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Non solo Washington. Il Copasir prepara prima un viaggio a Bruxelles

Il comitato accende i riflettori sulla svolta Usa verso l’Indo-Pacifico e le conseguenze sul lato intelligence. Tappa all’Ue, prima di quella negli Usa, per capire le intenzioni della Commissione

Una gita a Washington. Ma anche, e soprattutto prima, una a Bruxelles. È ciò a cui sta lavorando il Copasir, presieduto dal senatore Adolfo Urso di Fratelli d’Italia.

La scorsa settimana Formiche.net aveva rivelato le intenzioni del comitato di organizzare un viaggio oltreoceano – il primo. “Un atto di diplomazia parlamentare necessario per un confronto sui fronti caldi per gli 007 italiani e americani, dalla penetrazione cinese nei settori strategici all’antiterrorismo”, scrivevamo.

Fonti del Copasir spiegano a Formiche.net che la traversata dell’Atlantico potrebbe avvenire soltanto dopo un volo più breve, quello che dovrebbe portare tutti e dieci i membri dell’organo parlamentare di vigilanza sui servizi segreti a Bruxelles.

Il ritiro dall’Afghanistan, la riapertura delle discussioni sull’autonomia strategica e sulla difesa comune dell’Unione europea e la strategia degli Stati Uniti sempre più evidentemente focalizzata sull’Indo-Pacifico (come dimostra il recente accordo con l’Australia e il Regno Unito): sviluppi che il Copasir sta tenendo d’occhio.

Difficile, se non impossibile non fosse altro per lo sgarbo istituzionale che implicherebbe, andare a Washington senza passare prima da Bruxelles. Basti pensare che, come raccontato da Formiche.net, il Copasir aprirà una nuova indagine sul possibile contributo dell’Italia a un esercito europeo, che sia complementare e non sostitutivo della Nato.

E se gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di un allargamento dell’alleanza Five Eyes, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, durante il recente discorso sullo Stato dell’Unione – lo stesso in cui ha annunciato un summit sulla difesa comune l’anno prossimo durante il semestre di presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea – ha ipotizzato la creazione di un “Centro comune di conoscenza situazionale” per la condivisione di intelligence tra i Paesi membri e ha indicato la via per una “politica europea di ciberdifesa, con una legislazione su standard comuni”.

Il viaggio a Bruxelles dovrebbe servire sia per dimostrare l’attenzione dell’Italia di Mario Draghi al dossier e ai nuovi equilibri internazionali, sia per approfondire la proposta della Commissione europea.

Intanto, tre membri del Copasir hanno recentemente detto la loro sul futuro della collaborazione dell’intelligence italiana con quelle di altri Paesi e organizzazioni.

Secondo il senatore Ernesto Magorno di Italia Viva, segretario del comitato, quello attuale “è un momento della storia delicato in cui bisogna avere il coraggio di prendere decisioni forti”. Per questo, ha scritto nei giorni scorsi, “bisogna accogliere favorevolmente le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in tema di intelligence, difesa e cybersecurity. I recenti fatti dell’Afghanistan sono la prova dell’assoluta necessità di una cooperazione a livello europeo e, in questo contesto, l’Italia deve avere un ruolo centrale”.

Per Elio Vito, membro del Copasir per Forza Italia, prospettiva indicata dalla presidente von der Leyen è “sicuramente interessante”. Ma sconta “limiti” e “difficoltà” legati “all’assenza di una vera politica estera europea”, ha scritto su Formiche.net.

Intervistato su Formiche.net, il deputato Enrico Borghi, membro del Copasir e responsabile della Sicurezza nella segreteria Partito democratico, ha sostento che “immaginare un’intelligence a 27 è un’utopia, e forse non è neanche auspicabile fondere i nostri Servizi con quelli di [Viktor] Orbàn o di questa Polonia”. Per l’Italia, ha continuato, “si apre un’altra opportunità” rappresentata dalla decisione del Congresso degli Stati Uniti di rivedere la composizione dei Five Eyes. “L’Italia si deve candidare per farne parte”, ha sostenuto.

Prima, però, ci sono da convincere gli Stati Uniti. Come ha spiegato Oriana Skylar Mastro, docente a Stanford e fellow del Freeman Spogli Institute for International Studies, a Formiche.net, “gli Stati Uniti vogliono condividere solo con Paesi che sono in grado di proteggerle da sguardi esterni. Alleati Giappone e Francia hanno già espresso il desiderio di una maggiore condivisione di intelligence. Ma sui Paesi europei, Italia compresa, pesano i rapporti altalenanti con la Cina”.


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