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Crisi ucraina, Draghi sente Putin. Tra i temi sul tavolo anche il gas

Telefonata tra i due leader. Palazzo Chigi avverte: serve una de-escalation per evitare le gravi conseguenze di un inasprimento delle tensioni. Timori per il settore energetico, ma il Cremlino ha garantito all’Italia le forniture di gas naturale

Febbraio si apre con la prima telefonata dell’anno nuovo tra Mario Draghi e Vladimir Putin. Vuoi per le festività natalizie, vuoi per l’elezione del presidente della Repubblica italiana, la consuetudine tra il presidente del Consiglio e il leader russo si era interrotta tra dicembre e gennaio dopo quattro telefonate in altrettanti mesi, da agosto a novembre.

Al centro dei colloqui, spiega una nota di Palazzo Chigi, vi sono stati gli ultimi sviluppi della crisi ucraina e le relazioni bilaterali. Il presidente Draghi, si legge, ha sottolineato l’importanza di adoperarsi per una de-escalation delle tensioni alla luce delle gravi conseguenze che avrebbe un inasprimento della crisi – probabilmente il riferimento è soprattutto alla questione energetica, già al centro della recente indagine del Copasir. Inoltre, sono stati concordati un impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi e l’esigenza di ricostruire un clima di fiducia.

Putin ha confermato l’intenzione di Mosca di “continuare a sostenere stabili forniture di gas naturale all’Italia”, ha comunicato il Cremlino. Inoltre, si è congratulato per la rielezione di Sergio Mattarella come presidente della Repubblica.

IL RUOLO DELL’ITALIA PER MOSCA…

Intervistata qualche giorno fa dall’Agi, Tatiana Zonova, tra i massimi studiosi in Russia delle relazioni con l’Italia, professoressa alla prestigiosa Mgimo di Mosca, spiegava: che da quando Mario Draghi è a Palazzo Chigi “le relazioni del presidente Vladimir Putin sono state più intense con il premier” che non con Mattarella. A Mosca, continuava, Draghi è visto come “un politico razionale e ragionevole che non ha interesse a degradare il livello delle relazioni con la Russia”.

“Soprattutto dopo il patto del Quirinale, siglato con la Francia di Emmanuel Macron, per Mosca l’Italia è entrata di fatto nella troika che regge l’Unione europea con Parigi e Berlino”, spiegava ancora la studiosa.

…E IN UCRAINA

Il ruolo politico, diplomatico e militare dell’Italia nella crisi ucraina e nella Nato appare cruciale, anche a giudicare dal braccio di ferro diplomatico in corso tra Stati Uniti e Russia proprio a Roma. Infatti, come raccontato da Formiche.net, tra accuse reciproche di “false flag”, l’ambasciata russa ha risposto a quella statunitense sull’ipotesi invasione dell’Ucraina parlando di “mistificazioni ossessive”. Non sembra un caso che ciò sia capitato in Italia.

Il tutto era avvenuto dopo le parole di Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, che in un recente con la Repubblica aveva spiegato che il nostro Paese “darà il suo contributo e farà la propria parte, riaffermando il valore della coesione” della Nato. E dopo l’incontro del 26 gennaio tra Putin e una delegazione di imprenditori italiani. Un’occasione che è stata al centro dell’attenzione in Italia: un’“iniziativa privata”, era filtrato da Palazzo Chigi.

L’INCONTRO PUTIN-IMPRENDITORI

Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali, aveva spiegato su Formiche.net che incontri come quello con gli imprenditori italiani servono a Putin a cercare “un’interlocuzione diretta con blocchi di potere che possano fare pressioni sui governi e spingerli a prendere posizioni più sfumate” davanti a “incursioni minori” come può essere il riconoscimento formale di aree separatiste. Infatti, ricordava l’esperta, la narrativa occidentale attorno alle sanzioni “è costruita sulla possibilità di una campagna di larga scala”.

I CONTATTI CON MACRON…

Venerdì 28 gennaio e lunedì 31 gennaio, Putin, che non sente il cancelliere tedesco Olaf Scholz da fine dicembre, aveva avuto due colloqui con il presidente francese Macron. Come evidenzia la nota del Cremlino relativa alla seconda telefonata, i due leader hanno concordato di mantenere i contatti telefonici continui e di lavorare a un incontro nelle prossime settimane.

… E QUELLI CON JOHNSON

Dopo Draghi, toccherà a Boris Johnson. Saltata la telefonata con Putin lunedì 31 gennaio probabilmente a causa della situazione interna che vede il primo ministro britannico accerchiato dall’opposizione e dai suoi per il Party Gate, il contatto è previsto domani, mercoledì 2 febbraio. Cioè all’indomani della visita di Johnson in Ucraina. Il primo ministro starebbe pensando di aumentare massicciamente la presenza militare nell’Est Europa per utilizzare la situazione sul fronte interno come il suo “Falklands moment” ispirandosi a Margaret Thatcher.

Ma attenzione: Mark Galeotti, direttore di Mayak Intelligence e senior associate fellow del Royal United Services Institute, ha evidenziato che proprio lo slittamento della telefonata con il presidente russo rivela “le implicazioni più ampie” della situazione in un governo “che cerca di svolgere un ruolo internazionale serio” si ritrova “impantanato in un disordine interno”. E in questo senso, la rinnovata stabilità della politica italiana, con la conferenza di Mattarella e Draghi, sembra rappresentare un vantaggio per Roma.

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