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Criptovalute, le mosse di Usa, Ue e Uk per la regolamentazione

Criptovalute, si va verso la normalizzazione. Le mosse di Usa, Ue e Uk

Antiriciclaggio, know your customer e sicurezza (a scapito della privacy?) stanno diventando le parole d’ordine dei regolatori interessati alle crypto e i relativi strumenti di finanza decentralizzata. E anche Wall Street è sempre più convinta del merito di alcuni progetti

Passi decisi verso la normalizzazione delle criptovalute e gli strumenti finanziari a loro connessi. O, per guardarla all’inverso, il graduale adattamento dei sistemi economici tradizionali all’ineluttabilità di queste nuove classi di asset, sempre più popolari, dunque più bisognosi di essere regolamentati.

A febbraio Joe Biden ha invitato le agenzie di riferimento a studiare la materia per porre le basi di una legislazione, e lunedì il capo della Sec Gary Gensler ha parlato dei progressi, tra cui l’idea di classificare le valute digitali come securities (cosa che richiederebbe la registrazione presso l’ente che presiede) e quella di compartimentalizzare o separare i servizi delle grandi crypto exchange.

Anche in Unione europea si registra dinamismo: in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e consci del rischio che le crypto possano aiutare ad aggirare le sanzioni, giovedì scorso 93 europarlamentari hanno approvato una bozza per espandere le regole antiriciclaggio alle criptovalute.

Il testo prevede che tutti i trasferimenti di cryptoasset debbano includere informazioni sul mittente e sul destinatario, come già è norma per i pagamenti convenzionali sopra i 1000 euro. Queste informazioni devono essere messe a disposizione delle autorità competenti. La legislazione si applicherebbe a tutti i tipi di portafogli digitali, inclusi quelli che non sono “ospitati” da un istituto finanziario, ma sono sotto il controllo esclusivo del proprietario.

La bozza aveva già fatto insorgere diversi puristi, rappresentanti dell’industria e anche un gruppo eurpoarlamentari di diverso avviso. Generalmente il mondo delle crypto si basa sull’anonimato (o meglio, la possibilità di non collegare un portafoglio a una persona); si compensa con l’assoluta trasparenza delle transazioni, che devono essere validate “in chiaro” sulla blockchain. Nella sua forma attuale, la legislazione europea infrangerebbe di fatto il primo principio.

Intanto, oltremanica, la City di Londra guarda con entusiasmo alla prospettiva di diventare un centro nevralgico della cripto-finanza. Lunedì il segretario del Tesoro inglese, John Glen, ha presentato un piano di regolamentazione per portare la cripto-finanza nel campo dell’Autorità di condotta finanziaria (Fca). “Vediamo un enorme potenziale nelle crypto”, ha detto; “non abbasseremo i nostri standard, ma sosterremo il nostro approccio tecnologico neutrale.”

Questi movimenti sono accompagnati dalla volontà di limitare le truffe in un settore ancora troppo poco controllato. Gensler ha specificato che nel 2021 sono stati rubati l’equivalente di 14 miliardi di dollari, e Glen ha parlato di favorire i dialoghi tra governo, Fca e industria. Sia Usa che Ue e Regno Unito mirano a definire anche delle nuove regole di tassazione, e dei parlamentari americani e britannici hanno presentato disegni-legge per rendere più solide le stablecoin (cryptoasset il cui valore è agganciato a quello di una valuta tradizionale, come il dollaro).

Nel mentre, diverse aziende del settore stanno prendendo l’iniziativa per definire dei protocolli industriali (come Verite e Trust) per applicare le regole know your customer anche alle proprie attività. E Wall Street è sempre più convinta: Fidelity, JPMorgan e Goldman Sachs stanno espandendo le proprie operazioni nel criptoverso, e Circle ha firmato un accordo con BNY Mellon – la banca più antica d’America – per rendere quest’ultima il principale garante della propria stablecoin.

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