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Draghi sostiene la Difesa Ue. L’ostacolo rimangono i Paesi baltici

La linea pragmatica italiana raccoglie consensi tra i 27 e non solo. Il dibattito sulla Difesa europea si allarga anche a Est. Ecco le prossime decisive tappe

“Tutti i Paesi coinvolti nella discussione sono membri della Nato e intendono restare fermamente nel perimetro dell’alleanza atlantica. Però una prima riflessione si pone su cosa può fare l’Unione europea e i suoi Paesi membri per contribuire a guidare le scelte della Nato. Il loro ruolo appare, soprattutto di recente, marginale ormai. Io ho fatto domande: possono i Paesi Ue coordinarsi maggiormente nelle posizioni che prendono all’interno della Nato? Questa è una riflessione che richiede una risposta”.

Con queste parole il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ribadito in conferenza stampa al termine del vertice europeo a Brdo, in Slovenia, la posizione italiana già dichiarata nel corso della cena tra i leader e durante il tête à tête con il presidente francese Emmanuel Macron.

È la linea già annunciata la scorsa settimana in conferenza stampa a margine del Consiglio dei ministri: “Le ultime esperienze hanno mostrato che dobbiamo dotarci di una difesa più significativa”, aveva spiegato riferendosi all’esito drammatico dell’impegno in Afghanistan, all’Aukus e allo spostamento dell’attenzione degli Stati Uniti verso l’Indo-Pacifico e il confronto con la Cina. “Le coperture internazionali di cui eravamo certi”, aveva aggiunto Draghi, “si sono mostrate meno interessate a svolgere questa funzione nei confronti dell’Europa”.

Il pragmatismo di Draghi secondo cui “non c’è più molto tempo” per rafforzare il pilastro europeo della Nato – un pragmatismo condiviso dal governo e dai grandi player dell’industria italiana – sembra essere stato sposato anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “Ci sono scenari in cui non vediamo la Nato” e “potrebbe essere necessario che l’Unione europea sia in grado di agire”. In ogni caso, ha aggiunto l’ex ministra della Difesa tedesca, “la Nato è l’alleanza militare più forte del mondo e l’Unione europea non sarà mai un’alleanza militare”.

Soltanto i Paesi baltici continuano a rimanere sulla visione atlantista tradizionale, quella secondo cui la difesa europea è sufficiente così com’è ora. Anche a Est ci si inizia a chiedere quanta possa essere l’attenzione posta sull’Europa dagli Stati Uniti, concentrati sull’Indo-Pacifico: cosa farebbero in caso di aggressione russa?

A guidare il dibattito ci sono Italia e Francia, complice anche la complicata fase di transizione al post Angela Merkel in Germania. Se la linea gollista di Emmanuel Macron (in campagna elettorale per il voto primaverile) potrebbe preoccupare gli Stati Uniti, quella pragmatica italiana sembra poter incassare il sostegno americano. Tanto che anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, considerato molto vicino all’Eliseo, ha frenato certe pulsioni terziste a Parigi: “Consideriamo la Nato un pilastro per la sicurezza e, allo stesso tempo, capiamo anche l’importanza di come possiamo agire in modo autonomo in linea con i nostri alleati”, ha dichiarato.

Dunque, l’obiettivo è rafforzare i legami tra Unione europea e Stati Uniti. “Una forte partnership transatlantica dovrebbe alla fine includere una relazione di sicurezza e difesa più equilibrata” in cui sia “maggiore” la responsabilità europea, così come il rispetto da parte degli Stati Uniti, ha scritto su Politico Europe Nathalie Tocci, che è direttore dell’Istituto Affari Internazionali, professore onorario all’Università di Tübingen e Pierre Keller Visiting Professor alla Harvard Kennedy School. Ma soprattutto è special adviser dell’Alto rappresentante Josep Borrell. “Quel giorno”, ha tuttavia scritto, “non è oggi”. Prima serve lavorare assieme su settori “come l’economia, la tecnologia, il clima e la transizione energetica”, aggiunge, che “offrono strade molto più promettenti per una cooperazione significativa”.

A novembre proprio Borrell dovrà presentare la bozza dello Strategic Compass, la bussola strategica dell’Unione europea; il documento verrà discusso e poi approvato dal Consiglio europeo dedicato alla difesa che si terrà a marzo durante il semestre di presidente francese del Consiglio dell’Unione; infine, prima del summit Nato di giugno a Madrid è attesa una nuova dichiarazione politica Ue-Nato: i prossimi mesi si preannunciano decisivi per le relazioni transatlantiche ma anche per gli equilibri interni all’Unione europea, oltre che per il futuro di quest’ultima.


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