Il patron di Tesla è pronto a mettere sul piatto 54,20 dollari per azione (in contanti) per un totale di circa 43 miliardi di dollari. Ma ha anche posto un ultimatum: se rifiutata, è pronto a vendere anche il 9,2% delle quote passive acquistate appena dieci giorni fa. E molti indizi lasciano pensare che sia un modo per svincolarsi dalla situazione
54,20 dollari in contanti per azione, per un totale di 43 miliardi: è questa l’offerta “migliore e definitiva” che Elon Musk ha presentato per acquistare il 100% di Twitter. La valutazione è superiore del 54% rispetto al prezzo di chiusura del 28 gennaio. Se verrà rifiutata, “dovrei riconsiderare la mia posizione di azionista” ha affermato il patron di Tesla, che dà pertanto un ultimatum e minaccia di ritirare la quota passiva del 9,2%, con cui è diventato il principale azionista da poco più di dieci giorni. Non bisogna dimenticare che l’anno scorso il titolo è arrivato anche a 70 dollari.
Visti gli ultimi giorni, decifrare le mosse di Musk appare ormai impossibile. Si può al massimo ipotizzare qualche scenario e tracciare una linea di quello che veramente c’è dietro l’opa che ha appena lanciato. Bisogna, allora, iniziare dalle certezze. Anche se parliamo dell’uomo più ricco al mondo, neanche lui detiene una liquidità simile. Potrebbe vendere le sue azioni in Tesla, ma dovrebbero essere parecchie per arrivare a cifre simili e, soprattutto, sembra piuttosto difficile che Musk sacrifichi parte della sua creatura per averne una che ha sempre usato molto ma anche criticato aspramente (e che, incidentalmente, non ha ancora capito che modello di business vuole adottare).
Forse, potrebbe avere qualcuno di fidato con cui iniziare questa avventura. Il primo nome che viene in mente è quello di Peter Thiel, uno dei più influenti imprenditori tedeschi nella Silicon Valley. Musk e Thiel si conobbero negli anni Novanta e nel 2000 fusero le loro due aziende: PayPal, fondata dal tedesco due anni prima, e X.com, ideata dal sudafricano. Nel 2002, con la vendita a eBay, ricavarono un miliardo e mezzo con cui iniziarono la loro ascesa nella Silicon Valley. Ciò che è diventato Musk è noto, mentre Thiel è entrato nel cda di Facebook (oggi Meta), da cui se ne è andato a inizio febbraio scorso per aiutare Donald Trump nelle prossime elezioni di Midterm. Mark Zuckerberg lo ha chiamato “pensatore libero” e, come dimostra la scelta di affiancarsi a The Donald, Thiel sostiene con Musk la necessità di un mondo online veramente libero (e noi fingiamo di credergli, pur conoscendo il caso Gawker) e senza filtri imposti da qualcun altro. Ecco perché trovarli insieme anche in questa nuova avventura non sarebbe fantascienza.
Tuttavia la vera domanda è se Musk vuole davvero comprarsi Twitter. Viste le continue lamentele nei confronti del social network, già quel 9,2% di azioni sembrava una stonatura, o quantomeno non era facilmente spiegabile. Si pensava che Musk volesse rivoluzionare l’azienda dall’interno, rendendola più decentralizzata e quindi senza censura. Anche per questo, il Ceo Parag Agrawal aveva accolto Musk con entusiasmo ma con un paletto: non poteva superare il 14,9% delle quote e, soprattutto, non poteva acquistare per intero la società. Seppur non con la stessa gioia, gli era stato offerto un posto nel consiglio di amministrazione, prontamente rifiutato dal proprietario di SpaceX. Che ora, invece, non si accontenta della fetta più grande ma vuole tutta la torta.
L’ultimatum potrebbe, pertanto, essere un modo per mettere a tacere le critiche di chi gli ha puntato il dito contro. Ieri è infatti partita un’azione legale collettiva, mossa da un gruppo di investitori di Twitter che si lamentano della comunicazione tardiva dell’acquisto del 9,2% delle quote da parte di Musk che, così facendo, avrebbe risparmiato circa 143 miliardi di dollari. Per legge, l’imprenditore avrebbe dovuto dichiarare le sue intenzioni di superare la quota del 5% alla Securities and Exchange Commission minimo dieci giorni prima dell’offerta. Quindi, entro il 24 marzo. Invece, fino al giorno dell’annuncio, Musk ha potuto comprare azioni al prezzo normale, poi schizzate del 27%.
Insomma, rilevare la società equivarrebbe a una dimostrazione di forza non da poco e potrebbe permettergli (finalmente) di rivoluzionare il social network non più attraverso i sondaggi sul suo profilo ma in modo concreto. Oppure, in perfetto stile Musk, potrebbe essere il modo migliore per uscire indenne da questa situazione. L’offerta rappresenta infatti un prendere o lasciare, visto che in caso di rifiuto verrebbe venduto anche quel 9,2% che attualmente detiene. E chissà che non sia proprio questo il suo fine ultimo.