Skip to main content

Così l’Europa potrà fare a meno del gas di Mosca. Parla Realacci

Conversazione con il presidente della Fondazione Symbola e tra i padri fondatori dell’ambientalismo italiano. Giusto riattivare il carbone e spingere sull’estrazione del gas che abbiamo sotto i piedi per sganciarsi dalla Russia. Ma questo va bene nel breve termine, in prospettiva la strada è quella della transizione verde. Il nucleare? Non è la soluzione e poi costa troppo

Tutti giù dal grande carro russo del gas. Sì, ma poi? Mentre l’Ucraina resiste eroicamente all’avanza dell’esercito invasore, in Europa ci si continua a interrogare su come sganciarsi dalle forniture di gas dell’ex Urss. Presto o tardi le sanzioni imposte dall’Occidente finiranno per strozzare Mosca e la sua economia. Per ritorsione il Cremlino potrebbe decidere di ridurre se non azzerare i flussi di gas al Vecchio Continente, costringendo i governi ad attrezzarsi con fonti proprie, partendo dalle rinnovabili per arrivare fino al nucleare.

Ma sarà davvero possibile fare a meno di Mosca e del suo gas? E a quale costo? Formiche.net lo ha chiesto ad Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, già presidente della commissione Ambiente della Camera e tra i padri fondatori dell’ambientalismo italiano.

“Se la domanda è se un giorno l’Europa potrà essere indipendente dalla Russia allora la risposta è sì. Ma si badi bene, non sarà un processo immediato”, premette Realacci. “Ci sono due operazioni da fare, una riguarda il breve termine, l’altra quello medio. Per quanto riguarda la prima occorre riaccendere le centrali a carbone che abbiamo, aumentare i flussi di gas dagli attuali gasdotti che arrivano in Italia e spingere sull’estrazione del gas che abbiamo sotto i nostri piedi. In una parola, dobbiamo fare un po’ di tutto per cominciare a limitare la dipendenza dalla Russia”.

D’altronde, Mario Draghi è stato chiaro, per stessa ammissione di Realacci. “Noi abbiamo un problema che è l’emergenza, nell’emergenza facciamo tutto quello che si può fare  Se c’è da riaprire per un periodo le centrali a carbone, facciamolo, se possiamo avere un piccolo contributo aumentando le estrazioni di metano sul territorio nazionale, attualmente la quota non supera il 5%, facciamolo”.

Ma questo, precisa Realacci, vale solo per il breve termine. “Nel medio, bisogna ragionare diversamente e puntare tutto sulla transizione verde, sulle rinnovabili. E prendere in considerazione quanto fatto dalla Germania o dall’Olanda, che hanno obiettivamente meno sole di noi. Le energie rinnovabili, la transizione, sono la vera risposta a un futuro sganciamento dalla Russia. Dalla Germania arriva la notizia che il Paese, accelerando gli impegni presi, intende produrre il 100% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035. Questa è la strada, l’Italia ha perso troppo tempo”.

E il nucleare? L’atomo è stato da poco inserito nella tassonomia Ue e la Francia nei prossimi anni costruirà 6 nuovi reattori. Ma Realacci dà la sua lettura critica. “La Francia ha interesse a mantenere il suo ciclo nucleare, perché ha molte centrali da tenere in vita e ha anche interessi militari. Da questo punto di vista c’è una partita militare dietro: se qualcuno deve vendere le centrali nucleari all’Arabia Saudita, preferisco che sia un francese anziché un russo o un cinese, perché l’Arabia Saudita, come l’Iran, il Pakistan e l’India, non vuole una centrale nucleare per l’energia ma per scopi bellici”.



×

Iscriviti alla newsletter