Do ut des: Ankara potrebbe fare ammenda sui droni, se Mosca offrisse un supporto in partite chiave per i conti disastrati di Erdogan. Nel Mediterraneo, anche per questa ragione, la portaerei Truman in pianta stabile
L’incontro telefonico tra i leader di Russia e Turchia porta in grembo la volontà di Mosca di non essere messa ancora alla prova, soprattutto sul caso Kiev, in un momento in cui Zelensky è definito dal Cremlino una minaccia per il suo Paese. Il tutto mentre alla vigilia dei colloqui Usa-Russia, il Pentagono decide di mantenere la portaerei Truman nel Mediterraneo, per “rassicurare” gli europei in mezzo alle tensioni con la Russia, lì dove Erdogan vorrebbe far valere il suo passo indietro in altri fronti caldi.
MOSCA REGISTA
C’è un (non più) sottile filo che lega Ucraina, Siria, Libia e dossier energetico (compreso l’Iran e il Mediterraneo): la volontà di Mosca di essere regista di tutte le partite che coinvolgono lo storico avversario a stelle e strisce, ma con la partecipazione sia diretta che indiretta di Ankara. Lo dimostra, ancora una volta, il tenore delle relazioni tra i due Paesi al netto delle frizioni su alcuni punti chiave. Al di là delle dichiarazioni di rito riguardo l’ultimo contatto telefonico tra i due (“Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan si sono augurati un felice anno nuovo, hanno esaminato la cooperazione bilaterale e hanno riaffermato la loro determinazione a continuare a rafforzare la partnership reciprocamente vantaggiosa tra Russia e Turchia”) il caso dei droni turchi è stato un fatto poco gradito da Putin nello scenario ucraino, che potrebbe avere conseguenze dirette.
IL RUOLO DI ANKARA
La Turchia, membro Nato, vanta il secondo esercito dell’alleanza e l’aver fornito droni a Kiev che li ha impiegati contro i separatisti sostenuti dalla Russia ha rappresentato uno schiaffo che Putin potrebbe restituire molto presto a Erdogan. Dove? Due sono le aree in cui la Turchia sgomita per avere un ruolo maggiore: la Siria, con vista Medio Oriente, e il Mediterraneo (Libia e gas a Cipro/Grecia).
È di tutta evidenza come il Caucaso, assieme alla partita per la ricostruzione siriana e libica, siano al centro dei pensieri della politica e del business di Russia e Turchia. I soldati ammassati sul confine ucraino non sono solo la spia di una possibile offensiva russa in Ucraina, ma un guanto di sfida agli altri super players. Inoltre la visita da parte del ministro della Difesa turco Hulusi alle truppe turche al confine siriano di Şanlıurfa è stata più ad uso interno dei media, che un voler mostrare i muscoli visto che la Russia da questo punto di vista non si fa influenzare: le tensioni mai sopite con Cipro e Grecia stanno registrando altre provocazioni negli ultimi giorni.
IL VIDEO DI KASTELLORIZO
Il ministero della Difesa turco ha pubblicato sul suo account Twitter ufficiale un video di propaganda rivolto a Kastellorizo. Prima ci sono le dichiarazioni di Akar del 24 dicembre scorso, secondo le quali Kastelorizo è a 1.950 metri dalla Turchia e quindi gli studenti dell’Accademia di guerra turchi possono arrivarci nuotando. In seguito è stata pubblicata una mappa della costa turca, seguita da studenti turchi che nuotano fino a Tuzla, che dista appunto solo 1.950 metri. La mossa rientra nella strategia complessiva di Ankara, che per sviare le attenzioni dalla difficile situazione economica interna, agita lo spettro del conflitto nell’Egeo. Lo stesso ministro ha ribadito la provocatoria richiesta di smilitarizzazione delle isole dell’Egeo, chiedendo che non si tengano cerimonie nelle isole greche di Samos, Chios e Oinousses perché rappresenterebbero una sfida greca alla Turchia.
IL RUOLO DELLA GRECIA
Il tutto mentre la Grecia prosegue nella sua strategia di tessere maggiori relazioni con il Golfo: domani il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il principe Faisal Bin Farhan Al-Saud, sarà ad Atene per approfondire le relazioni bilaterali nei settori della difesa, dell’economia e degli investimenti, nel Mediterraneo orientale e in MO. Inoltre il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha deciso di mantenere una portaerei nel Mediterraneo al fine di “rassicurare” gli europei in mezzo alle tensioni con la Russia. La USS Harry Truman resterà nell’Area di comando europea (EUCOM) invece di recarsi nell’Area di comando centrale (CENTCOM) come previsto, vista la necessità di una presenza continua in Europa. La USS Harry Truman e la sua forza aeronautica di accompagnamento si trovano nel Mediterraneo dallo scorso 14 dicembre: avrebbero dovuto fare rotta nella regione del Golfo attraverso il Canale di Suez, ma le tensioni sul caso ucraino e le possibili conseguenze geopolitiche nella macro area ne hanno modificato i piani.
GAS & GEOPOLITICA
La Russia resta un soggetto molto performante in Turchia, come dimostrano anche i dati relativi al gas: le esportazioni di gas naturale della Russia Gazprom al di fuori dell’ex Unione Sovietica nel 2021 sono aumentate di 5,8 miliardi di metri cubi (bcm) a 185,1 miliardi di metri cubi, con le esportazioni verso la Turchia in aumento del 63%. Il gigante del gas russo aveva pianificato di fornire 183 miliardi di metri cubi di gas all’Europa e alla Turchia ma tale cifra include la Cina, dove ha iniziato le esportazioni nel 2019. Su Pechino però non ci sono dati sull’export per l’intero 2021 ma solo per i primi nove mesi (7,1 miliardi di metri cubi). Come dire che il triangolo costruito da Russia, Cina e Turchia sul dossier energetico è solido e mostra un potenziale costante nel tempo che si intreccia inevitabilmente con la geopolitica che si svilupperà in Libia e in Siria (oltre che in Ue).
@FDepalo