Intervista alla presidente della commissione Banche, veterana del M5S che ha sposato in pieno la causa di Di Maio. Perché non si poteva ignorare il danno fatto da Conte sulla collocazione internazionale dell’Italia. “Il Movimento ha ignorato le battaglie sul risparmio in Parlamento. E ora di quello spirito iniziale rimane poco o nulla, anche perché l’uno vale uno è svilente, non tutto è intercambiabile”
Il seme della scissione nel Movimento Cinque Stelle era già messo a terra, pronto a germogliare. Non in una piazza, non in qualche stanza dell’Hotel Forum, l’albergo tanto caro a Beppe Grillo per le sue trasferte romane. Ma in una commissione parlamentare. Di quelle, come si direbbe, strategiche, come la commissione di vigilanza sul sistema bancario, allestita nel lontano 2018, all’indomani degli scandali Etruria e Popolare di Vicenza e del collasso del Monte dei Paschi. Buchi neri che hanno inghiottito miliardi di risparmi e fondi pubblici.
In quella commissione, racconta a Formiche.net la presidente Carla Ruocco, c’era odore di benzina. E poi di bruciato. Ruocco, che ha sposato in pieno la causa di Luigi Di Maio, senza pensarci due volte, non è una grillina qualunque. Qualcuno l’ha chiamata una pasionaria, una veterana, e in effetti lo è. Fin dalla fondazione è stata in prima fila nel Movimento fondato da Gianroberto Casaleggio e Grillo. Ma oggi, a pistole ancora fumanti, racconta a questo giornale la sua verità, dopo una notte in cui le ore di sonno sono state poche.
Partiamo dal principio, questa è stata forse la notte più lunga del Movimento. Come si è arrivati a questo?
La scissione, se così la vogliamo chiamare, è figlia di più premesse e tutte su diversi livelli. Primo, quello più importante, il ruolo dell’Italia nella politica estera, che non può permettersi nessuna ambiguità sull’aggressione della Russia. Un’ambiguità che stava venendo fuori, pericolosamente. Ma c’è un secondo punto, dal perimetro più ristretto, ma non per questo meno importante.
Sarebbe?
Parlo della mia commissione, quella che presiedo e guido. In questi anni ci siamo spesso occupati spesso di tutela del risparmio e l’Italia, si sa, è un Paese di risparmiatori. Ebbene, non ho mai percepito dal Movimento un vero sostegno, un vero supporto. Poche telefonate da parte di Giuseppe Conte, poco interesse. Tutto, così tremendamente latitante. E sinceramente non era possibile andare avanti.
Ruocco, facciamo un esempio. Dove e quando ha sentito franare il terreno sotto i piedi?
In due anni Conte si è interessato troppo poco ai lavori della commissione, senza dare una linea, una mappa. Ho semmai ricevuto messaggi trasversali, quando li avrei voluti direttamente dai vertici del Movimento. La reputo un’offesa sufficiente. Ma ormai è tutto finito.
Il M5S diceva di voler difendere i risparmi dei cittadini.
Sui conti correnti ci sono 1.600 miliardi di risparmio. Mi perdoni, ma in mezzo a una guerra, l’inflazione ai massimi, non è un dettaglio. L’argomento era serio e prioritario. Non per tutti, evidentemente. Per fortuna sono riuscita a portare avanti i lavori, anche e non solo grazie alla collaborazione con gli altri gruppi. Il M5S è invece mancato.
Torniamo per un momento sulla politica estera, che poi vuol dire Ucraina. Quando si è aperto il solco?
Le uscite di Conte hanno creato confusione, non tanto per noi, ma per l’Italia all’interno del blocco atlantico ed europeo. Questo per il nostro Paese è stato un danno. Non si poteva andare avanti così, con il Movimento che cercava voti esponendo il nostro Paese su temi così importanti.
Di Maio ha detto che il governo va avanti, non rischia. Lei che dice?
Dico che le cose stanno così. L’esecutivo ne esce addirittura rafforzato, di questo sono certa.
Senta ma a questo punto del Movimento cosa rimane? Ceneri fumanti?
Poco o nulla. Una stagione politica si è evoluta, è diventata qualcos’altro. Io ho sempre creduto nel Movimento. Ma arriva un momento nella vita di un partito in cui gli stessi principi si evolvono. E poi sa cosa penso? Che non sempre tutto è intercambiabile.
Che cosa vuole dire?
Se domattina mi dicessero di fare il suo mestiere, io non lo saprei fare. E nemmeno lei il mio. La regola dell’uno vale uno è svilente, non ci credo.
Mettiamoci nei panni degli italiani, di quei risparmiatori che lottano contro guerra e inflazione e scandali bancari. Capiranno tutto questo?
Sì, perché avranno una nuova percezione. Nuove spalle, forti, sicure, su cui appoggiare i propri problemi. E anche di questo sono certa.