare da favorito alle elezioni? In fondo il centrodestra, come confermano recenti sondaggi, si avvicina in pratica a sfiorare il 50% a livello nazionale. 

Non lo posso dire perché a decidere sono sempre i cittadini. Non ho la palla di vetro. Il responso delle urne sarà il risultato del lavoro che saremo stati in grado di portare avanti nel corso della campagna elettorale: cercheremo di farlo nella maniera più onesta, competente e credibile.

E intanto Roma è sommersa dai rifiuti. Qual è la sua ricetta per uscire definitivamente da questa emergenza che imperversa da anni?

Roma ha bisogno di impianti, su questo aspetto non possiamo permetterci di essere vaghi. Ma con l’attuale amministrazione siamo rimasti al palo, come si vede facilmente dalla condizione in cui versa la città. Senza impianti non si governano né la raccolta né lo smaltimento. Guardi a cosa ci ha portato l’immobilismo di questi anni. L’obiettivo è innescare quel processo virtuoso che trasforma il rifiuto in prodotto.

La responsabilità dell’emergenza è dunque soprattutto del Campidoglio?

Dobbiamo ricordarci sempre che quella dei rifiuti è una competenza mista, che coinvolge, oltre al comune, anche la regione, alla quale non dimentichiamolo compete un potere enorme: quello di sostituirsi all’ente locale in caso di inadempimento. E’ chiaro dunque che la responsabilità di questo disastro sia alla pari del Campidoglio e della Regione Lazio.

Pensa che la regione avrebbe dovuto sostituirsi a Roma Capitale?

Mi limito a dire che, tecnicamente parlando, quando un comune è inadempiente, la regione dovrebbe esercitare il potere di sostituzione.

Sugli impianti come si passa dalle parole ai fatti? Questo tema ha sempre scatenato, a Roma soprattutto, preoccupazioni e proteste da parte di associazioni e cittadini con la conseguenza di bloccare tutto. 

Non dobbiamo realizzare macro-impianti, che finiscono per essere oggetto di inevitabili contestazioni, ma micro-strutture molto innovative da distribuire in maniera proporzionale in tutto il territorio cittadino, ovviamente nelle aree che vengano tecnicamente ritenute idonee.

E nell’attesa che siano individuate le aree e realizzati gli impianti cosa faremo? E’ difficile soprassedere rispetto alla questione della discarica, o delle discariche, di servizio.

Non se ne può fare a meno, dobbiamo avere il coraggio di dire la verità ai cittadini. Anche i Raee – i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – devono avere un luogo in cui essere smaltiti, così come gli inerti o i rifiuti pericolosi riguardanti la sanità. Servono discariche di servizio, da realizzare in luoghi adeguati, secondo i migliori di standard di sicurezza e di rispetto dell’ambiente. Ma dobbiamo iniziare a innescare questo processo virtuoso: altrimenti continueremo ad avere le tasse più alte d’Italia e i cassonetti traboccanti di immondizia.

Sempre a proposito di rifiuti, cosa ne pensa dell’ipotesi di accorpamento tra Ama e Acea di cui si discute da anni?

E’ un’idea da non scartare, certamente. Ma prima occorre rendersi conto bene dello stato dell’arte attraverso un’adeguata attività di studio.  Bisogna entrare in Ama e capire cosa funziona e cosa no, e soprattutto perché. Studiare i progetti, comprendere le criticità. E’ vero poi che Acea è un gioiello per la città. Ma prima di assumere ogni decisione è necessario studiare da dentro la situazione.

Capitolo stadi di calcio, cosa occorre perché si riesca a invertire la rotta? Per la Roma, ad esempio, gli ultimi cinque anni sono stati da questo punto di vista completamente persi. 

Dobbiamo cercare di coniugare l’interesse pubblico con quello privato, questo deve essere il nostro impegno. Il calcio è un’industria molto importante della città e come tale merita di essere trattato. L’amministrazione deve dare il suo contributo per creare posti di lavori, rendere lo spettacolo migliore e partecipare alla riqualificazione di vaste zone della città. Poi, chiaramente, si deve trattare di aree idonee a ospitare gli impianti e che si intendano rigenerare anche attraverso la costruzione dello stadio.

E dell’ipotesi stadio Flaminio alla Lazio cosa ne pensa?

Così com’è non serve a nulla, è completamente abbandonato a sé stesso. Non credo ci sia un problema di vincoli che immagino possano essere superati con la rimozione del piano di conservazione in corso. Bisogna invece capire qual è il progetto complessivo di rinnovamento, dell’impianto e di quell’area della città. E’ chiaro che il quartiere diventerebbe un unico grande parco della musica e dello sport. Sicuramente il Flaminio va restituito alla città. Se la Lazio confermasse il suo interesse, inizieremmo a lavorarci immediatamente, dal primo minuto in cui dovessimo entrare in Campidoglio.

Michetti, un’ultima domanda sulla squadra. La coalizione di centrodestra ha di fatto già scelto il candidato vicesindaco, il magistrato Simonetta Matone, e l’eventuale assessore alla cultura, Vittorio Sgarbi. Non si sente in questo senso un po’ stretto ed eccessivamente condizionato dalle forze politiche?

Si tratta di indicazioni che condivido fortemente. Matone è qualcosa di più di un candidato vicesindaco: è una professionista di grandissima qualità che conosce a menadito la macchina amministrativa. Sgarbi, com’è noto, è genio e sregolatezza, un vero fuoriclasse le cui competenze in materia di cultura sono indiscusse e indiscutibili. La mia sfida sarà proprio questa: come un allenatore di calcio lavorare per far rendere al meglio i talenti della mia squadra. E conto di averne numerosi in rosa, oltre a Matone e Sgarbi. Selezioneremo figure di grande personalità, a prescindere che provengano dalla politica o dalla società civile, competenti e decise a mettersi a disposizione dei cittadini romani.



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