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Per l’Oms la pandemia è quasi finita, ma per l’economia no

Mentre alcuni esperti sanitari prevedono l’inizio della fine della crisi sanitaria grazie alla variante Omicron, chi si occupa dei conti sostiene che il 2022 sarà un percorso ad ostacoli. Dai supermercati ai voli internazionali, il virus continua ad attaccare ogni fronte dell’economia globale. E intanto la Cina…

A due anni dalla pandemia, l’Europa comincia a rallentare le misure anti-Covid. Dalla Spagna al Regno Unito, le autorità cominciano a revocare le limitazioni, senza però abbassare l’attenzione, in favore della ripresa economica.

Come l’imprenditore Bill Gates e molti esperti internazionali, anche l’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms) ha annunciato con un comunicato ufficiale che molto probabilmente la variante Omicron segnerà l’inizio della fine della pandemia.

Omicron ha già sostituito Delta, rappresentando circa il 31,8% dei casi in tutta Europa, e si presenta come una malattia molto più contagiosa ma meno grave. “La pandemia è tutt’altro che finita, ma si spera di poter porre fine alla fase di emergenza nel 2022 – sostengono dall’Oms – e affrontare altre minacce per la salute che richiedono urgentemente la nostra attenzione. Gli arretrati nelle cure e le liste di attesa sono aumentati, i servizi sanitari essenziali sono stati interrotti e i piani e i preparativi per gli stress e gli shock sanitari legati al clima sono stati sospesi in tutta la regione”.

“L’educazione e il benessere mentale dei bambini hanno sofferto immensamente – ha aggiunto l’Oms -. Dall’altra parte, per quanto Omicron sembri causare malattie molto meno gravi rispetto a Delta, stiamo ancora assistendo a un rapido aumento dei ricoveri, a causa del numero di infezioni. Ciò si aggiunge a un impatto di Delta che non è stato del tutto superato e anche all’elevato numero di ricoveri accidentali […] Come previsto, la maggior parte delle persone che necessitano di terapia intensiva in tutta la regione non sono vaccinate”.

Notizie meno positive arrivano dal fronte economico. L’Oms ha sottolineato come la crisi sanitaria ha invertito gli sforzi per ridurre la povertà nel mondo, con più di 4 milioni di persone spinte sotto la soglia di povertà di 5,50 dollari al giorno in Europa.

L’agenzia Bloomberg ricorda che gli ottimisti credono che gli effetti negativi sull’economia per colpa di Omicron saranno limitati, giacché i vaccini funzionano e la malattia potrebbe passare ad essere endemica.

Ma non tutti sono così fiduciosi. Janet Yellen, segretario del Tesoro americano, ha confessato che non si aspetta che la variante faccia deragliare la ripresa degli Stati Uniti. La Banca Mondiale ha già abbassato le prospettive di crescita e Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale, ha avvertito che sarà un anno difficile per i leader politici, descrivendo il 2022 come “navigare su un percorso ad ostacoli”.

Per Bloomberg, vivere con il Covid si sta rivelando una difficile sfida per l’economia mondiale: “La crescente variante Omicron sta complicando la ripresa di un’economia mondiale che continua a essere sconvolta dal caos della catena di approvvigionamento, dall’assenteismo dei lavoratori e dalle catene di montaggio vacillanti”.

E non si tratta di macroeconomia. Basta guardare i supermercati in tutto il mondo, che lottano per rifornire gli scaffali con una carenza di personale cronica. Anche le compagnie aeree cancellano voli, non per limitazioni nei viaggi internazionali ma per mancanza di lavoratori. Ci sono problemi e ritardi nelle produzioni delle fabbriche e nelle linee di spedizioni. La frequenza ai ristoranti, bar e locali si è ridotta drasticamente e la vendita di automobili è diminuita per sei mesi consecutivi.

Dall’Australia al Regno Unito, le catene di approvvigionamento alimentare sono state interrotte e, come conseguenza, i prezzi sono aumentati vertiginosamente per le tariffe del trasporto. Un altro esempio: le azioni di Toyota Motor Corp. sono crollate dopo l’annuncio dell’interruzione della produzione della casa automobilistica per i casi di Covid-19 e la mancanza di chip.

L’economia globale è divisa tra la scelta dei Paesi che hanno deciso di convivere con il virus, e la politica di zero Covid della Cina. “In Cina, dove vengono prodotti gran parte dei componenti industriali del mondo e alcuni beni di consumo, i container si stanno accumulando nel porto di Shenzhen, mentre la congestione negli Stati Uniti e in Europa rimbalza in Asia – si legge su Bloomberg -. Il risultato: ritardi nelle consegne che pesano sulla crescita e aggiungono costi”.

Tuuli McCully, capo dell’economia dell’Asia-Pacifico della Scotiabank, avverte all’agenzia Bloomberg che “c’è il rischio di sottovalutare l’impatto economico dell’aumento dei casi di omicron. Sebbene sembri che la gravità della variante sia ridotta, e quindi le conseguenze economiche sarebbero più miti e concentrate sul primo trimestre, è ancora presto per dirlo con certezza visto che i casi sono alle stelle in molte parti del mondo”.

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