L’intelligence di Copenaghen denuncia attività di spionaggio contro la Danimarca, che diventa centro di attenzione globale perché affacciata sulle risorse dell’Artico, da quelle naturali a quelle commerciali fino ai cavi sottomarini
Il servizio di intelligence e sicurezza della Danimarca, il Pet, ha diffuso giovedì un report con cui accusa Russia, Cina, e Iran di aver aumentato le attività di spionaggio nella regione artica, dove le potenze mondiali sono in competizione per guadagnare fette di prelazione su quell’area ricca di risorse e potenzialmente crocevia di rotte strategiche adesso che il global warming sta velocizzando il disgelo.
“La minaccia di attività di intelligence straniera contro la Danimarca, la Groenlandia e le Isole Faroe (territori sovrani del regno danese, ndr) è aumentata negli ultimi anni”, ha detto Anders Henriksen, capo del controspionaggio del Pet.
Per esempio, nel 2019 una lettera contraffatta era stata spedita da un fantomatico ministro degli esteri della Groenlandia a a Tom Cotton, un senatore degli Stati Uniti repubblicano, dicendo che un referendum sull’indipendenza era in arrivo. “È altamente probabile che la lettera sia stata fabbricata e condivisa su Internet da agenti di influenza russi, che volevano creare confusione e un possibile conflitto tra Danimarca, Stati Uniti e Groenlandia”, ha detto.
Val la pena ricordare che quelli erano gli anni in cui l’allora presidente Donald Trump aveva maturato l’idea di comprarsi l’enorme isola danese. Cotton su questa sparata aveva giocato un ruolo, dichiarando di aver dato lui stesso l’input a Trump e di aver un colloquio a proposito con l’ambasciatore del territorio groenlandese negli Usa già l’anno precedente. Davanti a questo, l’azione di infowar russa segue un copione noto: si basa su questioni di dibattito pubblico, e attorno a quello si costruisce la disinformatja, l’alterazione della realtà, l’attività maligna che va a colpire lungo crepe interne (nel caso la polarizzazione delle politica statunitense, con l’acquisto della Groenlandia diventato uno dei temi da stadio del dibattito pubblico dei pro-trumpisti e degli anti-trumpiani).
In una e-mail alla Reuters, l’ambasciatore russo in Danimarca, Vladimir Barbin, ha respinto l’accusa riguardante la lettera come falsa. Piuttosto ha collegato le accuse più ampie contro la Russia a uno scandalo di spionaggio in cui gli Stati Uniti hanno presumibilmente usato una partnership con l’unità di intelligence estera della Danimarca per spiare alti funzionari dei Paesi vicini, tra cui l’ex cancelliere tedesco Angela Merkel.
Barbin ha detto che le accuse “dovrebbero essere considerate esclusivamente come un’operazione per coprire lo scandalo con le autorità danesi che hanno fornito alla National Security Agency degli Stati Uniti l’accesso ai cavi di comunicazione che attraversano il territorio danese”. Si tratta dei cavi sottomarini su cui transitano le telecomunicazioni, oggetto tra i più strategici dell’interesse globale sull’Artico.
L’intelligence di Copenaghen non vive un momento felice, e per questo le accuse del report vanno contestualizzate. Bar in lo usa a proprio interesse. Lunedì, Lars Findsen, capo della Forsvarets Efterretningstjeneste, l’agenzia di intelligence militare danese, è stato arrestato con l’accusa di avere diffuso illecitamente alcune informazioni sensibili insieme ad altri tre membri dell’intelligence. L’affaire in cui è convolto, come raccontato da Gabriele Carrer, è proprio l’enorme scandalo sulle intercettazioni contro la Merkel.
L’Artico ha una crescente importanza geopolitica, con la Russia, la Cina e gli Stati Uniti in lizza per l’accesso alle risorse naturali, le rotte marine, la ricerca e le aree militarmente strategiche, nonché per il controllo dei cavi sottomarini. Cavi che come dimostra il progetto tra Far North Digital e Cinia (un collegamento di 14.000 chilometri tra Europa e Giappone su una rotta sicura sotto i profili geopolitico e sismico) e come dimostra la vicenda spionistica sono argomento di sempre maggiore interesse nella regione – e su cui la Russia ha già preparato un’unità militare.
Il rapporto danese ha anche detto che quei servizi segreti stranieri stavano cercando di prendere contatto con studenti, ricercatori e aziende per sfruttare le informazioni sulla tecnologia e la ricerca danese. A novembre che un professore cinese dell’Università di Copenaghen e dipendente del colosso della genomica Bgi Group di Shenzhen ha condotto ricerche genetiche con i militari del Partito/Stato senza rivelare queste attività.
Il rapporto di giovedì ha detto che il ruolo internazionale attivo della Danimarca, membro della Nato, l’apertura della sua società e gli alti livelli di conoscenza tecnologica sono serviti a renderla “un obiettivo attraente di attività di intelligence straniera”.