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Il Celeste Metaverso. Nascita e crescita della nuova Cina

La nascita di una ciber-potenza. Dispacci dal metaverso cinese

Anche le aziende cinesi si stanno buttando sulla nuova frontiera, mentre le autorità del Partito-Stato la plasmano secondo la dottrina del regime. Ma Xi Jinping mira a trasformare la Cina nella prossima superpotenza del ciberspazio. Ecco perché lo sviluppo del metaverso ha ripercussioni strategiche

Da quando Mark Zuckerberg ha inaugurato un nuovo corso per la sua azienda, proponendosi come pioniere sulla frontiera del “metaverso”, il termine sta generando un entusiasmo senza precedenti. Ci si riferisce genericamente alla prossima iterazione dell’esperienza digitale, uno spazio virtuale condiviso in cui condurre le attività che oggi sono confinate a uno schermo.

Secondo gli analisti le prime applicazioni del metaverso si baseranno su realtà virtuale, gaming e social media; in un certo senso già giocare a Fortnite, socializzare su Instagram o parlarsi su Zoom vale come ingresso nel metaverso. Occorre immaginarsi l’evoluzione progressiva di questi medium comunitari in mondi simulati e interoperabili, completi di identità e beni digitali, man mano che la realtà fisica si ibrida con quella virtuale.

Per adesso il metaverso è soprattutto una ghiotta operazione di marketing. Il mercato globale a esso associato valeva tra i 20 e i 50 miliardi di dollari nel 2020, a seconda delle analisi, e per Market Research Future è destinato a una crescita su base annua del 42% fino al 2030. Questo spiega l’interesse, e gli investimenti, di aziende come Meta (già Facebook), Apple, Microsoft e Nvidia, ma anche Disney, Warner Music, Nike, Puma, Adidas.

Il versante cinese

L’entusiasmo per il metaverso sta scuotendo anche la Cina, nonostante la stretta sulle Big Tech locali (e la vita digitale dei cittadini) a opera del regime di Xi Jinping. Il mercato cinese registra un dinamismo pazzesco: oltre 1.000 aziende, tra cui giganti come Alibaba, ByteDance e Tencent, hanno registrato più di 10.000 marchi relativi al metaverso solamente nel 2021. Di recente Morgan Stanley ha stimato che il metaverso del Celeste Impero è un’opportunità che può valere 8 mila miliardi di dollari.

Parte del motivo è la palpabile fascinazione degli utenti cinesi. Giorni fa un’oscura applicazione di nome Jelly, rilasciata a gennaio, ha superato WeChat sull’iOS App Store cinese per diventare la più scaricata della settimana. L’app permette all’utente di creare una versione virtuale di sé e interagire con un massimo di 50 amici in uno spazio condiviso.

Quello di Jelly (1,85 milioni di utenti in poche settimane) non è un caso isolato. Alibaba sta progettando gadget per le riunioni virtuali. Sia Tencent che ByteDance, la compagnia dietro a TikTok, hanno comprato compagnie che producono visori per la realtà virtuale; la prima si sta lanciando nella “realtà estesa”, la seconda ha creato due piccoli meta-spazi accessibili via app e sta investendo in diversi idoli virtuali (degli “artisti” simulati, quasi privi di rischi censori, potenzialmente determinanti nel futuro del metaverso).

Un metaverso celeste

Questa spinta verso il metaverso non si sarebbe mai verificata senza il placet dei censori, che esercitano un controllo ferreo sulla cibersfera cinese. Ma Pechino si sta mostrando più che interessata all’avanzamento di questa frontiera tecnologica: mentre i tecnici si dedicano a porre le basi di un metaverso con caratteristiche cinesi, gli intellettuali di regime sono già all’opera per plasmare il metaverso in uno spazio adatto a diffondere e mantenere l’ideologia del Partito comunista cinese.

Di più: lo Stato cinese sta attivamente incoraggiando le compagnie a sviluppare il metaverso. Nel 2021 la telco di Stato China Mobile ha fondato la Commissione per l’industria del metaverso, un’autorità ufficiale in grado di creare standard e guidare l’evoluzione delle tecnologie che lo supportano dirigendo l’azione delle aziende che vi aderiscono. Mercoledì la Commissione ha comunicato di aver annesso altre aziende, tra cui tre quotate in Borsa, portando il totale a 112.

A Pechino piace l’idea del metaverso perché è il sogno di un regime autoritario: uno spazio digitale ove ogni cosa è registrata, monitorata e plasmata a piacimento dei suoi controllori. Semplicemente, se prende piede, il metaverso cinese potrebbe aumentare a dismisura il controllo del partito-Stato sulla vita dei propri cittadini.

La potenza nel ciberspazio

È (anche) una questione di influenza geopolitica. Per Xi la potenza della Cina nel ciberspazio è da anni una priorità, completa di slogan: 网络强国, che si può tradurre in “superpotenza del ciberspazio” o “rafforzare il Paese attraverso internet”. Nel 2021 le menzioni ufficiali di questo concetto sono aumentate, durante la stretta sulle Big Tech e dopo la sesta Assemblea plenaria, dove è stato chiarito che la sovranità del ciberspazio è una priorità assoluta.

È presto per dire come questa potenza digitale possa esprimersi nello spazio digitale, perché è estremamente improbabile che il metaverso cinese dialogherà con quelli all’estero, esattamente come la cibersfera cinese è separata dal resto di internet globale. Piuttosto, occorre guardare all’evoluzione della tecnologia che sorreggerà il metaverso. Sostenere una realtà virtuale di quella portata richiederà una potenza di calcolo immensa e una banda dati larghissima, per renderla abbastanza fluida e veloce da rappresentare una valida alternativa al mondo “offline”.

Già solo poter disporre di queste tecnologie cambierebbe il volto dell’industria cinese. Ma resta ancora da vedere se e quanto il mondo fisico si “appoggerà” a strutture esistenti nel, o per il, metaverso. Se la Cina riuscisse a raggiungere lo status di superpotenza cibernetica, significherà che il metaverso occidentale avrà aumentato immensamente la superficie d’attacco (informatico) degli altri Paesi.

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