Alle ennesime indiscrezioni su un repulisti a Piazza Affari per mano francese con polverone grillino d’ordinanza, sono seguite le rassicurazioni di Euronext su salvaguardia dell’asset e piano industriale italian friendly. Ma per l’economista Parigi punta a diventare la capitale finanziaria d’Europa. E l’Italia può fare ben poco
Guardia alta su Borsa Italiana. Ma forse è troppo tardi. Euronext, il consorzio pan-europeo a trazione francese cui fanno capo sei listini continentali e che lo scorso anno ha rilevato Piazza Affari per 4,3 miliardi dal London Stock Exchange, sta per alzare il velo sul piano industriale che deciderà assetto e perimetro di un asset strategico per l’Italia (Borsa gestisce anche l’Mts, la piattaforma di scambio dei titoli di debito sovrano).
Il governo italiano, prima con Giuseppe Conte e poi con Mario Draghi, ha più volte fatto sue le preoccupazioni pervenute da alcuni partiti (M5S in testa) circa la salvaguardia dell’italianità di Borsa, tenendo sempre pronta all’uso la normativa sul golden power dentro la quale Piazza Affari rientra (e c’è una risoluzione del Pd, approvata a maggio, che impegna il governo a vigilare sull’asset). E poi c’è da dire che ad oggi l’Italia esprime il presidente di Euronext, Piero Novelli, ex Ubs e ben due azionisti forti, Cdp (7,3%) e Intesa. Senza considerare l’attuale ceo di Piazza Affari, Raffaele Jerusalmi.
SIRENE FRANCESI SU BORSA
Eppure, ciclicamente, i timori per una progressiva francesizzazione di Borsa Italiana tornano alla ribalta. Gli ultimi proprio in questi giorni, secondo i quali i top manager di Euronext starebbero lavorando a un progetto di riduzione della base dei costi tra il 20 e il 30%, con un taglio dei dipendenti in Italia dagli attuali 700 a 500.
Insomma, come peraltro scritto da MF-Milano Finanza, il gruppo il gruppo guidato da Stephane Boujnah, lui sì francese, starebbe effettuando una verifica delle società controllate, soprattutto in Italia da cui arriva il 56% dei ricavi consolidati. Inevitabile l’allarme grillino, risuonato direttamente dalla commissione Finanze. “Sono non poche le notizie che alimentano le preoccupazioni che già avevamo rispetto all’acquisto di Borsa Italiana da parte di Euronext, e con il contributo significativo di Cassa e Deposito e Prestiti. Per questo chiediamo che Draghi e Franco mantengano alta la guardia su Borsa Italiana.”
MELINA O RASSICURAZIONI?
Euronext non poteva non rispondere alle indiscrezioni circa una cura dimagrante per Borsa, con annesso riassetto al vertice di Borsa. “Stiamo lavorando con i colleghi di Borsa Italiana sul piano industriale, che sarà finalizzato a novembre. Qualsiasi ipotesi sui suoi contenuti è pura speculazione”, ha chiarito Euronext – il principale gestori di mercati finanziari nell’Eurozona – in una nota, dopo indiscrezioni di stampa sui contenuti del nuovo piano industriale della società che gestisce Piazza Affari. Semmai, secondo Reuters, il consorzio lavora alla ricerca di un nuovo ceo al posto di Jerusalmi, in sella a Borsa da 11 anni e in scadenza la prossima primavera.
IL COMMENTO DI PELANDA
Formiche.net ha chiesto un commento a Carlo Pelanda, economista e docente di Geopolitica economica all’Università Guglielmo Marconi. “Temo che ormai il dado sia tratto, non possiamo cambiare il corso delle cose, il destino di Milano e di Piazza Affari è segnato. I francesi hanno l’obiettivo di rendere Parigi capitale finanziaria dell’Europa, in netta contrapposizione con Londra”, spiega Pelanda. “Su questo c’è poco da fare, c’è una forza francese alla quale è difficile contrapporsi e che soprattutto non è ricattabile perché i francesi hanno una forza d’urto molto elevata. Insomma, non è più possibile cambiare il corso degli eventi. La priorità è trasformare Parigi nel centro finanziario dell’Ue, espandendo Euronext. Pertanto l’oggetto di difesa principale è la piazza finanziaria di Milano”.
E persino la presenza di due soci italiani dentro Borsa sembra non essere abbastanza. “Possono fare poco, perché l’obiettivo di Parigi non è depotenziare Piazza Affari, ma portare i suoi servizi in Francia. Negli ultimi decenni abbiamo compreso le reali mire dei francesi”. Si poteva attivare il golden power? No, dice Pelanda. “La posizione della Francia è troppo superiore alla nostra, se avessimo ostacolato l’operazione avremmo avuto delle ripercussioni importanti. La verità è che l’Italia si è incartata da sola, con anni di politica industriale non all’altezza della situazione”.